Esmerine – Mechanics of Dominion
[ 2017 | Constellation Records | Chamber Music, Post Rock ]
(di Tony Mistretta)
Creatura nata per volere di Bruce Cawdron e Rebecca Foon, provenienti dai sovrannaturali progetti Godspeed You! Black Emperor (lui), Silver Mt. Zion (lei) e Set Fire to Flames (entrambi), giunta con questo Mechanics of Dominion al sesto album. In questo nuovo lavoro commissionato dal National Film Board la band, della quale fanno parte anche Jamie Thompson, Brian Sanderson e Jèremi Roy, accompagna con la sua musica le immagini del documentario sul giornalismo indipendente nei territori in guerra del Medio Oriente “Freelancer on the Front Lines” di Santiago Bertolino, spunto da cui far partire una riflessione che con innata sensibilità affronta vari temi, tra i quali quello del clima e quello della (in)giustizia/resistenza sociale.
A caratterizzare l’ensemble è ancora una volta una raffinatezza compositiva mai svenevole nella quale momenti di vitalità e di abbandono si alternano e convivono con grande naturalezza e fluidità. Così la sensibilità neoclassica di “The Space Between”, un lamento che si apre con poche e ripetute note di piano e cresce d’intensità legandosi agli archi che ne aumentano ulteriormente la carica drammatica, si affianca alla cupa processione minimalista di “La Lucha es Una Sola”, con il suo intermezzo di Post Rock cameristico dominato dal suono di corni e marimba, come ai profumi d’altri mondi de “La Penombre”, brano Etno-Folk dalle atmosfere più aperte. Non mancano momenti di rassegnazione che si trasformano in scoppiettanti improvvisazioni tumultuose (“¡Que Se Vayan Todos”) ed emotive cavalcate ricche di sentori etnici (la title-track), che rimandano alle formazioni di provenienza di Cawdron e della Foon per quanto con un’accezione più da camera, così come avvolgenti altezze e misteriose profondità tra le quali perdersi e ritrovarsi (“Northeast Kingdom”). Mechanics of Dominion conferma l’eleganza cameristica e minimale che da sempre contraddistingue gli Esmerine pur utilizzando una strumentazione sempre più vasta che ne estende ulteriormente lo spettro sonoro. Lavoro prezioso e profondo, come d’abitudine.
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Effe punto – Coccodrilli
[ 2017 | Labellascheggia | Pop Rock, Cantautorato ]
(di Antonio Azzarone)
Al suo secondo lavoro da solista Filippo Cecconi alias Effe punto realizza un concept album davvero ben riuscito. Nei 16 episodi che lo compongono, l’ex Ministri mette in scena lo spazio fra la scrittura di un ‘coccodrillo’ (nell’accezione di necrologio scritto in anticipo) e la notizia ufficiale della morte, per viverla in anticipo mentre si vede scorrere la propria vita, con tutte le sue possibilità inespresse, le aspettative, rinunce e occasioni non colte. Per realizzare questo album Effe punto ha collaborato con Andrea Sologni (Gazebo Penguins), Gianluca Gambini (batterista di Dente) e Federico Dragogna già collega nei Ministri, registrando però in gran parte da solo, lavorando con poche macchine e synth analogici anni 70/80. Ne è venuto fuori un lavoro perfettamente inserito nella nuova scia cantautorale, ricco di suggestioni letterarie e visuali (come la ‘foto di pura gioia’ che in “Brave Persone” cita gli Afterhours). Convivono influenze classiche, tra gli altri, di Fabrizio De André e Gino Paoli, ed episodi più Pop, con arrangiamenti ricercati (“L’anno del Leone”) o dal sapore anni 80, come nel singolo “Gli audaci”, una sorta di versione aggiornata di “Quelli che benpensano”, in cui la vergogna è diventata orgoglio e la violenza ha preso il controllo. Il videoclip di questo pezzo omaggia anche la serie cult “Stranger Things”, a sua volta modellata sugli stilemi della decade di plastica, come in una sorta di virtuoso cortocircuito.
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Altre di B – Miranda!
[ 2017 | Black Candy Records | Indie Rock ]
(di Simona Ventrella)
Arrivati al terzo lavoro gli Altre di B non fanno che confermare il loro talento e la loro attitudine prettamente internazionale. Il disco è un concept lagato alla geografia che nasce da un bizzarro incontro con il lavoro di Quirico Filopanti e la sua teorizzazione di quelli che poi divennero i più conosciuti fusi orario. Partendo quindi da un mondo a spicchi il gruppo bolognese ci porta in giro per il globo in un vortice di suoni e grovigli che mescolano l’Indie Rock britannico con un uno spirito Pop, alla ricerca di soluzione eclettiche e stuzzicanti. L’idea di base rispetto al passato è in generale dare più potenza e spazio alle chitarre sottraendoli alle tastiere, che insieme alla registrazione in presa diretta dona a tutto il disco un’aura meno definita e più grezza in alcuni frangenti (“Pungi”) ma molto fresca all’ascolto. In generale il gruppo ha posto maggiore cura e ricerca nei confronti degli aspetti melodici, i brani tendono spesso a ridurre la velocità a favore di atmosfere più rilassate e dolci come in “Erevan” e “Potwisha”. Non mancano però
episodi più vivaci e contaminati, come “Tapis Roulant”, con le sue venature Punk, o le chitarre veloci sulla batteria ritmata di “Lax”. Nel complesso Miranda! mette insieme molti argomenti interessanti e li rimescola in una sequenza che fila via veloce, tra chitarre tirate, melodie Pop, qualche hit da classifica, con il finalone “Bloemfontein” che si lascia trascinare in aria Post Rock senza caderci troppo dentro. Possiamo dire che questo disco è una bella conferma, una consacrazione, un buon lavoro Indie Rock italiano.
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Manetti! – Manetti
[ 2017 | Sangue Disken | Alt Rock ]
(di Federico Acconciamessa)
I Manetti! son tornati e lo fanno come loro solito con un nuovo lavoro omonimo, un EP pubblicato dopo un silenzio lungo ben 4 anni e preludio di un nuovo atteso album previsto per il 2018. La band capitanata dal quarto allegro ragazzo morto Andrea Maglia propone poco più di dieci minuti di rigoroso Alternative Rock in lingua inglese. Ad un primo ascolto il gruppo sembra aver perso un certo smalto e quel sound accattivante che tanto li caratterizzava. La prima traccia “B.O.H.” rientra troppo perfettamente nei canoni di un genere che sembra aver già dato tanto in termini di originalità. La stessa melodia viene ripresa ed esasperata fino agli sgoccioli nella strumentale “Favolosa”. La conclusiva “Do You E” non sorprende e ricalca pienamente lo stile delle precedenti canzoni. I’ll never be the same, canta lo stesso Maglia nel brano: sicuramente da apprezzare il tentativo di cambiare le carte in tavola da parte della band comasca, ma in ottica di un futuro album sorge più di un interrogativo sul nuovo look sonoro.
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Last modified: 20 Febbraio 2019