L’assenza di confini è la cifra stilistica del percorso dell’artista partenopea.
[ 13.11.2020 | Arealive | folk, world music, pop ]
Ci senti il profumo del mare e l’asfalto delle periferie metropolitane, così diverse e così simili, nel multiculturalismo globalizzato. Il mediterraneo e il centro Europa, Napoli, Madrid, ma anche Parigi e Bruxelles. È interessante che questi pensieri arrivino proprio nel momento in cui la finestra di casa è un confine invalicabile e il cielo è un riflesso sul vetro, ma non può essere diversamente ascoltando questo disco.
Quarto lavoro solista per Floriana Cangiano, in arte Flo, poliedrica artista napoletana, a due anni dall’ultima pubblicazione La mentirosa, che le ha offerto una visibilità europea. Cantautrice, attrice di teatro e intrattenitrice, caratterizzata da una vocalità viscerale e suadente e una scrittura originale. In questo disco è affiancata dalla produzione artistica del francese Sebastien Martel, co-autore anche dei testi, creativo frequentatore della world music europea, che punta proprio su questi aspetti di contaminazione.
Undici brani che spaziano dai suoni della tradizione partenopea (la tammurriata di Aurora Boreale) al blues, alla già citata world music, sapientemente accompagnati da una voce che si muove tra il dialetto napoletano, l’italiano, lo spagnolo (La gaviota), il francese (Oui oui sauvage), in equilibrio perfetto tra rimandi a interpreti del passato e intonazioni assolutamente moderne. Un insieme di colori che rappresenta l’assenza di confini che è la cifra stilistica del percorso di quest’artista.
Non manca, tra gli altri, un pezzo di denuncia sociale, L’uomo normale, contro i qualunquismi che troppo spesso inquinano la nostra società (“io non sono razzista però, io non sono violento però, io non son fascista però, sono l’uomo normale”) che fanno andare con la mente a precedenti illustri (Quelli che ben pensano di Frankie Hi-NRG) o più recenti (Io non sono razzista ma… di Willie Peyote).
A chiudere, uno struggente omaggio a Napoli in Miracolosa Anarchica, città che non smette di credere nei miracoli e che ha sempre bisogno di eroi per salvarsi, per poterne poi piangere la scomparsa. Un disco infine che non ci si stanca di ascoltare e riascoltare, attraversando con la mente i luoghi evocati dalle canzoni, sognando prima o poi di poterlo vivere in concerto.
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Last modified: 27 Novembre 2020