Venti dischi scelti nel solito marasma di fine anno, non numerati perché oh, mica è una gara. L’importante è che siano belli.
AMYL AND THE SNIFFERS – COMFORT TO ME
[ 10.09.2021 | garage, punk | Australia | Rough Trade ]
Se negli ultimi anni è salita alla ribalta una vera, nuova icona punk, essa non può che rispondere al nome di Amy Taylor, ormai a tutti gli effetti sacerdotessa del garage internazionale. Dopo il debutto al fulmicotone nel 2019 c’era molta attesa per il nuovo lavoro della band australiana, ed è bello constatare che la voglia di far casino e di suonare sporco e marcio non sia stata minimamente scalfita dalla notorietà ottenuta negli ultimi anni, anzi.
Comfort to Me è un treno che sfreccia all’impazzata senza mai accennare a fermarsi, un album da ascoltare dall’inizio alla fine ballando e saltando, con qualche breve pausa soltanto per bersi una birra e poi ricominciare.
La doppietta Security–Hertz è da KO tecnico, così come l’apertura affidata alla potente Guided by Angels.
Il punk è più vivo che mai, sia messo agli atti.
BADBADNOTGOOD – TALK MEMORY
[ 08.10.2021 | jazz, experimental | Canada | Innovative Leisure ]
Ritorno oltremodo atteso e gradito quello del collettivo canadese, che aveva il gravoso compito di non far rimpiangere il bellissimo IV, album della vera consacrazione. Diciamolo subito: l’operazione è riuscita in pieno, e, anzi, l’impressione è che Talk Memory sia tra le cose migliori e più ispirate mai pubblicate dalla band, e questo ci riempie il cuore di gioia.
Alfieri di un jazz mai riccardone o fine a sé stesso e alla costante ricerca di nuove vie da percorrere, i BADBADNOTGOOD sono un’esperienza unica per chi ha il desiderio di staccare completamente dalle complicazioni superflue del mondo, per dirla con Calvino. Signal from the Noise è immersa in atmosfere spaziali e misteriose che anelano ad un universo apparentemente sconosciuto, mentre l’ariosa melodia di Love Proceeding è talmente sublime da riempirti l’esistenza già dopo averla ascoltata una sola volta.
Uno dei dischi più magici del 2021, assolutamente imperdibile.
BLACK COUNTRY, NEW ROAD – FOR THE FIRST TIME
[ 05.02.2021 | post-rock, jazz, experimental | UK | Ninja Tune ]
Quello del collettivo inglese era uno dei debutti più attesi e chiacchierati dell’anno. I singoli che avevano preceduto l’uscita dell’album avevano infatti creato non poco hype intorno alla band, e bisogna dire che l’attesa è stata ampiamente ripagata.
Dalle pieghe di un sound davvero variegato appaiono subito chiare le influenze post-rock: Tortoise ma soprattutto Slint, con i BCNR che non hanno mai fatto nulla per celare la loro deferenza nei confronti della leggendaria band di Louisville (vedi citazioni nei testi o foto promozionali in puro stile Spiderland).
Il vero tratto distintivo del sound dei BCNR è l’approccio smaccatamente free form e orchestrale, con brani dalla struttura complessa e dalle atmosfere cangianti. La voce di Isaac Wood assume spesso e volentieri toni agitati e quasi drammatici, e le distorsioni che increspano qua e là il disco concorrono ulteriormente a creare un’atmosfera tesa e ansiogena.
Un debutto da ricordare e che, grazie all’ottima scrittura e agli arrangiamenti ricercati, riesce anche ad andare oltre il suo essere un po’ derivativo.
DRY CLEANING – NEW LONG LEG
[ 02.04.2021 | post-punk | UK | 4AD ]
Tra i debutti più attesi dell’anno spiccava sicuramente quello del quartetto di Londra, già autore di singoli interessantissimi che avevano stuzzicato non poco la curiosità di pubblico e addetti ai lavori.
Il post-punk minimal dei Dry Cleaning è diretto e senza fronzoli, melodico ma anche spigoloso, e impreziosito dall’impassibile voce di Florence Shaw (spesso e volentieri asservita a un eloquente spoken word), tra i veri punti di forza del gruppo.
Scratchcard Lanyard è forse il brano più rappresentativo, con la sua aria scanzonata da brano dei Sonic Youth sotto sedativi (a proposito, la stessa voce ogni tanto fa tornare alla mente quella di Kim Gordon), ma anche il refrain di Unsmart Lady finisce per stamparsi nella mente di chi ascolta.
Debutto che suona fresco e poco incline a compromessi, e siamo solo all’inizio.
FACS – PRESENT TENSE
[ 21.05.2021 | noise, experimental | USA | Trouble in Mind ]
Il terzo album in tre anni dello spigoloso trio di Chicago non delude le aspettative: c’è rumore, dissonanza, oscurità, groove, improvvisazione, ovvero tutto ciò che ha reso i FACS una delle realtà più interessanti nel panorama musicale attuale.
Strawberry Cough è probabilmente l’episodio più fruibile del disco: atmosfere post-punk, basso incisivo, chitarre sferzanti, melodie azzeccate. Un brano accattivante che fa da contraltare all’inizio oscuro di XOUT, che si conclude con urla lugubri e toni quasi apocalittici.
Mirrored è la chiusura perfetta, con una sezione ritmica in pieno stile post-hardcore e una coda distorta che rende pieno onore a tutte le dissonanze che rendono il suono dei FACS unico e sempre interessante.
GNOD – LA MORT DU SENS
[ 05.11.2021 | noise, industrial | UK | Rocket ]
Il collettivo inglese è ormai da anni uno dei maggiori punti di riferimento per quanto riguarda la sperimentazione in musica: tra noise e drone, psichedelia e kraut, lo spettro sonoro dei GNOD è quanto di più ampio e variegato si possa immaginare.
Con questo nuovo album si torna al noise efferato che ultimamente era stato un po’ accantonato, e la scelta non poteva che rivelarsi totalmente azzeccata. Pink Champagne Blues è un brano che ti spettina dall’inizio alla fine, con le sue linee di basso penetranti e quasi insostenibili e un sound corposo e massiccio più che mai.
Anche l’opener Regimental non scherza quanto a potenza sonora, e in generale tutto il disco è proprio quello che ti aspetteresti da loro: schiaffi in faccia a ripetizione, ma di quelli che ti piacciono talmente tanto da volerne sempre di più.
GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR – G_D’S PEE AT STATE’S END!
[ 02.04.2021 | post-rock, experimental | Canada | Constellation ]
Parlare dei GY!BE nel 2021 può risultare quasi stucchevole: fin dagli esordi nei ‘90, il gruppo canadese ha contribuito in maniera sostanziale e decisiva a definire le coordinate dell’intero filone post-rock e, quel che è più incredibile, uscita dopo uscita non ha mai smesso di scavare sempre più a fondo nei meandri del proprio spettro sonoro, fino a plasmare un sound assolutamente unico e irripetibile.
Il nuovo album è anche meglio delle ultimissime cose pubblicate e nasconde anche una non troppo velata critica verso la società odierna (il che non è certo una novità per i lavori dei GY!BE, ricordate la frase “the government is corrupt” in The Dead Flag Blues?).
Le chitarre quasi piangenti di First of the Last Glaciers (titolo pazzesco) e Government Came fanno venire i brividi, e soprattutto hanno la forza di trasportarti davvero altrove: un’oscura magia che perdura da quasi tre decenni e che non sembra avere alcuna intenzione di eclissarsi. Grazie, davvero.
GROUPER – SHADE
[ 22.10.2021 | drone, folk | USA | Kranky ]
Il sempre prolifico progetto di Liz Harris aggiunge un nuovo capitolo alla propria storia, e anche stavolta si tratta di un centro pieno. Sebbene la musica di Grouper si muova in territori sonori non poco battuti in questi ultimi anni, le atmosfere da cui è pervaso ogni suo nuovo lavoro risultano semplicemente inimitabili: un mondo oscuro e ovattato, sinistro e sognante, un viaggio sensoriale oltre che musicale.
La traccia di punta Unclean Mind è un gioiellino folk intimista che lascia senza fiato per delicatezza e soavità, mentre in Disordered Minds (eloquente fin dal titolo) fanno capolino tutte le inquietudini che da sempre contraddistinguono l’arte di Liz Harris.
Album da ascoltare con la giusta dose di attenzione e isolamento, da mettere su solo quando si sente di aver voglia di avvolgersi in sé stessə: sarà la colonna sonora perfetta.
ICEAGE – SEEK SHELTER
[ 07.05.2021 | art rock, post-punk | Danimarca | Mexican Summer ]
La band danese capitanata da Elias Bender sembra ormai approdata definitivamente ad una nuova fase della propria carriera, quella dell’abbandono quasi definitivo delle ruggenti urgenze post-punk degli esordi in luogo di un sound più ricco e variegato, intriso di blues e di art rock.
Seek Shelter è un album maturo, consapevole, dai toni un po’ oscuri, un disco di difficile catalogazione e da ascoltare più e più volte per essere in grado di apprezzarlo in tutta la sua profondità artistica.
Una delle perle incastonate nella tracklist è senza ombra di dubbio The Holding Hand, caratterizzata da un cantato quasi teatrale e da atmosfere vagamente noir, oltre che da una potente coda in chiusura che è anche uno dei momenti più alti dell’album.
Shelter Song si muove su territori quasi britpop e si fregia addirittura della presenza di un coro gospel, mentre High & Hurt è probabilmente il brano più diretto del lotto.
Gli Iceage sono diventati grandi, e non solo in senso anagrafico.
JAPANESE BREAKFAST – JUBILEE
[ 04.06.2021 | indie pop, bedroom pop | Corea del Sud | Dead Oceans ]
Il nuovo disco dell’artista originaria di Seoul – al secolo Michelle Zauner – è proprio come lo vorresti: sfrontato, elettronico, funky, maturo, colorato.
L’irresistibile Be Sweet è subito un banger di quelli buoni, uno di quei pezzi che riuscirebbe a far ballare davvero chiunque (provate a farlo sentire a qualcuno di vostra conoscenza: non importa la sua estrazione musicale, finirà per entrarci in fissa).
In Jubilee c’è però spazio anche per il bedroom pop placido e arioso di Kokomo, IN, così come per le insospettabili distorsioni shoegaze di Sit.
Un album vario e pieno di influenze, ma caratterizzato soprattutto da un respiro moderno e universale. Missione totalmente riuscita.
LOW – HEY WHAT
[ 10.09.2021 | drone, experimental | USA | Sub Pop ]
Ma come, nel 2021 ancora i Low in classifica? È quello che probabilmente si staranno chiedendo anche Alan Sparhawk e Mimi Parker, marito e moglie ma soprattutto anima della storica band del Minnesota.
Accantonate ormai da anni le istanze minimali dello slowcore, la proposta dei Low continua a rinnovarsi uscita dopo uscita, riuscendo a rivitalizzare ogni volta di più quella voglia di sperimentare e di scandagliare i recessi della propria anima musicale (e non solo).
Riuscire a spingersi ancor più in là rispetto al bello ma straniante Double Negative sembrava impossibile, ma “impossibile” è proprio l’aggettivo che con i Low dovremmo scordarci una volta per tutte.
Gli squarci sonori che irrompono in Days Like These farebbero rabbrividire chi noise e drone li suona da anni, idem per quanto riguarda le distorsioni in cui è immersa la bellissima More. Eppure c’è sempre spazio per la melodia, grande marchio di fabbrica della band, vedi ad esempio l’ottima opener White Horses.
C’è ancora qualcosa da dire sui Low? No, limitiamoci ad ascoltarli in religioso silenzio e a ringraziarli ancora una volta di essere qui con noi su questo pianeta.
MAN ON MAN – S/T
[ 07.05.2021 | alt rock, noise pop | USA | Polyvinyl ]
Joey Holman e Roddy Bottum (già nei Faith No More) sono una coppia nella vita e, dalla nascita del progetto Man on Man, anche nella musica. Il disco eponimo di quest’anno è il loro debutto assoluto ed è anche uno dei lavori più peculiari e variegati usciti nel 2021.
Quello dell’opener Stohner è uno shoegaze distorto, rallentato ma in ogni caso estremamente godibile, una versione più zuccherosa e meno disperata di Have a Nice Life, Midwife e simili. La placida e sognante It’s So Fun (to Be Gay) è probabilmente l’inno queer del 2021, mentre la chiusura cupa e malinconica affidata a It Floated è un vero pugno nello stomaco: voce effettata e rarefatta accompagnata dal solo piano, un’avvolgente sensazione di precarietà che è senza dubbio il modo migliore per chiudere un disco pregno di emozioni e sentimenti.
PARANNOUL – TO SEE THE NEXT PART OF THE DREAM
[ 23.02.2021 | shoegaze, noise pop, lo-fi | Corea del Sud | self-released ]
Dagli anfratti di Bandcamp alla ribalta delle riviste specializzate: il novello Will Toledo è un artista coreano di cui non si sa praticamente nulla e che fa delle distorsioni e dell’estetica lo-fi il proprio marchio di fabbrica.
Shoegaze, noise pop, bedroom pop, emo: c’è tutto questo e anche di più in quest’ora di musica quantomai amatoriale, il disco perfetto da ascoltare ad occhi chiusi nella propria camera.
Si può comunicare molto anche senza particolari effetti speciali, e questo album ne è l’ennesima riprova: lasciatevi ammaliare anche voi.
SPIRIT OF THE BEEHIVE – ENTERTAINMENT, DEATH
[ 09.04.2021 | neo-psych, noise pop | USA | Saddle Creek ]
Quarto album in studio per l’eccentrica band di Philadelphia, dal sound sempre variegato e decisamente peculiare. La copertina a metà tra l’inquietante e lo strambo è un ottimo biglietto da visita per quello che è un disco schizofrenico e a tratti “malato”, una Babele di suoni che tiene incollati all’ascolto per tutta la durata del lavoro.
Esempio più lampante della suddetta schizofrenia non può che essere un brano come There’s Nothing You Can’t Do, che tra melodie ariose e batteria secca esordisce in pieno stile neo-psych/dream pop per poi deflagrare in un’assurda coda noise e sguaiata che spazza via ogni certezza. Il tutto in tre minuti di durata, scusate se è poco.
In generale uno degli album più bizzarri del 2021, e piace proprio per questo.
SQUID – BRIGHT GREEN FIELD
[ 07.05.2021 | post-punk, kraut | UK | Warp ]
In un’annata caratterizzata da una lista corposa di debutti a dir poco interessanti, non potevano certo mancare gli Squid, forse in assoluto quelli maggiormente attesi al varco dopo la serie di singoli ed EP pubblicati nel corso degli anni.
Il primo album degli inglesi suona ambizioso e maturo, e probabilmente meno scanzonato rispetto a quanto eravamo abituati a sentire da loro. La vena art punk à la Talking Heads è sempre ben presente, ma stavolta è inglobata in canzoni dalla struttura complessa e articolata. C’è spazio ovviamente anche per l’altra anima caratteristica del sound della band, quel fascino per la psichedelia liquida mista a kraut.
Narrator è certamente uno dei brani di punta del disco ed anche uno dei migliori di tutto il 2021, con il crescendo che pian piano prende forma sotto le ossessive ripetizioni del batterista Ollie Judge e che finisce per esplodere sotto i colpi di chitarre, synth e degli acuti lancinanti della guest Martha Skye Murphy.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata alla perfezione da Global Groove, incredibilmente liquida nella sua psichedelia 100% free form.
Abbiamo atteso molto, ma ne è valsa davvero la pena.
THE ARMED – ULTRAPOP
[ 16.04.2021 | noise, post-hardcore | USA | Sargent House ]
Il collettivo di Detroit è ormai ampiamente noto per la miscela incendiaria del proprio sound e questo nuovo lavoro non fa certo eccezione.
Va detto che il titolo non è casuale, perché al contrario di quanto ci si potrebbe attendere ULTRAPOP è davvero intriso di pop, o meglio del pop secondo i The Armed. An Iteration è un ottimo esempio in questo senso: aperture insospettabilmente melodiche immerse in distorsioni di ogni genere, una schizofrenia musicale davvero impagabile.
Se in episodi come Where Man Knows Want la vena noise e mathcore prende prepotentemente il sopravvento, la finale The Music Becomes a Skull, impreziosita dalla tenebrosa voce di Mark Lanegan, è un incubo dark/industrial a occhi aperti. Un album che è un viaggio senza fine e forse anche senza senso, ed è imperdibile proprio per questo.
THE NOTWIST – VERTIGO DAYS
[ 29.01.2021 | neo-psych, indietronica | Germania | Morr ]
Tornare a sette anni dall’ultimo lavoro pubblicato non è mai facile, soprattutto quando si è una band per cui si ha la sensazione che il meglio sia ormai già passato. E invece scopriamo con immensa gioia che il gruppo tedesco ha ancora tutte le carte in regola per deliziarci con i suoi dolci tappeti sonori e le sue irresistibili melodie.
In una tracklist infarcita di collaborazioni, a spiccare è sicuramente Loose Ends, che a momenti fa tornare alla mente le vette emozionali dell’eterna Consequence. La voce fragile e quasi rotta di Markus Acher fa trattenere a stento le lacrime, mentre la coda strumentale finale sa di vera e propria liberazione.
Interessantissima la collaborazione con Ben LaMar Gay in Oh Sweet Fire, così come le fascinazioni psichedeliche ed esotiche di Into the Ice Age.
In generale un disco compatto e dalla qualità media veramente alta, un gioiellino che appaga i sensi.
THE WEATHER STATION – IGNORANCE
[ 05.02.2021 | chamber folk, art pop | Canada | Fat Possum ]
Il progetto firmato dalla musicista canadese Tamara Lindeman giunge al suo quinto capitolo e anche stavolta si conferma in tutta la sua capacità di evocare scenari intimi e misteriosi, unita ad una vena folk ricca di sfaccettature.
Di certo non dev’essere stato semplice riuscire a bilanciare le anime pop e dark che albergano nel disco, il che è un’ulteriore nota di merito per un album che, ascolto dopo ascolto, non smette di rivelare tratti nascosti e preziosi.
Tried to Tell You è uno dei brani più squisitamente cantautorali del lotto, mentre Atlantic è un perfetto esempio del chamber folk sofisticato di cui Lindeman è ad oggi una delle migliori interpreti in circolazione.
Un disco elegante e dalle mille sfumature, provare a coglierle tutte è una bella sfida.
TROPICAL FUCK STORM – DEEP STATES
[ 20.08.2021 | art punk, experimental | Australia | Joyful Noise ]
Dal genio di Gareth Liddiard e Fiona Kitschin non può che venir fuori roba eccelsa, e anche stavolta gli ex Drones non deludono le aspettative.
Quello del nuovo lavoro del progetto Tropical Fuck Storm (il terzo in quattro anni) è un punk disagiato, allucinato, sghembo, a volte quasi inafferrabile e spesso anche ostico. Per apprezzarlo appieno bisogna immergersi completamente nel mood decisamente bizzarro che lo caratterizza, un ascolto che, con la giusta attenzione, riesce a rivelare le solite, immancabili perle.
Legal Ghost è probabilmente il pezzo più canonico del lotto, ma se volete addentrarvi davvero nelle allucinazioni del gruppo australiano ascoltate Suburbiopia: ne uscite esterrefattə.
TURNSTILE – GLOW ON
[ 27.08.2021 | post-hardcore, punk hardcore | USA | Roadrunner ]
La violenza del post-hardcore più tirato mista a delle soavi chitarre dream pop. Un sogno? No, è il leitmotiv del nuovo disco del quintetto americano, probabilmente il migliore nella loro pur giovane discografia e impreziosito da una copertina rosa smaccatamente pop.
Riuscire a combinare con maestria elementi apparentemente tanto diversi è sintomo di una maturità compositiva davvero invidiabile: la forza di Glow On sta infatti nel riuscire sempre a trovare un punto di equilibrio tra i suoi riff più robusti (vedi quelli di Mystery e Holiday) e aperture melodiche inaspettate e stupefacenti (come nelle sognanti e immaginifiche Underwater Boi e Alien Love Call, quest’ultima con la partecipazione di Blood Orange).
Quello della conclusiva Lonely Dezires è shoegaze 3.0: chitarre ruggenti, voce che suona come un’eco lontana, finale che evapora via come un sogno troppo bello perché possa durare a lungo.
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Last modified: 21 Gennaio 2022