Il suono ipnotico degli spiriti della natura.
[ 03.01.2021 | autoprodotto | plunderphonics, ambient pop ]
Compirà diciotto anni il prossimo marzo Druida, giovane artista di Paranà, Brasile, eppure siamo già alla sua seconda opera full length, se non consideriamo il progetto parallelo math rock a nome The Lazy Grasshopper.
Un talento vero che scopriamo in leggero ritardo perché l’esordio dello scorso anno, , sua mente começou a levá-lo a lugares, sarebbe altrimenti finito agevolmente nella mia classifica di fine anno. L’invito è dunque quello di recuperare il precedente e gustarsi il presente, questo gioiello plunderphonics in sette tracce in cui miscela materia folk, ambient, psichedelia, rumori glitch e sperimentazione, ricreando un suono in grado di evocare l’anima della natura, nei suoi aspetti più nascosti.
Proprio il termine plunderphonics riassume a grandi linee l’opera che, appunto, finisce per manipolare diverse sorgenti sonore e creare una composizione che somigli a qualcosa di esistente, nel qual caso soprattutto folk. Campionamenti che sono protagonisti assoluti in Musgo e che riescono, grazie al talento di Druida, a creare paesaggi sonici incredibili in cui senza troppo sforzo si finisce a vivere la vita stessa di un bosco, il suo lento scorrere del tempo evocato dalle note strumentali, con un incedere ripetitivo che pian piano finirà per ipnotizzarci.
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L’utilizzo delle voci nella sua varietà di genere non sarà mai preponderante e, al contrario, non farà altro che servire alla causa di Druida, qui chiaramente intenzionata a creare una fusione tra umano e non umano, terreno e ultraterreno, facendo e non facendo riferimenti alla mitologia, alle credenze di pan, dei satiri, e di ogni altra figura legata alla foresta, ai suoi abitanti, ai suoi spiriti che siano nordeuropei o di qualsiasi altro luogo della terra.
Il suono di Musgo (“muschio” in portoghese) è quello stridente della natura ma non nei suoi aspetti esteriori; non è il suono delle foglie, del vento, degli animali, quanto quello degli spiriti che la vivono nel momento in cui entrano in contatto con la natura umana. Sotto l’aspetto prettamente musicale, non vi sono elementi preponderanti e se da un lato è il campionamento l’elemento di base e la materia prima, il risultato spazia tra ambient, post minimalismo e folktronica a volte anche molto gradevole e di facile ascolto nelle sue linee melodiche come in Chuva Na Horta.
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Musgo è un disco incredibile, che segue la strada del precedente eppure ne prende le distanze; lascia meno spazia al rumore, si fa meno complesso, più centrato e mirato e allo stesso tempo apre le porte ad un più ampio pubblico, sempre però predisposto a certi suoni astratti.
Forse non è folgorante come l’album dello scorso anno, non ne ha la potenza e la genialità ma non è da intendersi come un passo indietro. Non avrebbe senso definire questa opera più matura, considerando le tempistiche ristrette, ed infatti non lo è. Mantiene intatta l’urgenza espressiva ma Druida dimostra di non aver bisogno di anni per suonare con maturità e non è certo nella freschezza che possiamo individuarne i limiti.
Ad ora non ha neanche senso evidenziare tali limiti, tante sono le qualità espresse e potenziali; godiamoci il talento brasiliano partendo dall’esordio, scopriamone i suoni, innamoriamoci dei brani, ammiriamo l’enormità di , sua mente começou a levá-lo a lugares e la capacità di confermarsi a così pochi mesi di distanza e soprattutto speriamo che la sua creatività non si esaurisca presto. Non è tempo ora di parlare di capolavoro ma un disco come questo è un ottimo modo per iniziare un anno che si preannuncia più di merda del precedente.
C’è un proverbio italiano secondo cui non cresce muschio su di una pietra che rotola; per apprezzare questo disco avrete bisogno di fermarvi e dargli il tempo di crescere in voi perché la frenesia di questi anni non può che esserne la vera nemica.
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Last modified: 12 Gennaio 2021