Capello non troppo ordinato ma neanche sbarazzino, ciuffo biondo, barda sapientemente calibrata e sguardo affilato da tagliare le mutande a tutte le massaie dal Nord al Sud. A tutto questo ci aggiungiamo una fantastica voce pizzicata di mediterraneo e uno stile da crooner anni ’40, argutamente riportato a Catania nel 2012. Questo è Giuseppe Cucè, ragazzo cresciutello (40 portati alla grande), ben conosciuto in terra sua.
Noi di Rockambula abbiamo l’onore di ascoltare in anteprima il suo nuovo disco, “Attraversando Saturno”, un mix tra canzone d’autore, melodia meridionale, jazz, salsa, swing e pop da (alta?) classifica.
Le prime note de “Il cielo blu” però mi fanno gelare il sangue. Il mio orecchio ignorante pone la sua attenzione su di una voce troppo (veramente troppo) da neomelodico napoletano e un tema lirico troppo (veramente troppo) da poeta per casalinghe ingrifate e pre-adolescenti con la cartella scarabocchiata. Preso dallo sconforto dei dieci brani che mi attendono, mi faccio coraggio e continuo deciso.
Mi salta all’orecchio così il nutrito contorno: le note che ballano a tempo di tango in “Malena”, il calore e il prepotente contrabbasso nel singolo “Amica di Traverso“, il ritornello sornione (un po’ troppo Tiziano Ferro?) de “La bellezza non esiste” e la magistrale chitarra jazz in “La luna nel pozzo”, cavalcata acustica che con i suoi 7 minuti spiazza i miei pregiudizi sulla ruffianeria biondo cantante. In questo ballo in maschera il pop si sposa alla grande con tutta la meridionalità ed il suo folklore, con il burbero ma pazzoide jazz e i suoi più divertenti discepoli swing. E la melodia italiana, antica e nobile madrina del ballo, tiene le redini della serata senza rompere il sottile equilibrio.
Produzione superba insomma, archi e fiati al punto giusto e mai abusati, sonorità elettriche e acustiche ben bilanciate. Tutto impeccabile e modernamente retrò da sembrare un piatto che gira in un grammofono ascoltato con le cuffie dell’iPod.
La mia tara però non si offusca e spesso riappare prepotente, la voce di Giuseppe non viene neanche corretta dall’intensità della ballata “Abissi” in cui gli viene affiancata la compaesana Agata Lo Certo. L’ugola bionda manca dunque di personalità e non è sufficientemente accattivante da poter stupire un ascoltatore prevenuto come me.
“Attraversando Saturno” però rimane un gran prodotto, di rara intensità e onestà. Un sano viaggio indietro nel tempo, mantenendo le radici ben salde tra fiori d’arancio e rocce a picco sul mare.
Last modified: 23 Aprile 2012
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