Giorgio Canali & Rossofuoco – Undici canzoni di merda con la pioggia dentro
[ 05.10.2018 | La Tempesta | Alternative Rock ] di Federico Acconciamessa
A distanza di sette anni dagli ultimi brani inediti (nel 2016 uscì il disco di cover Perle per porci), Giorgio Canali torna ad affrontare temi d’attualità e come suo solito senza servirsi di troppi riferimenti diretti. L’invettiva generale questa volta è lanciata contro il gentismo e l’ignoranza dilagante degli ultimi tempi, considerate tra le cause principali della recente svolta reazionaria della nostra nazione. L’incendiario sound alternative rock rimane immutato quanto le potenti immagine poetiche che il cantautore forlivese ha da sempre saputo regalare. Il disco si apre con la marcetta di “Radioattività” per proseguire poi tra ballad intimiste (“Messaggi a nessuno” e “Estaate”) e sferzate power rock non indifferenti (“Piove, finalmente piove” e “Undici”). In “Emilia Parallela” troviamo invece un riadattamento in chiave contemporanea dell’Emilia Paranoica di ferrettiana memoria, un ritratto attuale e tagliente della regione. Nel blues da delta del Po di “Aria fredda del nord” e nel finale di “Mandate bostik” Canali ci offre le sue migliori interpretazioni, tra colpi di armonica e grigio fatalismo. Il filo conduttore che lega tutti gli undici brani dell’album è indubbiamente la pioggia, presente in ogni canzone ma ogni volta con diverse valenze. Che sia in funzione purificatrice o distruttrice, la pioggia precipita (un altro tema sempre caro a Canali) inesorabilmente su tutte le figure evocate nei testi dallo stesso cantautore. All’orizzonte incombono nuvole nere, ma Giorgio Canali e i Rossofuoco per nostra fortuna rimangono un potente faro luminoso nel panorama rock italiano.
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Merio – Pezzi di Merio
[ 28.09.2018 | Costello’s Records | Rap, Hip Hop ] di Antonio Azzarone
Non sopporto i cori russi, la musica finto rock, la new wave italiana, il free jazz punk inglese, neanche la nera africana. Al verso del maestro Battiato ho sempre aggiunto il rap italiano, ma per capire i tristi tempi nei quali viviamo ci si deve fare i conti. Capita così di scoprire un lavoro tutto sommato onesto come questo. Ex Fratelli Quintale, 30 anni, bresciano, Merio addolcisce un po’ i testi rispetto al sodalizio con Frah, e nel suo primo lavoro solista alterna pezzi più tipicamente di genere, che personalmente preferisco (“Come no”, “Allora giù”) ad alcuni momenti al limite del pop come “Settembre” e “Sempre”. La società dell’apparenza, di chi confonde la vita con Instagram e piange se ha finito i giga, sono i bersagli del rapper. Ma anche chi fomenta paura e gioca col fuoco (perché l’odio quando lo fai entrare in casa, fratello si radica). Ad arricchire il lavoro, “Allora giù” – un riuscito campionamento di “E la luna bussò” di Loredana Bertè – fa pensare che forse l’alternarsi di due voci sia ancora la dimensione migliore per questo artista. Lo si ascolta e lo si canta, ebbene sì, con un certo piacere. In fondo, il mondo è bello perché è Mario.
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Ask The White – Sum and Subtraction
[ 12.10.2018 | Ammiratore Omonimo / Athor Harmonics | Folktronica, Prog Pop ] di Maria Pia Diodati
Galeotto fu il progetto Ant Lion (il cui esordio peraltro è stato tra i migliori lavori dello scorso anno secondo noi di Rockambula): è da lì che nascono gli Ask The White, creatura a due teste – quelle di Isobel Blank e Simone Lanari – leggiadra e straniante al contempo, nelle cui vene scorre tradizione folk e necessità sperimentale. Due i fil rouge lungo le nove tracce di Sum and Subtraction, che come titolo suggerisce a volte si sommano e a volte si alternano per concedersi l’un l’altro lo spazio necessario: da un lato il timbro vocale di Isobel che vibra bizzoso à la Björk e dall’altro le tinte fosche di atmosfere radioheadiane, specie quando entra anche la voce di Lanari (“A millionaire tree”). Le chitarre sono imprescindibili ma, adulterate e miscelate ai campionamenti di altri strumenti, partono sì dal folk ma divengono tutt’altra materia. Degli Ant Lion resta l’irruenza scarna e un po’ sinistra di alcuni arrangiamenti (le percussioni imperanti su cui si sdraiano archi nervosi in “The battle of the happy claustorms on two strings”) e la propensione per le dissonanze (gli ossimori strumentali accompagnano anche quelli concettuali, come in “Remember the future”, in una pregevolissima ottica di coerenza tra forma e contenuto che si rintraccia nei testi e così come nell’artwork – aspetti entrambi a cura di Isobel) ma stavolta l’esito è volutamente più morbido, armonico e onirico. In chiusura “Known”, minimale, perturbata e impattante, dura poco più di un minuto ma riassume perfettamente stile e intenti dell’intero album. Un lavoro che lascia in bocca il retrogusto agrodolce delle cose destinate a restare in sospeso. Il migliore degli esordi, e non solo per il duo stesso: Sum and Subtraction è la prima uscita di Ammiratore Omonimo Records, etichetta casalinga dei vonneumann.
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Last modified: 18 Febbraio 2019