La riscoperta delle parole di uno che l’Abruzzo l’ha descritto egregiamente l’ho iniziata a Pescara il mese scorso, una sera in cui la colonna sonora d’eccezione erano i Blonde Redhead.
La prima volta che ebbi tra le mani “La Favola Pitagorica”, l’occhio di Giorgio Manganelli che percorre le pieghe della mia regione ebbe l’effetto di farmi innamorare per la seconda volta di casa mia e dei suoi tratti decisi e irripetibili, come quel Gran Sasso, di schiatta araldica, montagna di gran razza, di quelle che colloquiano con gli dèi, che stasera ci guarda imperturbabile e rassicurante, maestoso e materno.
Per un fruitore esigente la location di un live conta quasi quanto la musica stessa. Il proposito di Paesaggi Sonori, neonata associazione culturale abruzzese che ha concepito il ciclo di eventi “Musica & Natura”, di cui quello di oggi è il primo appuntamento, è proprio quello di soddisfare quella fetta di appassionati che non si accontenta di confinare l’evento live alla sfera sensoriale uditiva. E non si tratta solo di scegliere la location migliore a far da sfondo a una performance, ma di concepire un’esperienza a tutto tondo e di dettarne il ritmo coniugando gli ingredienti al tempo corretto.
All’Abruzzo non piace il chiasso. Grande produttore di silenzio, così lo definisce Manganelli, ed è impossibile dargli torto mentre percorriamo il tratturo che da Santo Stefano di Sessanio porta alla Rocca di Calascio al seguito delle guide della cooperativa Il Bosso, supporto tecnico di Paesaggi Sonori nell’organizzazione dell’evento, patrocinato tra gli altri dal MiBACT Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (in tenuta da trekking, alla passeggiata verso il concerto presenzia anche il Coordinatore delle Attività Circensi e dello Spettacolo Viaggiante, Pierluigi Canali).
Ai numerosi avventori di ogni età bastano poche centinaia di metri percorsi dalla partenza in Piazza del Municipio per intuire il senso della giornata. Rallentare è la parola d’ordine. Per ora bisogna affidarsi e godere dei profili delle alture che racchiudono il sentiero, alternanze di morbido verde e tenace calcare, perchè per comprendere appieno ci sarà bisogno di veder comparire l’ottagono di Santa Maria della Pietà a segnare il termine della salita, per poi sedersi a riprendere fiato con la Rocca a guardarci le spalle e la voce soave di Erica Mou ad adagiarsi tra le pieghe del paesaggio un attimo prima che il sole inizi a tramontare.
Ciò a cui si assiste è una di quelle cose in grado di mozzare il fiato, amplificata dalla sensazione tonificante di essersela meritata con la pazienza e la perseveranza da riservare al bello. Il torpore dopo la fatica appena compiuta predispone all’abbandono, uno stato di grazia con cui assaporare Erica e i suoi che si apprestano a chiudere il cerchio.
L’ispirazione che la natura è in grado di offrire tanto a chi la musica la crea quanto a chi ne fruisce è il manifesto di intenti di Paesaggi Sonori. Ad accompagnare la cantautrice pugliese con la sua chitarra e una loop station, Antonio Iammarino al piano rhodes e Flavia Massimo al violoncello, che insieme a Massimo Stringini è anche ideatrice della formula “Musica & Natura”. Pochi elementi ma utilizzati con estro danno vita a una performance minimale ed avvolgente. La stessa Erica si dimostra più volte visibilmente emozionata dall’imponenza della costruzione medievale che le si staglia davanti e dall’imprevedibilità dell’acustica che una location tanto insolita le riserva, che gestisce egregiamente assecondandone il volere e ritagliandosi il proprio spazio tra le montagne con delicatezza e rispetto.
Di certo questa è una delle tappe più singolari del suo tour, eppure quella sedia che la accompagna sui palchi, la stessa da cui si lancia nel vuoto sull’artwork del suo ultimo lavoro in studio, tra gli Appennini abruzzesi sembra aver trovato la sua dimensione naturale.
È ai brani di Tienimi il Posto che è dedicata gran parte della scaletta, riarrangiati in modo interessantissimo. Il timbro pulito di Erica spezza il silenzio e riempie l’atmosfera col crescendo di “Sottovoce” ad accarezzare le cime dello scenario alle sue spalle, sulle quali poi saltella leggiadra l’ironia di “Niente di niente” e rimbalzano le venature Trip Hop de “Le macchie”. Dopo la parentesi Rock di “Non sapevo mai mentirti”, un gradevolissimo intermezzo con una cover de “L’edera” di Nilla Pizzi. C’è spazio anche per un paio di brani più datati come “Romanzo Storico”, da Contro le Onde, e il sanremese “Nella vasca da bagno del tempo”. La tripletta che chiude l’esibizione è di intensità pungente, come il vento che si leva al calare del sole del severo agosto in alta quota: l’eleganza inquieta di “Adesso”, l’incedere orchestrale di “Depositami sul fondo” e infine il Pop composto della title track, con una lunga coda strumentale su cui la cantautrice recide il nastro del palloncino rosso legato alla sedia e lo lascia libero di perdersi tra le distese verdi.
Giusto il tempo di un bis intimo e informale, con Erica e la sua chitarra in piedi in mezzo al pubblico e la grazia sussurrata di “Dove cadono i fulmini”, ed è tempo di tornare a Santo Stefano, di nuovo immersi in quella natura con cui sentirsi ora perfettamente riconciliati.
Il prossimo appuntamento di Paesaggi Sonori è previsto per domenica 11 settembre, in compagnia di TEss, talentuosa statunitense che declinerà il suo songwriting in una nuova cornice d’eccezione, quella del Canyon della Valianara (tutti i dettagli nell’evento Facebook).
Inutile dire che noi non ce lo perderemo.
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Last modified: 3 Aprile 2019