Don’t forget where you came from. Never.
Quando ci avvicinammo in zona era ormai sera.
La città illuminata dai lampioni si era aperta ai miei occhi in tutta la sua eleganza e io non vedevo l’ora di diventare parte di quella folla, di quell’ aria, di quelle particelle di umanità impazzita.
Fermi sotto al portone della casa che avrei abitato Alfredo mi salutò, lasciandomi il suo numero e un omaggio di benvenuto dall’odore pazzesco. Lo avrei richiamato presto, anche se non lo sapevo ancora.
– <Piacere Matteo>
mi presentai quando il padrone di casa, l’Ing. “Brondino” mi aprì la porta di una casa evidentemente già abitata in passato da persone normali.
– <Si sono abruzzese. Vengo dal mare> dopo i primi convenevoli, dissi.
…Vengo dal mare…
Era la prima volta nella mia breve vita che mi presentavo così a qualcuno.
Come se non avessi mai davvero realizzato che le mie radici erano fatte di pietra di acqua e di sale.
Un’adolescenza trascorsa in provincia può essere letale senza dischi e senza il mare.
Io ci andavo soprattutto in Autunno, quando non era ancora troppo freddo per soffrirne ma abbastanza per allontanare la fauna estiva fatta di ciabatte e imprecazioni incomprensibili.
Tra l’altro io l’Estate lavoravo e pur volendo non avrei potuto godermi, se non da lontano, il trionfo di capelli di seni e di natiche appena scoperte che imperversava sulla costa a partire dai primi giorni di Giugno.
Il momento in cui tutti si deprimevano per la fine delle ferie estive io mi galvanizzavo a sentire i primi tuoni che arrivavano a spazzare via tutta quella rilassatezza, l’umidità e l’odore del sesso sulla spiaggia.
Io detestavo i falò e i miei amici che vomitavano l’anima dopo aver bevuto troppo.
Io detestavo le moto e tutta quella voglia di divertirsi per forza.
Io detestavo la mia casa ma amavo il mare. E il mare mi ha salvato.
– <Bene Matteo ti troverai benvenuto a Torino. Ah e questa è mia figlia. Piera>
Questo vento agita anche me..
Last modified: 23 Aprile 2012