Flooding – Silhouette Machine

Written by Recensioni

Trascendere la realtà e fermarsi in mondi ultraterreni che nascondono insidiose meraviglie per chi ascolta.
[ 29.09.2023 | slowcore, post-hardcore, noise rock | Manor Records / The Ghost Is Clear Records ]

Follia. Alienazione. Libertà. Confusione. Luce e ombra. Martirio e appagamento. Sono le prime parole che associo a questo album. Scoprire piccole e incredibili gemme musicali completamente a caso conserva sempre un alto tasso di eccitazione e adrenalina, un po’ perché vorresti condividere con il resto del mondo quella tua nuova conoscenza, un po’ perché quella sensazione estatica e illuminante crea una dipendenza dalla quale è difficile uscire. Metti play ed entri in un universo parallelo, in cui immagini e suoni si fondono in un crescendo di sensazioni mutevoli, talvolta anche negative, che però ti rendono vivo e anzi, scavano nei più profondi meandri della mente fino a varcare territori a dir poco insondabili, la cui esplorazione potrebbe portare in posti sconosciuti e incerti.

Se vi state chiedendo di che diamine parlo, basta tornare indietro a venerdì 29 settembre 2023. Tra le tante interessanti uscite di quella giornata c’è un disco che ha colpito la sottoscritta più del dovuto ed il colpevole in questione è Silhouette Machine degli statunitensi Flooding.

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“E questi da dove sono usciti?”, mi sono chiesta io subito dopo aver ascoltato l’album per intero. So che vi starete ponendo la stessa domanda, ma il mistero è presto risolto. I Flooding nascono nel febbraio 2020 da un’idea originaria della cantante e chitarrista Rose Brown, a cui poi si aggiungeranno il bassista Cole Billings e il batterista Zach Cunningham.

Tre è proprio il numero perfetto, perché c’è tutto quello di cui hai bisogno senza dover per forza ostentare o strafare. Così nel 2021 il trio di Kansas City rilascia il debutto omonimo, e i pochi che ne parlano sembrano esserne molto entusiasti. “Il trio fonde droni atmosferici su percussioni pulite fino a quando le chitarre ronzanti si infrangono sulle voci eteree. Almeno fino a quando non otterremo delle urla aspre che colpiscono come un pugno” (Nathan Cardiff, Manor Records). Questo secondo album, Silhouette Machine, potrebbe considerarsi come una vera e propria evoluzione del primo, ma, a differenza di questo, presenta molti più momenti post-hardcore e drone, di quelli le cui atmosfere grigie e cupe fanno fatica ad uscire alla luce del sole. Perdersi, per poi ritrovarsi.

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Il modo in cui Rose Brown passa da una voce pulita, candida, quasi innocente, alle feroci e tormentate urla del suo growl, hanno un che di “brivido lungo la schiena” e hanno carica sufficiente per catapultarci direttamente in una specie di oltretomba senza passare dal via. Lo senti nelle prime tracce Run, Muzzle e Monolith Girl, lo senti perfino quando il registro cambia con Slit, la perfetta soundtrack per un nuovo e infestato film horror. Dopo l’attimo di respiro regalatoci da un intermezzo tutto chitarra, voci confuse e cigni che muoiono, i successivi ultimi tre brani Transept Exit, Silver Guilt e Negative Space ci conducono direttamente alle porte degli Inferi, con batterie che picchiano sempre più duro, chitarre noise e distorte e voci inquiete che si fanno sentire al di sopra di tutto e tutti.

Silhouette Machine ha l’urgenza di farsi ascoltare, in un mondo di cloni e brutte copie. Ricorda un po’ i Sonic Youth dei tempi d’oro, solo con sprazzi più dark ambient, più drone, anche heavy, ma è difficile accostargli molto altro ed è difficile stargli dietro. Quel che è certo è che, almeno per quanto mi riguarda, è uno dei migliori album di questo 2023 tanto ricco e solido. E sono anche certa di un’altra cosa: sentiremo parlare ancora dei Flooding. Ascoltare per credere.

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Last modified: 10 Ottobre 2023