Ho incontrato questa band di tre giovani fanciulle circa un mese fa in un club di Torino e come sempre mi è capitato di rimanere fortemente influenzato dalla prestazioni live. Il concerto scolpisce dentro il mio cervello un’idea incorruttibile che amplifica fortemente tutto ciò che io possa provare ascoltando un disco dell’artista dopo averlo visto dal vivo. A volte un solo episodio live ha completamente sconvolto la mia visione e il significato della musica. Tu chiamale se vuoi sensazioni.
Il fatto dunque di aver visto le ragazze prima di ascoltare il loro EP ha indubbiamente condizionato la scrittura di questa recensione, anche se la band si è dimostrata a mio avviso “fedele”, riflettendo pregi e difetti del live anche nel disco.
Gypsy Wagon sono un bel power trio, giovanissimo, molto girl power, grintoso, ben assortito e diretto. Sia live che su disco colpiscono per intensità e forza, meno per tecnica, stile e composizione. Il disco è un mix bilanciato di grunge, punk e nu metal: un gelato misto che nonostante gli ingredienti rimane parzialmente insapore.
“Utopia Code” apre le danze con una marcetta metallusa e la graffiante voce di Ginny, la caratteristica più preziosa della band. Martellante, ruvida, potente, l’ugola della ragazza è da proteggere e custodire con molta cura. Per il resto la botta c’è, ci gira intorno buttandoci nel vortice nonostante le imperfezioni tecniche. Da restaurare sicuramente gli incastri ritmici e le strutture dei brani, mentre le chitarre spesso se la cavano mantenendo un profilo tetro in tutti i brani del disco. L’apice dell’oscurità viene raggiunto in “The Switch” che si presenta con un intro da paesaggio raso al suolo e una melodia vicina ai gloriosi anni dei Guano Apes. Anche “Crazy May Ann” inizia determinata ma naufraga in un noioso intermezzo pseudo stoner (troppo lungo!) che sfocia nel ritornello vicino ai Nirvana di “In Bloom”. La barca inizia a non individuare più la rotta e anche in “Superstar” cerca rifugi sicuri che suonano scontati e impersonali.
Un riparo forse non farebbe male alle Gypsy Wagon, un’isoletta tranquilla dove tirare le somme e capire dove poter limare per ottenere risultati migliori. In questi casi va comunque premiato il coraggio di essersi esposte in acque agitate senza grande esperienza alle spalle, portando sulla barca sgangherata il loro piccolo bagaglio di determinazione, compattezza e voglia di mettersi in gioco. Una valigia piena di rumore che mira giusto a far sentire la propria voce, ad alzare una bandiera nera come la pece con qualche sfumatura rosa. Avvertimento che sottolinea come queste tenere fanciulle non hanno bisogno di nessun aiuto per affrontare i mari impetuosi.
Last modified: 23 Gennaio 2013