Recensioni #02.2018 – Korto / Martin Kohlstedt / Gil Hockman / Cup / Slow Nerve / Vinnie Jonez Band

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Korto – Korto
[ 2017 | Six Tonnes de Chair Records | Krautrock, Space Rock ]

a4117151326_10Sette brani di pura energia che viaggiano dalla tradizione Krautrock teutonica allo Space Punk, fino allo Shoegaze e al Pop. Linee di basso corrosive disegnano scenari lisergici e acidi per trenta e più minuti in cui l’Afrobeat di Fela Kuti e Tony Allen danza con le spigolature e la reiterazione ritmica di Can e Neu, il Math Rock statunitense con le sperimentazioni nord europee, mentre le voci di Clément Baltassat e Marius Mermet provano a fare da trait d’union senza troppa fortuna risultando come unico punto debole dell’opera. Un disco non senza difetti, quindi, ma coraggioso e assolutamente affascinante nel risultato; purtroppo scoperto con colpevole ritardo ma che non dimenticherò di far girare a lungo nello stereo. Dall’Alta Savoia un piccolo capolavoro che prova a mescolare la tradizione Rock continentale con la nostra vicina Africa e che pone le basi per future sperimentazioni sonore a trecentosessanta gradi nello spazio e nel tempo.
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Martin Kohlstedt – Strom
[ 2017 | Edition Kohlstedt / Rough Trade | Neo Classical, Modern Classical ]

a0371019419_10Il colpo di coda del 2017 mi ha regalato alcuni degli ascolti più interessanti dell’anno passato; tra questi va annoverato l’ultimo lavoro del tedesco Martin Kohlstedt, tra i nomi più interessanti della scena Neo Classical tedesca al fianco di artisti quali Nils Frahm, Hauschka e sulla scia del più grande di tutti, quel Max Richter anch’esso presente nel 2017 con un gioiello quale Three Worlds. Con il suo terzo album, Strom, Martin Kohlstedt prova a superare l’apprezzamento limitato ai confini nazionali e lo fa scegliendo un neo classicismo di stampo cinematografico, con il piano a fare da protagonista e inserti di synth ed elementi elettronici a creare alternanze di atmosphere luminose e oscure alla maniera del primo Michael Andrews. Come suggerisce lo stesso titolo, la musica di Strom è un flusso che scorre dall’oscurità alla speranza, dall’intimità alla forza, in un turbinio di momenti fuggevoli e lampi spontanei, mostrandosi piuttosto come insieme di sprazzi d’impulsivo estro che non come un agglomerato meditato di esercizi di stile puro. Grazie alla sua immediatezza e semplicità, Martin Kohlstedt riesce a creare un’opera apparentemente di non facile apprezzamento per un ampio pubblico ma che crediamo possa conquistare ogni singolo ascoltatore che avrà la fortuna di imbattersi nelle sue note.
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Gil Hockman – Becoming
[ 2017 | autoprodotto | Songwriter, Alt Pop ]

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Dopo averci raccontato, nel precedente secondo full length Dolorous, della fine di un amore e delle conseguenze di tale trauma, a distanza di tre anni il sudafricano Gil Hockman fa un passo avanti e realizza quello che è il suo lavoro più maturo senza mai riuscire però a sfociare in consapevole disillusione. Hockman sa essere profondamente triste e malinconico anche quando canta di sogni e speranze ma oggi come mai tali sensazioni non sono mai composte in maniera da suonare ai limiti del patetico. Il minimalismo cantautorale si sposa a suoni più ricercati e ammiccanti con semplicità, tanto nello stile di Mark Oliver Everett quanto in quello dell’ultimo Beck, lasciando da parte l’eccessivo intimismo Folk presente nelle prime cose e che avevano generato imbarazzanti accostamenti a Cohen, Smith e KozelekGil Hockman è uno di quegli sconosciuti artisti di cui è infarcito il mondo, di quegli artisti che danno alla musica molto più di quello che probabilmente riceveranno nella loro intera vita. Deve essere anche questo a farci sentire così vicini, quel continuo senso d’inadeguatezza in cui sprofondiamo nelle notti in cui siamo gli ultimi ancora svegli e le note di un disco, le stelle che brillano ai bordi della finestra e i nostri ricordi di una vita che sembra sempre più prossima alla fine, ci fanno sentire come fossimo gli ultimi uomini rimasti sulla terra, incapaci di sopravvivere alla solitudine nera come la notte che non sa come cullarci.
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Cup – Hiccup
[ 2017 | Aagoo Records | Alt Rock, Punk, Lo Fi ]

Settimo lavoro in studio per il chitarrista di Houston Tym Wojcik, ormai in pianta stabile nella fervida New York. Opera che Cup definisce come il risultato di un profondo esercizio di esplorazione della chitarra ritmica ma che, nel risultato, appare piuttosto come una rivisitazione del Punk fatta da un cantautore nel più moderno spirito Lo Fi. Tanto inquiete e angosciose, quanto coraggiose e robuste, le dodici canzoni di Hiccup riescono anche a discostarsi dalla materia Punk e dalla sua semplicità immediata, scegliendo nella parte centrale, arrangiamenti ai limiti della Neo Psichedelia e richiami al Blues d’oltre oceano. Il Punk di Cup è quello più crudo di memoria Garage sixties ma è anche quello che nei 90 si trasformò in Grunge nella città simbolo di Seattle. Non ha nulla delle banalità del Punk attuale e pur non brillando in maniera eccessiva da qualunque angolo si ascolti, non si può certo rimproverare al musicista texano la mancanza d’idee e volontà di superamento di certi stereotipi. Non si salta dalla sedia, oggi, per stupore o disprezzo. Nessun pugno nello stomaco a farci sentire vivi. La Aagoo Records è sempre una certezza ma non è sempre garanzia di capolavori assoluti.
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Slow Nerve – Slow Nerve
[ 2017 | Karma Conspiracy | Alternative Rock ]

a0042903057_16La giovanissima (2016) formazione beneventana si presenta con il primo full length uscito per la Karma Conspiracy nel maggio 2017. Un Alternative Rock dalle molteplici sfaccettature, tutto in inglese, con risvolti e crescendo aggressivi e potenti in perfetto stile Post Rock ma con linee di basso articolate, melodie accattivanti come certo Shoegaze e ritmi tanto fuori sesto quanto in perfetta armonia con le linee vocali di Flaminia Samperi e Giulio Izzo in simbiosi con l’esperienza Dream Pop ed Ethereal Wave anni 80 doltremanica. Un lavoro che riesce a suonare disteso, surreale e introspettivo, ma poi tira una grinta incredibile; un disco che si pone come il possibile inizio di qualcosa di fantastico pur non essendolo ancora. Posta da parte l’urgenza espressiva, dal prossimo lavoro possiamo aspettarci qualcosa di davvero importante per la musica italiana ‘altra’.
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Vinnie Jonez Band – Nessuna Cortesia all’Uscita
[ 2017 | Karma Conspiracy | Stoner Rock ]

a1795527398_10Speravo vivamente di potermi di innamorare di questa band se non altro per la scelta del nome. Non so se ricordate un certo Vinnie Jones, attore e calciatore gallese, tra i più ‘cattivi’ sul campo, con il cartellino rosso più veloce della Premier, secondo per numero di rossi solo a Roy Keane, uno che strizzava le palle a Gascoigne e metteva la parola fine sulla carriera dei suoi avversari. Insomma, per qualcuno uno che ha fatto più male che bene al mondo del calcio ma qualunque sia la vostra opinione, un personaggio che non è passato inosservato. Dalla Vinnie Jonez Band mi aspettavo un sound incazzato come il quasi omonimo ed è quello che ho trovato; Stoner Rock in italiano pesante ma che è totalmente svuotato della sua componente psichedelica e desertica, con buoni riff e qualche passaggio di tutto rispetto ma che non convince nella parte vocale e melodica e alla fine suona continuamente uguale a se stesso, con poche idee e un risultato finale difficile da proporre a un pubblico più ampio di quello di una band alle prime armi. Alla parte Stoner, si aggiunge qualche elemento Heavy che aumenta il numero delle influenze citabili ma poco aggiunge alla proposta della VJB. Nessuna Cortesia all’Uscita è un esercizio di stile e nulla più; neanche troppo riuscito a dire il vero.
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Last modified: 20 Febbraio 2019