Beck – Colors
[ 2017 | Capitol | Indie Pop, Indie Rock ]
(di Simona Ventrella)
Dopo anni di gestazione la creatura più Pop di Beck è venuta alla luce, e probabilmente il merito sarà stato anche della collaborazione di Greg Krustin, suo tastierista nel 2012 e oramai produttore Pop di fama internazionale. Il duo ha lavorato a lungo sfornando qualcosa di davvero eccezionale, ogni canzone è un’idea, un pattern di suoni che giocano insieme sovrapponendo voci, stili e ritmi. Ogni brano vive di una complessità che però si traduce in un easy listening smaccatamente Pop. L’attitudine a giocare con i suoni è qualcosa a cui Beck ci ha abituati, ma se nei precedenti album un colore prevaleva sugli altri qui lo spettro cromatico nelle mani dell’artista esplode in mille fantasie, scintillanti e a volte bizzarre, ma che rimodellate sapientemente danno ad ogni brano un piglio super orecchiabile e sfacciatamente danzerino. Che si tratti dell’Elettro Funk di “Colors” e “Up All Night”, della Dance anni 80 sporca di Soul di “No distraction”, degli omaggi pianistici ai Beatles e Elliott Smith di “Dear Life”, non c’è brano che si ripeta o appaia noioso o superfluo. Tutto brilla, dal falsetto di “Square”, ai beat e ai flow Hip Hop vecchia scuola di “Fix Me”, fino ai cori travolgenti di “Dream”. Ancora una volta Beck è riuscito a stupire evitando di ripetersi, e creando qualcosa di nuovo e di valore. Qualcuno potrebbe lamentarsi dicendo di non percepire più l’anima freak del cantante statunitense. Beh, si sbaglia: anche questa volta la genialità e la progettualità hanno avuto la meglio. Evviva.
[ ascolta “Up All Night” | pagina FB ]
Kamasi Washington – Harmony of Difference
[ 2017 | Young Turks | Alt Jazz ]
(di Simona Ventrella)
Sassofonista di eccezionale talento, Kamasi Washington è riuscito in un’impresa che altri non hanno nemmeno immaginato, svincolandosi dall’ambiente prettamente Jazz e diventando un riferimento nel mondo Indie, frequentando festival e suonando in posti dove il genere non ha mai messo piede. Harmony of Difference nasce inizialmente come corredo musicale al progetto multimediale curato da Amani Washington, la sorella di Kamasi, e allestito presso il Whitney Museum di New York. L’EP è infatti composto da cinque pezzi che possono essere anche ascoltati come un unica suite. Il tema ispiratore dell’opera d’arte di Amani – e di conseguenza della sua emanazione musicale – è appunto l’armonia che deriva dalle differenze, il fatto che forze apparentemente contrarie e in contraddizione riescano a generare una bellezza più alta e complessa quando sono connesse. Lo stile dei pezzi ricalca molto la tradizione e l’allure di John Coltrane, mentre il contrappunto, che si basa sulla sovrapposizione di più linee melodiche, è la tecnica ispiratrice. Nascono da questo connubio brani ammalianti e sognanti che, nel rispetto della tradizione, si caricano di groove e di un tocco di morbido funky anni 60-70. Il talento di Kamasi è davvero indiscusso, e non sta solo nell’essere un ottimo compositore e musicista, ma anche nell’aver reso il Jazz qualcosa di più vicino e di facile fruizione.
[ ascolta “Truth” | pagina FB ]
Davys – This Is Where I Leave You
[ 2017 | autoprodotto | Alt Rock, Pop Rock ]
(di Silvio “Don” Pizzica)
Ex leader di The Red Roster, Jacopo Cislaghi si mette in proprio, gettando alle spalle un passato emotivamente lontano ma comunque ingombrante, punto di partenza ma non per questo necessariamente di arrivo, e puntando dritto verso una strada inaspettata fatta di un delicatissimo Pop Rock cantautorale in lingua inglese, abusata ma non fastidiosa. Note sincere e spirituali, in cui Davys riversa le sue inquietudini, i suoi turbamenti emotivi, la sua difficoltà a ‘essere’ in un mondo che pare fottersene di ognuno di noi se non quando deve fotterci davvero. Eppure è anche un disco trasudante speranza per il futuro, sia nelle liriche sia nelle note; non per questo il disco cambierà per sempre la vostra visione della musica: a dirla tutta è un lavoro anche colmo di imprecisioni e di scelte sfortunate di suoni, a volte fin troppo ‘commemorativo’ del passato (su tutte si ascoltino “Down South” e “To the Core” per farsi un’idea) ma che ha tutte le carte in regola per farci dire al musicista milanese “provaci ancora”.
[ ascolta “Down South” | pagina FB ]
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Last modified: 20 Febbraio 2019