Una rubrica in cui le illustrazioni di Stefania incontrano gli scritti e le playlist di Claudia, dando alla luce un racconto sonoro a forma di vinile.
KILL YOUR IDOLS
Come tutti ho vissuto un’adolescenza divisa in due piani sequenza mentali, quello in cui sei il bene, fai i compiti e vai in classe e l’altro in cui sei il male, vuoi dare fuoco a te e vuoi dare fuoco agli altri. Dopo lunga oscillazione uno dei due generalmente prevale e poi rivela cosa diventerai. Facile.
Un piano ha prevalso sull’altro anche per me e malgrado i pronostici sono diventata un essere umano dignitoso, nonostante la voglia di dare fuoco e nonostante abbia idolatrato suicidi ed eroinomani.
Perché lungo quel percorso doloroso e sconsigliato ho ricevuto belle dritte.
Una volta ho sentito dire che “you know what? girls come and girls go. but as long as ive got myself ive got everything i need”, e a dirla fu il signor Johnny Thunders. Parlava da un video trovato in rete per caso in un pomeriggio di noia, mille vite fa. Avevo dato il play e lui usciva da dietro le quinte dinoccolandosi verso il microfono, a stento si reggeva. Viso Picasso. Volevi sentirlo suonare? Macché. Era infastidito e allora attacca coi cazzi suoi. Spiattella che si è mollato ma che la cosa non lo tocca, che non gliene frega proprio nulla perché alla fine della fiera lui ha se stesso. E dopo attacca a suonare. L’amore? Nah, le ragazze vanno e vengono, perciò è solo lui a restare alla fine. L’elefante nella stanza, senza cielo. E quindi chi se ne frega?
Sul futuro mi ha trasmesso più istruzioni lui che intere pile di classici, e molte anche sul passato. Sulle cose che avevo visto e sul motivo per cui di chi mi ero lasciata indietro non mi sarebbe fregato più niente dopo un po’. E succedeva perché, ipse dixit, finché avevo me stessa avrei avuto tutto e le chiacchiere stavano a zero. Drammaticamente giusto: mi sembra di non avere niente ma io ho me stessa. Lezione di nichilismo numero uno. Che non fu un nobel a impartirmi, non uno scemo di influencer, ma un Johnny Thunders lanciato a distanza siderale dalla realtà, gonfio e coi denti gialli.
Poi, lezione di nichilismo numero due. “Society makes me sad”, dice in un pezzo. E in un’intervista. Mentre cercano di metterlo in imbarazzo chiedendogli delle dipendenze. Peccato per loro, perché Johnny era un irriducibile. Sognava di vivere lontano dalla gente e da chi diceva di conoscerlo e non lo conosceva. Gente che lo rendeva triste. Aveva cominciato a drogarsi per divertirsi e andava bene così. L’ago viaggiava in parallelo con la musica, e si salutavano senza toccarsi. Almeno così era convinto che fosse. E la vita degli altri non lo sfiorava, figurarsi la loro morale.
D’altronde niente va preso sul serio quando tutto si sgretola, e vivere è anelito insopprimibile alla libertà: quello di sbocciare e quello di perire. In ogni momento. Non ci si sballa per la disperazione, non ci si sballa per il divorzio, non ci sballa per diventare grandi. Non ci si sballa per suonare meglio, non ci si sballa per suonare, non ci si sballa per sentire. L’unico vero motivo alla base del farsi è che puoi farlo. È poter farsi. Ed è restare se stessi senza essere altro, perché si è qualcosa pure quando si perisce e ci si annienta. Anzi, si è molto. E lui era un gigante di personalità.
Concetto chiaro sin da subito. Appreso sui dischi di Johnny Thunders che avevo, e dall’osservare con quale distruttiva integrità affrontasse popolarità e relazioni. Ed è lì che ho imparato come scindere le posizioni. E che essere me stessa vale ogni costo, anche se c’è la versione peggiore di me nel piano sequenza che ho scelto. Sentirmi libera di cedere e di sprofondare in basso: questo mi ha mostrato davvero la strada. E se due cose nella vita le ho azzeccate, lo devo al nulla dei miei idoli eroinomani e suicidi. Da uccidere, per vivere.
TRACKLIST
01. Johnny Thunders – Alone in a crowd
02. The Jesus and Mary Chain – Blues from a Gun
03. Julian Cope – World Shut Your Mouth
04. The Kynd – Egotripper
05. Johnny Thunders – Leave me alone
06. Lords of the New Church – New Church
07. Straitjacket Fits – Down in Splendour
08. The Soup Dragons – Softly
09. Blur – Caramel
10. Alice in Chains – Dirt
11. The Raveonettes – That Great Love Sound
12. Spacemen 3 – The Sound of Confusion
ARTWORK
(di Stefania Cupillari)
ASCOLTA
SEGUICI
Web • Facebook • Instagram • Twitter • Spotify
album artwork Alice in Chains artwork ascolta Blur cover album dodici tracce Johnny Thunders Julian Cope kill your idols lords of the new church playlist Spacemen 3 straitjacket fits The Jesus And Mary Chain the kynd The Raveonettes the soup dragons Vinyl
Last modified: 2 Aprile 2021