In esclusiva per Rockambula Webzine, “Ali di Cera” è il primo singolo estratto dal nuovo lavoro in studio de I Paradisi, che si intitola Dove Andrai e uscirà il prossimo ottobre.
Cos’è la felicità?
Per molti non esiste, per altri è realizzabile.
Anticamente un lusso concesso solo agli Dei, ma non al genere umano.
È probabilmente un ideale irrealizzabile, una sorta di splendente sole dorato che tutti vorrebbero toccare, o avvicinare. Ma senza bruciarsi.
Come Icaro, che volò via insieme al padre con ali di cera e di piume, e incurante delle sue raccomandazioni si avvicinò alla stella per sentirsi più libero e felice, sfidando la natura e i limiti dell’uomo. Ma così cadde precipitando.
I Paradisi nascono dalle ceneri dei Paradisi Noir, gruppo di rock poetry fondato nel 2004 da Cristian D’Oria e Paolo Ornaghi. Il progetto (un connubio di canzoni d’autore e poesia declamata) nasce come duo, tra live nei locali di Milano, teatri, centri sociali e festival. Nel 2006 viene coinvolto Andrea Mottadelli, polistrumentista (Arancioni Meccanici, Jet Lag). Da qui nelle canzoni viene inizialmente aggiunta l’impronta chitarristica, arricchendo il tappeto sonoro prerogativa fino allora del pianoforte. La band diviene così un trio, e gli arrangiamenti si sviluppano ulteriormente, con aggiunta di parti di batteria e basso nelle registrazioni di un primo lavoro autoprodotto.A questo si affianca sempre una continua attività live, che culminerà nel definitivo assetto con l’ingresso di Henrico Pantano e Valerio Paronzini, già rispettivamente batterista e bassista nei Male di Grace. Con questa formazione alla fine del 2007 il gruppo si presenta al Festival della Cultura Europea di Budapest. Nel 2010 esce quindi “Paradisi Noir”, a cui segue la relativa promozione concertistica.Nella primavera del 2012 Paolo Ornaghi lascia il progetto. Il resto dei componenti decide quindi di proseguire, abbandonando la parte declamata e aprendo un nuovo corso: i Paradisi. Dopo aver assimilato il cambiamento, con la stesura di una dozzina di tracce di nuovo materiale, nell’estate 2014 il gruppo entra in studio per iniziare il lavori del disco nelle rinnovate vesti. Da un punto di vista musicale il rimando a sonorità d’oltreoceano si fa ancora più’ evidente, con particolare rifermento alla psichedelia 60’s e al rock dei primi anni ’70. Non mancano incursioni nel blues e nella canzone d’autore italiana del medesimo periodo, a far da sfondo a testi che si muovono in chiaroscuro, tra irrazionale e pensiero, in un continuo contrasto tra ciò che è reale, e quello che si percepisce come tale.
Dove Andrai racconta il viaggio dell’uomo dentro di se, giungendo fino ai luoghi più reconditi dell’anima. La frontiera più estrema e ardua è in realtà quella più vicina, ed è dentro di noi. L’uomo è l’oggetto di studio più complesso e le sue idee, talvolta incomprensibili, possono essere luce e oscurità. Nelle tracce che vanno a comporre il disco emerge l’intento di portare in superficie ciò che chi ascolta ha già dentro di sé. I viaggi avvengono dentro e fuori la nostra mente e riescono in qualche modo a rivelarci chi siamo in realtà. Cosa vogliamo, cosa amiamo e cosa sentiamo, tutto per farci percorrere quella strada nuova piena di sorprese, che siano motivo di felicità o sconforto. La nostra strada.
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Last modified: 22 Febbraio 2019