La band canadese padroneggia un preciso stile musicale in maniera godibile ed originale.
[ 14.02.2020 | Elephants On Parade / Fuzz Club | psych rock ]
Psichedelici sbalzi d’umore e malauguranti atmosfere: si presenta così ad un primo ascolto Hollow, sesto LP in carriera della band canadese Elephant Stone, che rientra a pieno nei canoni dei lavori precedenti.
L’elemento di novità lo troviamo nella già prefigurata ambientazione post-apocalittica, inusuale per un gruppo che tra sitar e cavalcate psichedeliche per molto tempo è sembrato lontano da certe influenze dark. Una conversione che infatti avviene principalmente nei testi e solo in alcuni momenti più heavy, come nella parentesi sperimentale che parte da Darker time, darker space e finisce con Keep the light alive, quattro brevi sezioni in cui si oscilla da uno space rock di matrice stoner ad un gommoso psych pop.
Per lunga parte del disco comunque ritroviamo le tipiche sonorità a cui ci aveva abituato la band, impreziosite come sempre dal sitar del frontman Rishi Dhir, già ribattezzato dalla stampa padrino dell’ “hindie rock“ e noto per le sue collaborazioni con Beck e The Brian Jonestown Massacre. Nel caleidoscopico concentrato di pop/rock psichedelico ritroviamo inoltre sprazzi di Pink Floyd e soprattutto dei Beatles, di cui possiamo risentire gli echi tanto di Hey Jude che Love you to.
Per riassumere, una band canadese con un cantante di origine indiane che negli anni è riuscita a padroneggiare uno stile musicale portato al successo globale da band britanniche ed americane, e tutto questo in maniera godibile ed originale. Il bello della musica, in fondo, è anche questo.
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Last modified: 29 Marzo 2020