Andrea Calabrò è Fra Diavolo, cantautore torinese ma anche un Minipimer sonoro che trita, fonde e confeziona musiche differenti, liriche urbane e spaccia simpatia malandrina lungo la tracklist che regge il suo disco “Armando sta crescendo”, tracce insolenti, tirate avanti con quella moviola oziosa dei cantautori latinos, una via di mezzo tra Davide Riondino e Vittorio Cane che danzano a cadenza sbilenca in questa piccola opera avvolta da un suo fascino stazzonato e precariamente cool.
Lontano dal caos e dall’arrivismo, il disco ha una sua movenza tutta particolare, lenta, da serata avvinazzata in compagnia d’amici tiratardi dove anche gatti di passaggio si fermano ad ascoltare, quella calura tranquilla e da storyteller di quartiere dove tutti sanno di tutto e viceversa e dove Fra Diavolo mescola le sue ottime carte cantautorati di una morbidezza corrosiva.
Trombe in sordina, jazzy, ancheggiamenti carribean, folk urbano e poesia malconcia sono le molteplici identità di quest’album, girovago per passione e girovagante per professione, un sentimento apparentemente compagnone ma nel profondo solitario e amaro ma anche di riscatto nei retrogusti anni sessanta alla Fred Buongusto “Ballata di un insetto”, poi arriva la carica latin carrettera “Cavoli”, l’intro Motowniano di “Il sogno di Max” che anticipa il dondolio reggae di “Nocciolina”, il samba cittadino di “Lamento a Manhattan” o il suono clubbing dell’epoca del proibizionismo che scivola e gattona ubriaco tra le note slow di “Nottetempo” a lucidare di benessere l’ascolto totale del registrato e quello di uno stato d’animo su di giri che queste storie capovolte, isosceli, di tutti i giorni ti appendono come una mutanda sul filo di un raggio di sole stordito.
Fra Diavolo con la sua chitarra e il suo “brigantaggio” sonoro è un punto di forza tra musica e sogno, quella nostalgica trasversalità retrò che frequenta i lettori ottici stereo con la freschezza di una rosa dentro un “bicerin”.
Last modified: 21 Marzo 2012