Cascade, tutta la forza dirompente di Floating Points

Written by Recensioni

Il producer di Manchester torna a farci ballare con il suo album più intimo e sontuoso, che racchiude al suo interno tutte le sonorità sperimentate nei lavori precedenti.
[ 13.09.2024 | Ninja Tune | deep house, glitch, elettronica, ambient ]

Una vera forza della natura Cascade, il nuovo album di Floating Points. Una forza straripante, come il torrente che scorre fiero alla sinistra del sentiero che sto percorrendo in questo brillante pomeriggio di fine estate. Un torrente che con le sue rapide e il suo scorrere impetuoso sembra andare al ritmo di Key103, brano quasi techno che prende il nome da una radio underground locale che Sam Shepherd (vero nome del producer di Machester) ascoltava durante l’adolescenza trascorsa nella sua città.
Cassa dritta, synth spaziali che travolgono e sembrano superare gli argini.

Un percorso impervio ma corroborante, che si spiana proprio mentre inizia Del Oro, brano più dilatato e che tocca sonorità più house. Qui Shepherd si diverte con le sue amate tastiere, dando al brano una sinuosità e un’eleganza ipnotiche.
Alzo gli occhi, i rami degli alberi si sfiorano e danzano con la brezza settembrina. I raggi del sole cercano di inserirsi in questa danza, dando vita a un gioco di chiaroscuri affascinanti e abbaglianti. E Fast Forward sembra proprio suonare come quei raggi e quei rami, che si rincorrono tra un’instancabile deep house e baldanzosi suoni digitali.

© Dan Medhurst

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Arrivo in una radura che si apre su di un paesaggio mozzafiato, un prato verdissimo e montagne scure si stagliano davanti a me. Mi sdraio su quell’erba ancora umida di rugiada. Sopra di me le nuvole danzano senza peso, mentre Ocotillo risuona nelle mie cuffie.
Svirgoli sintetici che sembrano fluttuare tra quelle nuvole, Floating Points che gioca con quei suoni ambient che sono il suo marchio di fabbrica. Nei quasi nove minuti del brano c’è sempre un elemento che appare all’improvviso e che mi lascia lassù a volare nel cielo. Le tastiere sono centellinate ma riempiono di dettagli che impreziosiscono il pezzo. E poi arriva la parte ritmica in coda, quando ancora una volta si sfiorano momenti di techno avvolgente.

Mi rialzo, voglio procedere e raggiungere quella cascata laggiù in fondo. Mentre le mie scarpe affondano in un terreno umido e fangoso, il cielo si scurisce e inizia una pioggerella leggera che mi ticchetta sulla faccia. Sto ascoltando Tilt Shift, e quel ticchettio sembra prendere l’andatura dubstep del pezzo.

Cammino veloce, cerco di non inzupparmi, mi tiro su il cappuccio ma serve a poco. Non importa, la cascata è ormai qui, davanti a me, e questa è l’unica cosa che davvero conta. Il torrente sembra smettere all’improvviso la sua rapida impetuosa andatura per crollare in una cascata d’acqua che si vaporizza fino a divenire schiuma bianca. Vedo questo spettacolo mentre nelle cuffie parte Ablaze, brano di chiusura dell’album. Pura e semplice musica ambient, non serve altro. Solo un tappeto ambient che si dissolve fino a diventare silenzio.

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Cascade è un viaggio emozionale attraverso suoni ben calibrati e ben cesellati. Floating Points ritorna alle origini andando a comporre brani da dancefloor, senza però dimenticare i suoni più ambient di Crush e la parentesi jazz e classica di Promises.

Un album che è ispirato da tutte le zone di Manchester che hanno forgiato carattere e stile musicale di Shepherd, ma che trovo estremante calzante per dare voce alla natura, alla libertà che essa dona e alla sua forza dirompente. Un album immaginifico e sognante, massiccio e raffinato, elettrizzante ed elegante.
Cascade si candida a diventare uno dei migliori album dell’anno, grazie ad un Floating Points intimo, sontuoso e sempre dannatamente bravo. 

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Last modified: 12 Settembre 2024