Howie B, il guru della dance anni Novanta sul palco del Rising Love

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Insieme a U.N.K.L.E., DJ Shadow, Portishead e Coldcut, Howie B è uno dei rappresentanti più stimati e ricercati della dance degli anni Novanta. La sua musica è stata definita una colonna sonora per viaggi cerebrali e pastiche moderno con influenze minimaliste: non dobbiamo stupirci, visto che il dj e musicista ha iniziato tutto grazie a un po’ di tè e di…cannabis.
La storia di Howie B, al secolo Howard Bernstein, è la classica favola finita bene, nonostante qualche ostacolo buttato qua e là dal fato. Scozzese di Glasgow, trapiantato a Londra, Howie lascia la scuola a 17 anni per andare a vivere in un kibbutz: da lì però viene espulso dopo poco più di un anno perché colto in flagrante mentre assapora i fumi di una canna. Subito dopo comincia a lavorare in studio di registrazione, facendo la gavetta come tea-boy – l’addetto a preparare il tè ai musicisti – per poi divenire non solo disc jockey, ma anche produttore e ingegnere del suono.
Il suo primo lavoro al missaggio lo vede impegnato nella colonna sonora del film di Stephen Frears, “My Beautiful Launderette” (1985). Nel 1994 fonda anche una propria etichetta discografica, la Pussyfoot. La sua attività è continua e frenetica, al punto da portarlo alla realizzazione di uno studio trasportabile che gli consenta di proseguire i suoi lavori anche durante i frequenti spostamenti.
Un camaleonte, ora a suo agio come produttore, ora come ingegnere del suono, ora come mixer e altro ancora, Howie collabora con alcuni fra i nomi di maggior prestigio della dance, da quelli più ‘canonici’ a quelli della frangia più alternativa del genere. Fra le partnership di maggior rilievo si possono ricordare quella con i Soul II Soul – una delle prime – per poi spaziare verso nomi come Tricky, Goldie e gli Everything But The Girl fino a Björk, con la quale per un certo periodo i rapporti vanno oltre il piano puramente lavorativo. Howie B è presente in molte delle produzioni dell’elfo islandese: è ingegnere del suono per l’album “Debut” (1993), produttore e tecnico del missaggio per “Post” (1995), “Joga” (1997) e “Homogenic” (1998).
Nella seconda metà dei ’90 è talmente ‘hot’ da trovarsi catapultato a Hollywood per la produzione del theme-tune di “Mission Impossible”, nella versione musicata da Adam Clayton e Larry Mullen degli U2. Il suo interessamento al cinema lo fa comparire come coproduttore anche per la colonna sonora del film di Wim Wenders, “The End Of Violence”.
Ma uno dei sodalizi professionali che più lo avvicinano al grande pubblico è la partecipazione al Popmart Tour, il tour mondiale degli U2 del 1997 (quello famoso per l’enorme limone-UFO da cui uscivano Bono & co. per cantare “Discothéque”): Howie in quell’occasione ha il compito di aprire i concerti con la propria musica e di fare da ingegnere del suono durante i live della band irlandese. Questa collaborazione si interrompe bruscamente con l’espulsione di Howie B dagli Stati Uniti, per lo stesso motivo che lo aveva fatto allontanare dal kibbutz molto tempo prima (!).
Fra le sue ultime apparizioni in album di altri musicisti si ricordano quella su “Trabendo” dei Les Nègresses Vertes (2000) e su “Asile’s World” della friulana Elisa, per la quale produce due tracce, “Seven Times” e “Come&Sit”.
Di grande interesse sono anche i suoi progetti autonomi: gli album “Music for Babies” (1996), “Turn the Dark Off” (1997) e “Snatch” (1999) gli valgono l’elogio unanime della critica. La musica in essi contenuta si caratterizza per il grande eclettismo, vero e proprio marchio di fabbrica dell’autore. I ritmi sono rallentati con una particolare cura del suono e delle atmosfere rarefatte, talvolta vicine al trip-hop e alla techno ambient.
Uno dei brani più conosciuti del suo repertorio è “Maniac Melody”, dall’album “Snatch”. Si tratta di un vero e proprio gioiellino, un brano d’atmosfera che invita a muovere busto e testa in avanti e indietro (forse un’influenza del suo background ebraico) seguendo il ritmo del basso, a tratti funkeggiante, che condivide la scena principale con dei suoni sintetizzati. La melodia, dallo schema ripetitivo ma assai accattivante, è arricchita da archi e arpeggi sullo sfondo. Per certi aspetti potrebbe essere parte di una colonna sonora di un film di spionaggio a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta.
Nel 2001, dopo tre anni di elaborazioni, Howie pubblica l’album “Folk”, un insieme di storie raccontate con la collaborazione di nuove scoperte e vecchie ‘conoscenze’, attraverso la musica e le parole, senza un genere stabilito. Così si passa da deep’n’cool funky a phuture jazz a groove sperimentali per arrivare al suo debutto come cantante su “Watermelon”, che manifesta la sua necessità di esprimersi con ogni mezzo e linguaggio.
Non a caso Howie descrive le numerose collaborazioni che hanno contribuito all’identità di questo disco come un insieme di espressioni spontanee di ognuno degli artisti coinvolti e come una raccolta di storie da raccontare. “Folk” si può definire un passo in una direzione nuova, senza aver abbandonato il percorso intrapreso all’inizio della carriera.

Scarica immagine alta risoluzione Howie B https://dl.dropbox.com/u/25359271/Howie%20B.JPG

Sabato 27 ottobre

Ore 22.30

Rising Love

Via delle Conce, 14 – Roma

Info 0657289543

Ingresso Euro 10 (con tessera Arci) incluso drink

Last modified: 22 Ottobre 2012

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