La prima volta che mi trovai di fronte al rinato Rampoldi, che da poco aveva pubblicato il suo trasparente esordio solista Semper Biot dopo 13 anni di silenzio, ero al Blah Blah insieme a pochi intimi, un concerto all’ora dell’aperitivo ascoltando un qualcosa che con Martini, olive e salatini aveva ben poco da spartire.
La prima volta che mi trovai di fronte al rinato Rampoldi, che da poco aveva pubblicato il suo trasparente esordio solista Semper Biot dopo 13 anni di silenzio, ero al Blah Blah insieme a pochi intimi, un concerto all’ora dell’aperitivo ascoltando un qualcosa che con Martini, olive e salatini aveva ben poco da spartire. A quell’incredibile ritorno seguì il più ricco ed ancor più disturbante Odio i Vivi ed il percorso solista di Edda restò su livelli inabituali, ovvero molto alti per l’attuale panorama del cantautorato Rock italiano, anche nel successivo e più aperto Stavolta Come Mi Ammazzerai?.
Graziosa Utopia, quarta ed ultima fatica del Nostro, prima pubblicata per Woodworm, è l’ennesimo centro dell’artista milanese, ma tra tutti, per lo meno nelle modalità musicali, il più inaspettato. Edda si dà al Pop, un Pop che guarda agli anni 60 come agli anni 80 ma che ovviamente i testi e l’interpretazione del Nostro rendono personalissimo, un Pop le cui aperture contrastano quindi con le liriche, più serene sì, ma comunque sempre costruite attorno al mal di vivere ed al rapporto ossessivo, timoroso e doloroso con quel sentimento meraviglioso e bastardo che diventa merda dopo 2 settimane.
Il pubblico torinese dell’ex Ritmo Tribale da quella prima volta al Blah Blah è cresciuto, ma non tanto da riempire la sala delle Officine Corsare dove venerdì scorso, per la serie di concerti firmati Indi(e)avolato, Edda ha fatto tappa per il terzo appuntamento del tour di supporto al suo ultimo lavoro accompagnato da Luca Bossi e Fabio Capalbo (autori degli ottimi arrangiamenti del disco) nonché da un’ulteriore chitarrista, Killa. Una band, che possiamo chiamare Furore Uterino, che dunque si allarga e che risulta come mai prima solida e fondamentale anche sul palco.
La scaletta del live è composta da 20 pezzi, dell’ultimo album resta fuori solo “Arrivederci a Roma”, mentre purtroppo non viene proposto nulla da Odio i Vivi e ben poco dal disco della rinascita (“L’Innamorato” e l’intensità provocante e spietata di “Milano”), una scelta sicuramente in linea con le ultime pubblicazioni per quanto da un essere umano come Stefano Rampoldi aspettarsi qualche sorpresa e qualche deviazione di più fosse lecito.
Nulla, per la prima volta durante questa seconda vita artistica, è proposto dai brani della sua vecchia formazione e nessuna richiesta da parte del pubblico si muove in quella direzione, segnale che dimostra quanto sempre più il pubblico sia legato alle produzioni del Rampoldi solista.
Edda mostra ogni sfaccettatura della sua complessa personlità: sornione sorride timidamente tra un pezzo e l’altro, scanzonato infila qui e lì qualche aneddoto e qualche piacevole sciocchezza, graffiante e maledettamente vivo pugnala e cura durante l’interpretazione dei brani.
Il live viene aperto dal brano conclusivo di Graziosa Utopia (“Il Santo e il Capriolo”) e si chiude con “Dormi e Vieni” da uno Stavolta Come Mi Ammazzerai? questa sera molto presente.
Meritano una menzione (in un live bello e intenso dall’inizio alla fine) il sound accattivante, insieme moderno e datato, della trascinante “Benedicimi”, la rabbia di “Pater”, che tira fuori tutta l’attitudine Punk (comunque palpabile durante gran parte dell’esibizione) del Nostro, ad anticipare l’immediatezza Pop-Rock di “Signora”, ed ancora la perfetta miscela di Pop, Rock e Wave di “Brunello”, il Rock aspro e scabroso di “Stellina”, una “Picchiami” più vigorosa e viscerale che su disco, la bella struttura della filastrocca “Zigulì”, l’urgenza profonda e “malata” di una sentitissima “Coniglio Rosa”, la toccante “Saibene” e la dissacrante “Mademoiselle”, oltre alla già citata “Milano”.
Brani che in buona parte dei casi mostrano anche la nuova vocalità di Edda, i suoi nuovi modi, che brillano come non mai durante “Spaziale”, il brano è eseguito seduto allo sgabello, da gran chanteur, e manda letteralmente in orbita. Avvolge, accarezza, penetra.
Edda con questo nuovo album e con quest’esibizione live dimostra di poter vestire le sue canzoni come meglio crede, non perderà una virgola, mai, finché sempre nudi saranno il suo cuore, la sua anima, la sua scrittura commovente e vera, incredibilmente aderente al suo modo di vivere e vedere le cose. Una capacità che dona alle sue canzoni, anche a quelle meno crude, un coraggio ed una forza nettamente superiore a quelle cui siamo abituati.
Edda è una piccola barchetta di carta che prende fuoco sul pelo libero dell’acqua.
É umanità della quale non si dovrebbe fare a meno.
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Last modified: 22 Febbraio 2019