Astrïd & Rachel Grimes – Through the Sparkle
[ 2017 | Gizeh Records | Chamber, Modern Classical ]
La prima collaborazione tra la formazione francese degli Astrïd e la talentuosa pianista e compositrice Rachel Grimes, che molti avranno amato negli splendidi Rachel’s, porta ad un lavoro – registrato tra il 2013 ed il 2015 ma pubblicato solo pochi giorni fa – estremamente curato ed impeccabile nell’alternanza tra equilibrio e contrapposizione delle parti. Vi troviamo atmosfere funeree introdotte da piano e violino che portano a collettivi crescendo in odor di Godspeed You! Black Emperor, seppur meno trascendentali (“The Herald en Masse”), glaciali fraseggi di chitarra che accompagnano nel cuore della notte prima di lasciare spazio ad albe tinteggiate da piano, kalimba e clarinetto (“M5”), passaggi più tesi e nervosi guidati dal piano della Grimes che gli interventi dei ragazzi di Nantes racchiudono comunque nell’immancabile bozzolo malinconico portando ad un espressionismo che potrebbe ricordare certe composizioni di Philip Glass (“Mossgrove & Seaweed”). Ed ancora: riuscitissimi movimenti cinematici di romanticismo noir (“The Theme”), pentagrammi più jazzati guidati dal piano e ricchi di contrappunti di percussioni e tastiere (“Hollis”, che mi piace immaginare dedicata al leader dei Talk Talk, e non escludo sia proprio così), momenti più classici ed orchestrali che portano a dolci e drammatiche reminiscenze immerse in un’elegante alternanza tra buio e luminosità (“M1”) e delicate dissonanze costruite sulla mesta e poetica simbiosi piano-violino (“Le Petite Salon”). Un lavoro costruito con tanto mestiere ma non meno cuore, che pur non raggiungendo l’intensità delle pagine scritte dalla Grimes in compagnia di Jason Noble e Christian Frederickson fa ben sperare per il futuro. Auguriamoci intanto che questo sodalizio con la band francese non sia che la scintilla che innesca un nuovo, meraviglioso incendio.
[ ascolta “Mossgrove & Seaweed” | pagina FB Astrïd | pagina FB Rachel Grimes ]
Nudist – Bury My Innocence
[ 2017 | Argonauta Records, Dio Drone | Sludge, Post Metal, Stoner ]
A due anni dal precedente See the Light Beyond the Spiral la band fiorentina – oggi un trio composto da France (batteria), Gabo (chitarra) e Lore (basso e voce) – ritorna e conferma la bontà di questo progetto con un EP composto da 5 brani per 26 minuti di durata, caratterizzato da numerosi cambi di tempo e da riff tesi ed originali sempre egregiamente sorretti dall’ottima sezione ritmica. La band che non ama le etichette si muove tra Sludge/Doom granitico che si spegne in territori Post Rock (“Strenghtless”) e Stoner cosparso di elementi Heavy Psych e ricco degli spigoli tipici del Math, che ha il merito di risultare, oltre che parecchio incisivo, incredibilmente orecchiabile, mantenendosi però lontano dall’ordinario (“Bloody Waters”). Non mancano brani dove i sempre efficaci riff chitarristici si fanno più lenti e/o pesanti, racchiusi in atmosfere mai così scure ed ossessive (“Dead Leaves”) che vanno talvolta a svilupparsi dopo algide partenze Post Rock/Drone (“Drift”). Disco interessante per una band il cui sound si fa sempre più eterogeneo e dinamico pur utilizzando un unico colore: il nero.
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Qudreta – Qudreta
[ 2017 | Brigante Records, Scatti Vorticosi Records, Tanto di Cappello Records, Vollmer Industries | Noise, Post Hardcore ]
Giovane band giunta nei primi mesi dello scorso anno, dopo alcuni cambi di formazione, all’attuale trio composto da Bia (voce e chitarra), Ciccio (basso e voce) e Josh (batteria). I tre ragazzi provenienti dalla Provincia Granda hanno pubblicato quest’anno il loro esordio in EP, nel quale ci vengono proposti 5 brani schietti e grintosi che mostrano più che discrete capacità e trovano i loro momenti migliori soprattutto negli episodi più dinamici e spigolosi (“Tiascio”) e in quelli nei quali l’atmosfera si fa un po’ più cupa (“Borotalco”); il cantato riesce ad emergere sempre piuttosto bene e funziona meglio con l’italiano che con l’inglese (utilizzato nella sola “Bipolar”). Un appunto da muovere ai ragazzi, in attesa di una crescita che regali maggior personalità alla proposta, è quello di lavorare con più impegno sulle liriche, per quanto immagino che i Nostri non puntino al Nobel per la Letteratura. Se dovessero capitarvi sotto tiro non perdeteveli, è sul palco che i Qudreta tirano fuori tutta la loro energia e la loro inesauribile voglia di suonare e di farlo divertendosi.
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The Star Pillow – Invisible Summer
[ 2017 | Midira Records | Ambient, Drone ]
Nono album in dieci anni di attività per il progetto solista di Paolo Monti, seguito del viaggio siderale di Above. Nato ancora una volta da un’improvvisazione alla chitarra e ai pedali ed impreziosito da un delicatissimo uso dell’elettronica, il nuovo full length è composto da 4 brani: i primi 3 (rispettivamente 16, 24 e 26 minuti di durata), dedicati ai mesi di Giugno, Luglio e Agosto, si evolvono lentamente offrendo lievi sfumature armoniche sotto una leggera ed avvolgente cortina dronica che diradandosi qua e là eroga intensi bagni di luce fredda. Il suggestivo finale di “The End Is A Beginning” (9 minuti) ci mostra il talento melodico del Nostro nel momento di maggior apertura del disco (momento non meno evocativo e malinconico dei precedenti) e viene supportato da un video di Roberto Beani, abile nel rappresentare assai bene un lavoro capace di fondere in modo assolutamente impeccabile la sua parte più terapeutica, profonda e personale con quella più universale, terrena, perfino ecologica. Graditissima conferma.
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Last modified: 20 Febbraio 2019