Gionata – L’America

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Scene di vita quotidiana e un sound fresco per l’esordio solista dell’ex Violacida.

[ 18.10.2019 | Phonarchia Dischi | cantautorato, itpop ]

(di Marika Falcone)

Vivere i vent’anni, arrivare quasi ai trenta, uscire di notte, fare mattina, continuare a sperare, seppur controvoglia crescere, assistere al cambiare delle situazioni, delle persone, delle città, delle relazioni, ritornare sempre un po’ bambino, condividere casa, giocare ancora ai videogiochi, non smettere di tentare, imparare finalmente a nuotare.
Avere grandi sogni, chiamarli tutti America.

L’America, più precisamente, è il titolo del primo album di Gionata, ventisette anni, toscano di origini e milanese di adozione. I testi e la musica sono stati scritti interamente dal riccio cantautore, sognatore e nostalgico ex membro dei Violacida, che ha scelto la strada da solista per poter esprimersi al meglio e totalmente nelle canzoni, nei video, nei testi e sui social. La copertina del disco è una foto trovata in un vecchio album di famiglia di Gionata, che l’ha scelta perché “guardandola, ho avuto la stessa sensazione di speranza verso il futuro che ho quando penso all’America come concetto, più che come luogo geografico”.

Anticipato dai singoli Frigorifero, Male che vada e Oceano, l’album di Gionata è quello che serviva alla scena indipendente italiana per descrivere con bellezza e sincerità scene di vita quotidiana sopra un sound colorato, fresco e potente in dieci tracce che, una volta ascoltate, è difficile far uscire dalla testa. Che sia chiaro però, queste istantanee tratte dalle tipiche giornate di un ventenne non sono tutte solo rose e fiori, come potrebbe sembrare ai più superficiali. Sono anzi piene di sogni duri da realizzare, di relazioni difficili da mantenere, di tentativi che a volte falliscono, di nostalgia degli anni dell’infanzia, ma, nonostante il resto, di voglia di vivere tutto e non perdersi niente. È proprio questa la bravura di Gionata: scrivere della realtà senza mezzi termini, per poi suonarla e cantarla anche molto bene.

È Ci toccherà ballare, settima traccia dell’album, il pezzo che più degli altri traduce in musica e testi la vita dei ragazzi in provincia, come li vedono gli altri, cosa fanno ogni sera, cosa provano e cosa sperano davvero.
“Se non tendo le mani verso le stelle, come faccio a sapere che non riesco a toccarle?”, tratto da Oceano, è uno dei versi più belli dell’album: scoprire, meravigliarsi, darsi da fare, scegliere, rischiare… “and here you go, the American Dream!”: ed è proprio L’America, il brano che dà il titolo all’album e che poi unisce simbolicamente tutti i pezzi tra loro. È la canzone dei dubbi. La canzone dell’inizio dell’età adulta. Della paura di dimenticare, di accontentarsi. La canzone del pensiero che quello che ci fa stare bene sia altrove. Un altrove geografico, temporale, contestuale.

Il coraggio di rivelare interessi e debolezze e la speranza di non accantonare mai quel pizzico di infanzia che ci rimane si vivono attraverso Dinosauri e 8bit, pezzo strumentale che dà una forte originalità all’album e che dona a tutto il lavoro di Gionata sincerità e capacità.

L’artista si smaschera, svela le sue paure e le sue passioni e questo fa sì che chi ascolta l’album si fidi delle sue parole, dei suoi suoni e delle sue emozioni, ritrovando, tra pianoforti, chitarre e un briciolo di psichedelia, un vero e sensibile amico prima che un promettente e valido artista.

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Last modified: 28 Ottobre 2019