Il giovane rock è davvero sempre votato all’autodistruzione? Ma chi cavolo lo ha detto, sempre più band hanno rivoltato la curva del vizio per quella della responsabilità d’idee, per mettere all’aria i loro istintivi esclamativi senza dare corso alle innumerevoli cazzate sparate da chi nel rock spera,vede e cerca solo un metodo scientifico per eliminarsi intellettualmente, e gli Entropia questo lo hanno imparato e si sente .
“Il tempo del rifiuto” è l’EP della freschezza ritrovata e il quartetto biellese riesce a mettere insieme gli strumenti per un buon rock “all’italiana” che è il punto di forza delle sei tracce registrate, apparentemente aggressive e scioccanti, quando invece è il tenerume di cuore a pomparle a manetta, tracce che hanno molti punti di riferimento, lontane dall’arrivismo dell’indie e molto vicine alle planimetrie “On Air” radiofoniche: il quartetto è molto concentrato sulle sue storie e pene, quel drammatico sonoro generazionale che è componente insostituibile per gli step futuri – sperando che ce ne siano – e per quell’energia che ora mettono in circolazione con l’urgenza di tutti i giorni insieme al malessere represso che finalmente sfoga tra pedaliere, poesia a vene gonfie e sensualità amplificata.
Se è vero che l’entropia è una grandezza che viene interpretata come una misura del disordine presente in un sistema fisico come anche l’universo, gli Entropia potrebbero esserne un’infinitesimale cifra scappata per errore da quest’interpretazione, e un’indicazione ce la fornisce lo shuffle isterico che vibra in “Da qui”, l’unico appezzamento sonico in cui la band maneggia il loud come una febbre da rincorrere, poi il disco si “acquieta” nel rock-beat alla Formula Tre “Questa notte”, nelle ballate a mattonella pop “Io &me”, “Quella che”, per arrivare alle due parentesi centrali “Il tempo del rifiuto (Atto I° e II° )” , un pathos diviso a metà, sole e temporale, un sogno malinconico da una parte e un’incazzatura elettrica dall’altra che mettono l’intero registrato al centro di una soddisfacente convulsione a quattro, tra sventure sentimentali ed intensità di riflessioni.
Sei tracce per un EP “entropico” che si alza una spanna sopra quelli di tanti altri “colleghi” usciti allo scoperto in questi ultimi frangenti; una forte ricetta sonora contro la noia del – in taluni momenti – del vivere.
Last modified: 6 Aprile 2012