Lo-fi e power pop LGBT friendly divertente come non mai e utile per sputare veleno ovunque.
[ 12.02.2021 | autoprodotto | lo-fi, indietronic ]
Non siamo davanti al più incredibile capolavoro della storia della musica ma farete fatica a trovare un disco più divertente senza suonare idiota di questo Snailcore Delücks. L’artista statunitense utilizza la voce con uno stile a metà tra un moderno trapper e un cantautore indie anni Novanta mentre la musica, palesemente diy nella composizione come nella resa, spazia tra power pop e chiptune riuscendo ad essere, al tempo stesso, aggressiva e rabbiosa eppure allegra e spassosa, come abbiamo accennato.
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Il disco si apre con uno pseudo brano d’amore in cui attraverso un pop rock muscoloso Gezebelle Gaburgably urla le sue difficoltà di ragazzo qualsiasi nonostante non sia, come vedremo in seguito, l’ideale del ragazzo qualsiasi americano come lo vorrebbe la società attuale (“non posso lasciare quei due da soli perché fumano sempre crack”). Il secondo pezzo segue la scia dell’opening sia musicalmente, sia liricamente (“sei un frocio ritardato idiota, allontanati da me”) affrontando un problema banale solo per chi non lo vive sulla sua pelle come quello delle docce e dei bagni di chi non si sente uomo ma lo è da fuori, alleggerendo solo parzialmente i toni musicali, anticipando alcune caratteristiche chiptune che troveremo successivamente e finendo per sfociare in un caotico noise pop.
Filosofia per alcuni spicciola e problemi che non lo sono solo se non ne hai: cenni di sequencer & tracker nella compassata traccia numero tre in cui Gabezelle sceglie uno scalcinato cantautorato lo-fi per cantare il paragone tra la noia della nostra vita e le reiterazione di un videogioco in uno dei brani meno immediati del disco, forse fin troppo ripetitivo ma che da l’idea di volerlo essere proprio per ribadire il concetto espresso. Il pianto di un bimbo apre Sanrio Girl una specie di folle filastrocca chiptune particolarmente divertente tanto quanto nevrotica e snervante. La successiva Loser è una delle tracce più riuscite del disco: indietronic e melodia accattivante con la quale si riappropria con una specie di disilluso orgoglio del suo ruolo di perdente.
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Fuori tempo massimo, arriva un irriverente canto di Natale pop rock (Christmas Shit) in cui Gabezelle riversa il suo veleno sulla sua ragazza (“potresti chiamarmi grinch perché eri una puttana”) dimostrando proprio quanto detto all’inizio: tanta rabbia, tanto esplicita da strapparci una risata mentre finiamo ad empatizzare con l’autore. Si sfocia quasi nella trap in Big Dumb Worls, altro pezzo da esistenzialismo adolescenziale in cui l’artista riversa pochissime idee e pochissimi concetti ripetendoli fino allo stremo (“è un grande mondo stupido, puoi morire se preferisci”).
Superata la trascurabile Stuffed Animals arriviamo a Fat Brain, che su ritmiche drum’n’bass ed elettroniche, mostra tutto il disgusto di Gabezelle (“se pensi molto, non pensi molto, non pensi con i pensieri, pensi con il tuo cazzo ma non sei il tipo e no, non sei così brillante”). Life is a Blowjob (ossia ‘La vita è un pompino’) mischia reminiscenze anni Ottanta stile vaporwave pop a cantautorato in bassa fedeltà mentre I Did Not Kill My Wife riprende la durezza e forza dei primi brani del disco per cantare semplicemente e con pochissime parole la supplica di un marito condannato a morte che cerca di convincerci che la moglie sia caduta dalle scale.
Il legame col rap si fa netto nell’ultimo pezzo, Incorrectional Officer feat. Eggy: “ho perso tutti i miei diritti civili, non ho un conto in banca, non posso prendere i soldi che mi servono per la vaselina”, canta Gezebelle Gaburgably, lasciandoci anche col dubbio di dover riascoltare attentamente per cogliere al meglio alcuni passaggi.
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Snailcore Delücks ci racconta di un ragazzo in lotta con la sua sessualità (recuperate il brano in cui canta “odio il mio corpo, voglio essere una ragazza”) ma che non cerca compatimento, anzi, è tanto odioso (“se non ridete ai miei scherzi, giuro che letteralmente vi ucciderò”) quanto è l’odio che pare rivolgere a sé stesso: lo fa utilizzando una volgarità spicciola, quasi maschilista, in una sorta di depressione rabbiosa che lo spinge a riversare bile sui soggetti che ritiene responsabili del suo stato attuale.
Eppure stavolta nulla è esasperato come il passato in cui cantava “vorrei essere lesbica, vorrei non sembrasse come se avessi le palle, fottimi chi se ne frega, voglio essere una calda bomba bollente”. Il suo non è un maschilismo becero ma una reazione giovanile alle difficoltà che comporta l’essere ragazzi diversi in America oggi, una nazione costellata di stereotipi spesso confermati dalla realtà. Il canto di sofferenza chi sa di essere fuori ciò che non è dentro.
Ciò nonostante Snailcore Delücks riesce anche a metterci di buonumore, facendoci recitare il ruolo degli amici stronzi che ti prendono per il culo quando ti sfoghi per i tuoi guai, solo per farti sentire meno solo e alleggerire il peso della vita sulle tue spalle. Un disco apparentemente scanzonato e cazzone che in realtà riesce a farci capire quanto sia la società stessa a costruire quelle persone astiose che poi rifugge.
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Last modified: 24 Marzo 2021