Lev – EP2
[ 2017 | Tostapane Zorro Records | Elettro, Lo-Fi ]
(di Antonio Azzarone)
A dispetto del titolo, EP2 è il lavoro d’esordio dei Lev, gruppo composto da 5 elementi dislocati tra Padova, Bologna e Londra. Prodotto del suo tempo, assemblato attraverso un’intensa condivisione di file su Dropbox, EP2 si snoda lungo 5 tracce composite, stratificate, con una forte presenza elettronica. Tanti i riferimenti citati espressamente dalla band, a partire dai Kings of Convenience per arrivare a David Byrne, passando da Damon Albarn, ma altrettanto numerosi quelli riconoscibili sottotraccia. Degni di nota il pezzo d’apertura, “Damn Dogs”, che parte morbido per rafforzarsi in un finale in cui la voce del cantante Tommaso Russo suona à la Brian Molko e in lontananza si avvertono echi degli Psychedelic Furs. “Paranoia da ballo”, volutamente pervasa da una tromba disturbante, segue idealmente gli U2 di “Discoteque” e dai Radiohead di “Idioteque”, nella condanna di una musica esclusivamente Dance. E infine “Reflections”, un pezzo più Pop in cui la forma canzone appare maggiormente compiuta. Venti minuti di musica che passano velocemente e ci lasciano con la voglia di ascoltare presto altro materiale. Con queste ottime premesse, aspettiamo i Lev alla prova live.
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Ufomammut – 8
[ 2017 | Neurot Recordings / Supernatural Cat | Doom, Heavy Psych, Sludge, Stoner ]
(di Tony Mistretta)
È uscito sul finire dello scorso mese, a due anni dal precedente Ecate, l’ottavo album del trio piemontese composto da Urlo (voce, basso, synth), Poia (chitarra, synth) e Vita (batteria). Il nuovo lavoro è composto da otto tracce registrate, per la prima volta nella storia della band, in presa diretta, con la sola successiva sovraincisione di vocals e parti elettroniche. I brani sfociano l’uno nell’altro rafforzando così i simbolici concetti di infinito – dato sdraiando in orizzontale l’8 che dà il titolo all’album – ed evoluzione che si conclude in sé stessa – rappresentata dall’Uroboro, al quale si può facilmente arrivare a pensare. Urlo, Poia e Vita ci appaiono quasi come intenti ad accarezzare le rughe di un albero per tuffarsi tra i ricordi e da lì trovare un forte stimolo per quello che è e che sarà, sfornando uno dei loro dischi più cupi e significativi, capace di raggiungere i livelli delle loro migliori passate produzioni a livello muscolare come a livello spirituale. Gli Ufomammut non suonavano così coesi e compatti da qualche tempo, mai la miscela dei generi proposti era stata amalgamata tanto bene, mai l’elettronica era intervenuta in modo così esteticamente congruo e determinato all’interno dei loro brani. Ritmi marziali, oscure ambientazioni, grandi aperture, riff pesanti, pressanti e narcotici sostenuti dalla solita imponente sezione ritmica: insomma, non cambia la ricetta ma la proposta pare oggi più equilibrata senza per questo perdere vigore e incisività, anzi esaltati dalla registrazione ‘live’. 8 è un disco dal fluire affascinante che con un briciolo di trascendenza in più sarebbe forse potuto essere considerato il lavoro più rappresentativo di una band matura, solida, ed ancora una volta (e più che nel recente passato) capace di coinvolgere.
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Black Tail – One Day We Drove Out Of Town
[ 2017 | MiaCameretta / Lady Sometimes | Indie Pop, Bedroom Pop ]
(di Claudia Viggiano)
Cristiano Pizzuti e Roberto Bonfanti nascono come Black Tail negli Stati Uniti, ed americane sono le radici delle loro produzioni intime e DIY: One Day We Drove Out of Town segue fedelmente l’esordio Springtime sulle orme di Pavement e Teenage Fanclub, nonché di molto quel Lo-Fi/Bedroom Pop che si è ritagliato spazio nella scena Indie degli ultimi anni. Più schematico ma dalle intenzioni più chiare rispetto all’esordio, l’album impacchetta suoni deliziosi e positivamente familiari creando atmosfere rassicuranti come una vecchia coperta sgualcita: nulla di sorprendente o di nuovo – se non per qualche piacevole virata Psych – ma piacevole proprio per la capacità di raccontare l’intimità delle piccole cose.
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Emmecosta – Velour
[ 2017 | Icons Creating Evil Art | Chillout, Post Club ]
(di Maria Pia Diodati)
Connazionali trapiantati in Svezia, che in questo EP di quattro tracce riversano insieme un’intensità partenopea genetica e un’eleganza glaciale e minimale di provenienza nordica. Si inizia con la miscela di nostalgie di “Miguel”, suggestioni provenienti dai dancefloor degli anni ’80 così come dai retaggi melodici del cantautorato italiano declinati in inglese, per poi danzare in midtempo sui toni caldi dell’elettronica sussurrata di “Heavy Heart”. Sul sottofondo Etno di “A Mountain From Us” scivola un synth tintinnante e una linea vocale corposa e coinvolgente che crea atmosfere Dream Pop. Quello degli Emmecosta è un futuro promettente e proiettato verso un pubblico internazionale ma che nel peso specifico di melodie e cantato, inusuale in contesti Ambient, sotto una morbida superficie sintetica custodisce piacevolmente i tratti somatici di casa propria.
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Last modified: 20 Febbraio 2019