È un bene che io abbia ascoltato VHS di Hey Saturday Sun in una notte afosa d’estate. È un bene che io lo abbia ascoltato anche a ridosso delle ferie. Perché questo disco si porta dietro delle sensazioni di freddo e ghiaccio, nate sicuramente dalla presenza di suoni elettronici, meccatronici e robotici (“Pulsetrain”) che riportano alla mente la freddezza delle macchine, oltre ad evocare talvolta anche una certa inquietudine (“Supercops”, “Analog6”). Quando questi suoni meccanici si attenuano, il disco riesce a svelare anche delle sonorità più calde (“Service”), senza però mai perdere le caratteristiche elettroniche e synth-pop che lo contraddistinguono.
VHS rispecchia pienamente la linea artistica del suo artefice (Giulio Ronconi alias Hey Saturday Sun, appunto), già autore di musiche di spettacoli teatrali e documentari. E proprio il titolo riporta alla mente questa predisposizione alla capacità di produrre immagini, nella propria testa o su uno schermo vero e proprio, quello schermo che forse in passato era collegato proprio ad un videoregistratore per videocassette VHS. Il riferimento agli anni ’80 dell’intero lavoro è dunque chiaro e netto, e non solo per i suoni elettronici che a volte si rifanno addirittura ai videogame protagonisti della nostra infanzia, ma anche per quelle caratteristiche dance che il disco acquista soprattutto nella sua seconda parte (“Vhs Heroes”.)
Il film che evoca questa videocassetta sonora che porta il titolo di VHS affonda le radici in sonorità appartenenti al passato senza per questo risultare irrimediabilmente nostalgico o privo di originalità. Un film che forse nelle sue undici tracce si sofferma un po’ troppo sulle stesse tematiche, ma che nel complesso risulta essere piacevole all’ascolto e alla visione.
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Last modified: 27 Luglio 2015