“Fatte ‘na vita tua…”: 6 dischi italiani non per tutti

Written by Recensioni

… ma magari per te!

Sei dischi, generi simili, generi diversi, canzoni ascoltabili, fantastiche, pallose, intelligenti, interessanti, potenti, languide, emozionanti, vecchie, innovative. Sei album che non cambieranno le sorti della musica mondiale ma potrebbero essere essere esattamente quello di cui hai bisogno proprio tu, che proprio ora non sai proprio dove trovare quel suono, quello li’ che ti fa venire i brividi, a te e solo a te o almeno cosi’ immagini.

Max Aloisi Trio – Max Aloisi Trio

( 25.06.2021 | Vina Records | blues rock, psych rock )

Il trio pescarese capitanato dal teramano Max Aloisi non ha nessuna intenzione di farci ascoltare qualcosa di nuovo. I tre vanno dritti per la loro strada polverosa, secca, arida come un sentiero nel deserto a suon di blues yankee, cenni funky e psichedelia mai accentuata che “ok, va bene il peyote ma stiamo pur sempre a Pescara”. Da queste premesse vi aspettereste un disco palloso, piatto e ripetitivo e invece devo raccontarvi il contrario.

Max Aloisi Trio è una bombetta che sarebbe stata una bomba se avesse più ritmo ed energia e se la qualità eccelsa di alcuni brani fosse uniforme in tutta la tracklist; purtroppo non mancano cadute come Wake Up Alone ma tra i brani, potrete trovare melodie di facile ed immediato appeal alternarsi a parti strumentali, cenni di jazz fondersi negli assoli di chitarra, la voce scivolare come una serpe tra le note e magari in tanta varietà scoprire qualche nota di cui innamorarvi. Nel disco sono riversate tutte le qualità dei tre, compositive, tecniche ed esecutive ma anche un sapore amaro di rimpianto, come qualcosa che sarebbe potuto essere e non è stato.

CONSIGLIATO A CHI NON AMA IL ROCK TUTTO PIUME E REGGICALZE

Moonshine Booze – Pandemonio

( 15.01.2021 | Overdub Recordings | blues rock )

Come sopra, anche i Moonshine Booze sono abruzzesi, anche loro suonano blues ma stavolta in una versione più diretta, freak e sporca del trio sopra. Meno incursioni in jazz, funky, psych rock e più hard rock sessuale che non disdegna di ammiccare al pop folk melodico e incalzante, alla musica gitana e al dark cabaret gioioso. Averli visti e ascoltati dal vivo aiuta ad apprezzare questo Pandemonio ma aiuta anche a comprendere la bellezza delle piccole ma importanti novità incastonate come pietre preziose nei brani. Niente di nuovo, niente di incredibile, niente di imperdibile ma semplicemente un gran bel disco blues rock strampalato e assurdo quanto basta.

CONSIGLIATO A CHI AMA IL CIRCO E LE FINTE RISSE TRA NANI

Daniele Mammarella – Moonshine

( 11.06.2021 | Music Force | strumentale )

Ve la sentireste di dare alle stampe, nel 2021, un intero album strumentale di solo chitarra finger style? Certo, se siete Daniele Mammarella e l’unica cosa che vi interessa è fare quello che vi piace. C’è passione in questo Moonshine e trasuda da ogni nota, ogni suono capace di evocare sensazioni che in tanti non riescono a risvegliare in noi neanche cantando mille parole. Un disco blues, folk con melodie pop a rendere l’ascolto più facile del previsto e che, trattandosi di seconda prova per il musicista, ha il merito di confermare tutto il buono che ci aveva promesso, anzi, lasciando anche trasparire maggiore consapevolezza dei propri mezzi.

CONSIGLIATO A CHI SE VEDE UNA CHITARRA DEVE CAMBIARSI LE MUTANDE

Fernando Fidanza – Old Folk For New Poets

( 04.06.2021 | New Model Label | folk cantautorale )

Il non più giovanissimo cantautore capitolino, dopo l’esperienza in Cina, paese in cui ha vissuto quattordici anni e dove ha realizzato diverse colonne sonore oltre che suonato con una band locale, torna in Italia con un primo disco ostico che vuole unire musica e poesia con un fare non sappiamo quanto volutamente lo-fi. La resa è davvero si limiti della sopportazione e la voce di Fidanza, tutt’altro che affascinante, fatica tremendamente a non fermarci nell’ascolto.

Se le liriche sono componimenti realizzati da tredici poeti è Fidanza a metterci musica e voce e il connubio è davvero duro da digerire, con arrangiamenti improponibili e suoni che non si capisce dove vogliano andare a parare, cosa vogliano evocare. Il risultato è di bassa qualità nell’aspetto estetico e parole non più carine dovremmo usare per ciò che è tutto il disco nella sua interezza, totalmente incapace di amalgamare due forme d’arte per farne qualcosa di più.

CONSIGLIATO A CHI NON SI PERDE NEANCHE UN READING POST META TEATRALE DI SUO CUGINO CHE HA FATTO IL LICEO ARTISTICO

Tamé – Ma Tu

( 30.04.2021 | Phonarchia Dischi | neo soul )

Se il neo soul funky è la risposta a chi si chiede se la musica del futuro prossimo debba essere solo la trap, i torinesi d’adozione hanno il merito di arrivarci con discreto anticipo rispetto alla moltitudine dei colleghi italiani nonostante, come sempre accade, il ritardo pazzesco del belpaese sul mondo (parliamo del mondo della musica pop, per forza di cose, occidentale). Il loro nuovo album è gradevole ma incapace di stupire, con un suono fresco e moderno nonostante gli ammiccamenti al passato eppure manca di brani in grado di farci saltare dalla sedia come successo con alcuni lavori dei Tangram o di Venerus, per restare sullo stesso piano stilistico.

Mancanza di coraggio? Mancanza di capacità? Mancanza di mezzi? Difficile dirlo anche se le differenze tecniche e melodiche paiono evidenti già a partire dall’aspetto vocale ma tutto questo non può e non deve tradursi in una bocciatura. Il disco è di quelli da non perdere soprattutto se state innamorandovi di questa nuova scena (scena non è il termine più adatto ma ci siamo capiti) italiana, quindi ascoltiamolo insieme facendoci cullare dal calore che emana; ai suoi limiti penseremo dopo, quando avremo riaperto gli occhi.

CONSIGLIATO AI VECCHI CHE VOGLIONO FARE I GIOVANI MA LA TRAP È TROPPO

Amedeo Giuliani – Il Viaggio di Chinook

( 25 Giugno 2021 | Music Force | cantautorato )

Troppo facile sarebbe sparare contro un disco come questo; apparentemente anacronistico, si rifà a tutta una tradizione folk cantautorale italiana che va da Pierangelo Bertoli fino a Branduardi puntando sulla leggerezza musicale nazional popolare e affiancandola ad aspetti lirici in parte più impegnati. Il risultato è un album stantio, che a volte pare quasi scimmiottare i suoi stessi punti di riferimento, a tratti più patetico che emozionante, non brutto in senso assoluto ma di cui davvero non sentivamo il bisogno noi come voi ma magari un altro. Ultimo consiglio non richiesto; conosciamo bene le difficoltà di realizzare un disco, la fatica, i soldi e sappiamo che spesso chi lo realizza lo fa per sè stesso più che per gli altri; ma a questo punto, perchè rovinare tutto con copertine da cd di cover band di Amedeo Minghi nel cestone dell’autogrill?

CONSIGLIATO A CHI SI OSTINA A CANTARE GUCCINI AI FALÒ IN SPIAGGIA E SI CHIEDE PERCHÈ NON TROMBA

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Last modified: 16 Dicembre 2021