Il nuovo Post-Punk nelle isole britanniche

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Dopo anni di sbornia musicale, qual è il futuro della scena post-punk (e non solo) britannica? Proviamo a scoprirlo insieme.

In copertina: Yard Act © Phoebe Fox

Tra il 2017 e il 2020 ho osservato un’interessante divisione nella nuova scena post-punk britannica e irlandese, che ho suddiviso in due categorie principali: Post-Punk for Fun e Post-Punk for Art.
Questa distinzione riflette le diverse direzioni intraprese da molte band, le quali hanno sperimentato forti influenze americane, come il post-hardcore dei Fugazi, il noise rock dei Sonic Youth e il post-rock degli Slint, integrandole poi col post-punk degli ultimi decenni.

Post-Punk for Art vs Post-Punk for Fun
Legss © Dan Kendall

Il Post-Punk for Fun si caratterizza per un’energia cruda ed un focus su testi provocatori e sonorità aggressive, mantenendo un forte legame con l’eredità del post-punk.
Band come IDLES e Fontaines D.C., nei loro primi album, abbracciano una proposta sonora diretta e rabbiosa, che esprime un’intensità palpabile e una certa urgenza (si pensi ad album come Brutalism e Joy as an Act of Resistance. nel primo caso e a Dogrel e A Hero’s Death nel secondo).
Tuttavia, con l’uscita dei recenti TANGK e Romance si nota chiaramente il tentativo di ampliare il proprio pubblico, attenuando la parte più feroce e virando su sonorità più appetibili per un vasto pubblico. In questo processo, le band in questione hanno perso quell’attrito iniziale, divenendo più eterogenee e meno dirette nella loro proposta musicale.

Al contrario, gruppi come shame, nel passaggio da Songs of Praise a Food for Worms, e The Murder Capital, da When I Have Fears a Gigi’s Recovery, pur mostrando un leggero calo di idee, sono riusciti a mantenere una certa continuità e coerenza.

Il Post-Punk for Art vede invece come pilastri fondamentali Black Country, New Road, black midi e Squid.
Queste band, pur seguendo direzioni differenti, hanno prodotto album acclamati da fan e critica, come For the First Time e Ants From Up There nel caso dei primi (ormai orfani del frontman Isaac Wood), Schlagenheim, Cavalcade ed Hellfire per i secondi (scioltisi ufficialmente nell’agosto di quest’anno) e Bright Green Field e O Monolith per gli ultimi.

Tra le band che hanno contribuito all’evoluzione di queste sonorità troviamo anche i vari Legss (Writhing Comedy), LICE (WASTELAND: What Ails Our People Is Clear), Horsey (Debonair) e Drahla (Useless Coordinates).

Dalla pandemia in poi, ho osservato la formazione di nuove scene e generi che, con il tempo, hanno preso forma e si stanno progressivamente cristallizzando.

BMNRCore
Maruja © Cal Moores

Il BMNRCore è un sottogenere nato da black midi e Black Country, New Road e successivamente abbracciato da altri gruppi che condividono un’estetica simile, caratterizzata da strutture complesse, influenze jazz e una sperimentazione sonora che mescola vari generi, creando un mix unico di sperimentazione e post-punk.

I Maruja, con Knocknarea, fondono vivacità strumentale e lentezza dinamica, evocando i Godspeed You! Black Emperor. In Epic The Movie, i Cowboyy combinano catarsi e funk, richiamando i Minutemen. I Kyoto Kyoto, con Mirror Flexing Jaw, alternano ritmi forsennati e influenze anatoliche a esplosioni sonore, mentre i leather.head, nel loro Welded, esplorano territori noise che richiamano proprio i Black Country, New Road.
Infine, i Portable Heads, con Attractor, intrecciano caos e groove in un mix che richiama The Jesus Lizard e Fugazi.

Negli ultimi mesi, il fermento del genere è stato confermato dall’uscita di singoli come Erstwhile dei Glasshouse Spider Mite, Cannon Fodder dei Van Zon, World’s Fair degli Stratford Rise, Intro 98 dei Flip Top Head, Commedia degli Otala e dall’EP Arable Ground dei Dura Matter.
Siamo in trepidante attesa che queste band presentino nuovo materiale per comprendere la direzione in cui evolverà questo sottogenere.

Viol-dance Punk
Thank © Oliver Halstead

Il Viol-dance Punk è un sottogenere le cui origini risalgono all’inizio dello scorso decennio, attraverso band noise punk come Girl Band (ora Gilla Band), USA Nails e Blacklisters, a loro volta ispiratesi a gruppi nordamericani come METZ, The Men e Big Ups.
In seguito, nomi come Thank, Famous, Working Men’s Club e gli stessi Gilla Band hanno sviluppato un suono che combina l’aggressività del noise rock con elementi dance-punk, EBM e industrial.
Le band di questo filone si distinguono per una violenza sonora espressa attraverso ritmi martellanti, distorsioni esasperate e testi alienanti e provocatori.

I Thank, con il loro Please, uniscono noise rock e dance-punk in un’esperienza sonora abrasiva e claustrofobica. I Mandy, Indiana, con i’ve seen a way, esplorano un’elettronica oscura e ipnotica che ricorda Factory Floor e Liars.
Con Casement, gli Enola Gay spostano il loro sound verso una EBM frenetica, come fosse cantata da una fusione tra Mark E. Smith e MC Ride, mentre i Chalk, con Conditions, combinano ritmi serrati e atmosfere cupe, richiamando l’intensità dei Prodigy.

Se band come Scaler, Mandy, Indiana, O., CLT DRP, Fat Dog e Lip Critic – queste ultime due uscite con ottimi dischi quest’anno, rispettivamente WOOF. e Hex Dealer – stanno spingendo i confini del genere con approcci sonori radicali e innovativi, altre, tra cui Talk Show, Polevaulter e Bo Gritz, stanno invece subendo una standardizzazione delle sonorità.

È inoltre importante sottolineare come, per motivi diversi, abbia scelto di escludere determinate band da questo sottogenere: alcune, come DITZ, Naked Lungs, Gurriers, Nerves e HAAL, per via della mancanza di una vera struttura dance, mentre altre, ad esempio Heartworms e PVA, a causa dell’assenza di una certa violenza sonora.

Yardactism
Snapped Ankles © Tom Morley

Il sottogenere Yardactism prende ovviamente il nome dagli Yard Act. Definire con precisione questo filone è difficile, ma se ne possono considerare come precursori gli Squid di Bright Green Field.
Prima dell’esplosione della band leodense, anche gruppi come The Lounge Society, Public Body, Hallan e Warmduscher possono essere ricondotti, in maniere differenti, a questo sottogenere.

Gli Yard Act sono tuttavia riusciti a conquistare fan e critica con il loro approccio pop, affinando uno stile che mescola in modo accattivante mutant disco e art punk. Essi hanno saputo sintetizzare tali influenze creando brani che bilanciano il ritmo serrato del funk con melodie più accessibili, come dimostra il recente Where’s My Utopia?, che è un perfetto condensato delle sonorità della band.

I Keg, con Assembly, propongono un disco stravagante e inaspettato, simile a una versione aggiornata dei Devo. I Courting, con New Last Name, si orientano verso un suono più dance pop, perdendo l’equilibrio di Grand National e cadendo in una maggiore accessibilità. Anche gli Home Counties, con Exactly as it Seems, evolvono in modo simile, raffinando il loro dance-punk rispetto all’EP In a Middle English Town
Un discorso a parte meritano poi i Folly Group, che, nonostante inizialmente fossero tra le punte di diamante di questa scena, con i lavori successivi all’oscuro e tenebroso EP Awake and Hungry non sono riusciti a distinguersi particolarmente.
Infine, i Peeping Drexels di Bad Time fondono dance-punk e art punk, offrendo in Miami Lounge un brano che alterna disco funk e noise rock muscolare.

Delimitare lo Yardactism non è semplice, soprattutto considerando il panorama del dance-punk britannico.
Prima degli Yard Act, infatti, ci sono stati gruppi come Godcaster, Melt Yourself Down, Snapped Ankles e Viagra Boys (questi ultimi in realtà svedesi, ma residenti a Londra) che hanno esplorato sonorità psichedeliche ed eclettiche.
Anche oltreoceano non sono mancati esperimenti simili: in Canada, ad esempio, si sono distinti Nov3l e Pottery, mentre dagli Stati Uniti meritano una menzione i Font, che proprio quest’anno hanno pubblicato il loro primo album, Strange Burden.

Interessante anche l’esordio degli inglesi Formal Sppeedwear, che con il loro EP omonimo propongono un mix tra Talking Heads e Wire, mentre gli Adult DVD, con Next Day Shipping, esplorano la dance degli LCD Soundsystem.

Industry plants?
English Teacher © Denmarc Creary

Il termine industry plants si riferisce a band o artisti che sembrano essere stati creati o fortemente supportati dall’industria musicale per ottenere un successo rapido, piuttosto che emergere organicamente attraverso il merito artistico o il passaparola. Questi progetti possono ricevere una promozione e un sostegno significativi da etichette discografiche o altri attori dell’industria per ottenere visibilità e successo commerciale.
Sebbene il termine possa avere connotazioni negative, indicando una mancanza di autenticità, è importante riconoscere che questi gruppi possono comunque avere un impatto significativo e trovare un pubblico, anche se il loro successo è stato facilitato da una strategia di marketing mirata.

In questo contesto, band come The Last Dinner Party, Wet Leg, Picture Parlour e Lime Garden vengono spesso etichettate come “industry plants”. Queste band hanno ricevuto grande attenzione e promozione, sollevando dubbi sulla loro autenticità artistica. Tuttavia, è evidente come esse, non rappresentando una vera manifestazione del post-punk, abbiano occupato uno spazio che non apparterrebbe loro nel panorama musicale. Troppo spesso, infatti, sono state legate all’art punk, oscurando complessi che realmente cercano visibilità in quella nicchia di mercato.
Chiaramente non c’è nulla di sbagliato nella loro esistenza, ma dovrebbero essere riconosciute per ciò che sono: un prodotto pop, piuttosto che una rappresentazione autentica del post-punk.

Dall’altro lato, nomi come English Teacher, Honeyglaze, Mary in the Junkyard e Man/Woman/Chainsaw, pur essendo in qualche modo riconducibili alle band precedenti, avevano iniziato la loro carriera con sonorità più dure e/o eclettiche. Con il tempo, nonostante abbiano addolcito il loro suono orientandosi verso una direzione più pop e accessibile, tali gruppi sono comunque riusciti a mantenere una parvenza di genuinità.
Queste band hanno scelto consapevolmente di smussare i propri angoli, per moda o meno, ma lo hanno fatto con una consapevolezza artistica che le distingue dalle altre.

Conclusioni

Non spetta a me decretare la fine del Post-Punk for Fun e del Post-Punk for Art, ma è ormai evidente a tutti che quel periodo sembra essere passato e che bisognerebbe guardare oltre. Altri complessi stanno emergendo, e dobbiamo solo fare pace con i nostri cuori e chiudere definitivamente quella porta.

Nel futuro del punk britannico è probabile che assisteremo a un progressivo ammorbidimento dei suoni più ruvidi e spigolosi, con una maggiore enfasi sulle componenti melodiche e meno abrasive. È plausibile che vedremo emergere band che propongono un pop barocco e una dance meno fragorosa, nel tentativo di conquistare il pubblico oltreoceano e oltremanica.

Dal punto di vista numerico, generi più sperimentali e inventivi come il BMNRCore e il Viol-dance Punk sembrano destinati a ridursi a una nicchia, subendo un calo di esposizione rispetto al recente passato. Tuttavia, questo ritorno all’underground potrebbe permettere loro di sfuggire alle logiche commerciali e ridefinirsi in modi nuovi e inaspettati.
Per chi si è appassionato alla scena post-punk degli ultimi sei-sette anni fa, questo potrebbe sembrare un passo indietro, ma, per chi continua ad esplorare la musica quotidianamente, rappresenterà una speranza di rinnovamento e di scoperta di nuovi suoni.

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Last modified: 13 Settembre 2024