Era il 2005, sembra ieri, o forse un secolo fa. I Bachi Da Pietra erano l’incontro quasi fortuito tra un Giovanni Succi che aveva da poco sciolto i Madrigali Magri e un Bruno Dorella alle prese con i primi OvO e Ronin. Dieci anni, cinque dischi, un live e due ep dopo, quel nome a cavallo tra entomologia e materia è uno dei più riconoscibili e stimati del panorama musicale italiano, dopo un percorso tortuoso, a lungo sotterraneo, imprevedibile ai più (ma non a loro), che dai sussurri e i silenzi di Tornare Nella Terra li ha portati alla graniticità epica di Quintale. E per onorare questo traguardo i Bachi Da Pietra hanno confezionato “Habemus Baco”, un ep di tre pezzi in cui alla pietra aggiungono il metallo, sempre dediti alla loro missione, fossero davanti a quattro o a mille persone. Perché i Bachi sono nati per spaccare pietre, e se una volta era un insinuarsi nelle fessure adesso è un trattamento alla dinamite, ma il risultato finale rimane lo stesso: Habemus Baco racconta questo, racconta di pietre polverizzate e di un destino ineluttabile, di un percorso che dura “Tutta La Vita”, e così sia. E il nuovo metodo è documentato da “Amiamo La Guerra”, inno black metal che chiude il trittico e prende in prestito le parole di Giovanni Papini, che nel 1914 auspicava un conflitto di cui presto si sarebbe pentito. È uno strano compleanno questo di Habemus Baco, e come in tutti i compleanni un brindisi è d’obbligo: per cui al vinile bianco in edizione limitata i Bachi Da Pietra hanno affiancato dieci bottiglie di Barolo del 2005, un vino pregiatissimo che metteranno all’asta. Perché inutile girarci attorno, una celebrazione classica per questi primi dieci anni di vita dei Bachi Da Pietra sarebbe stata una cosa contro la natura stessa dei Bachi Da Pietra: Succi e Dorella sono così, questa è la vita che si sono scelti, fino al mio funerale, fino all’ultima pietra che sono qui per spaccare.
Bachi Da Pietra Habemus Baco OVO
Last modified: 24 Marzo 2015