Il Terzo Istante è musica fatta a mano; questo scrivono di loro stessi i tre ragazzi di Torino e stasera cercheremo di scoprire il senso di quest’affermazione. All’arrivo nel Garbage Live Club di Pratola Peligna (AQ) saranno tuttavia in quattro; Lorenzo De Masi è tastiere e voce, Fabio Casalegno chitarra, Carlo Bellavia batteria ma in fase live non potrà mancare il suono del basso di Luca Sbaragli.
Il soundcheck sarà molto lungo e intenso ma per noi che stavamo ascoltando dal piano di sopra sarà anche il preludio e il preavviso di un probabile grande live e non passerà molto tempo prima che le nostre intuizioni si facciano certezza.
Il Terzo Istante è un progetto relativamente giovane, con circa sei anni di vita e una serie di ep pubblicati tra il 2012 e il 2014 che va a formare una sorta di opera organica denominata “Trilogia Fluo”. A questi lavori segue un’intensa attività live che li ha portati a girovagare per la penisola e condividere palchi importanti come Mtv Digital Days 2013, A Night like This Festival 2014 e Rock in Roma 2014 con artisti quali Max Gazzè, Zibba, Pan del Diavolo, Dardust, Amari e quindi alla realizzazione del primo full length, La Fine Giustifica i Mezzi, uscito nell’aprile dello scorso anno. Sarà evidentemente questo il punto di forza della band; l’aver capito che prima di pensare al punto d’arrivo è ancora necessario farsi il culo su e giù per l’Italia, aver a che fare con diverse tipologie di pubblico, pubblico che spesso non sa minimamente chi tu sia e come suoni la tua musica, cercare di mettersi alla prova nei contesti più complessi sempre con personale spirito critico e consapevolezza che la via è lunga tanto quanto “la strada che ti porta indietro”. Questo non focalizzarsi sull’arrivo per non distogliere l’attenzione dal presente entra quasi in contrasto con il tema portante del disco. Sono loro stessi a dire che La Fine Giustifica i Mezzi è il tentativo di dare una nuova luce, e soprattutto un’accezione positiva, al concetto di “Fine”. “L’idea che vogliamo trasmettere è che le cose abbiano un senso proprio perché hanno una conclusione. “La Fine” è ciò che di solito ci fa più paura, quello che vorremmo evitare o ritardare il più possibile, ma in realtà, a nostro modo di vedere, è proprio ciò che dà un significato e un’importanza a quello che facciamo. È quasi il motivo stesso per cui lo facciamo. La Fine intesa come inizio, come primordiale forza costruttiva, come ragione stessa del nostro agire. È questo il concetto alla base del disco”. In realtà sono due concetti che non vanno in contrasto ma che insieme acquistano forza. Consapevolezza della fine, della sua importanza, della conclusione come raggiungimento di un obiettivo ma al tempo stesso consapevolezza che per arrivare a questa conclusione è necessario seguire con costanza, senza fretta e con sudore e fatica un passo dietro l’altro.
Il concerto inizia verso le 23:30 e dopo l’intro e “Non Sai”, la band attacca con la prima traccia tratta dall’ultimo disco (“Il Blues del Latte Versato”) che mette subito in mostra i muscoli delle loro canzoni, già potenti e convincenti su supporto fisico ma decisamente più aggressive e coinvolgenti quanto si passa al contatto diretto con il pubblico. In questo caso sarà anche l’assenza del sax di Paolo Parpaglione (Bluebleaters, Africa Unite), presente su disco, a dare una nuova linfa al pezzo che finisce per suonare più scarno ma spedito. L’Alternative Rock dei torinesi è una bella miscela che non disdegna di toccare territori Funky e tutta una serie di riferimenti che si mettono in bella mostra nei brani che seguiranno. Quando parte “Fenice” la musica cambia volto in maniera inaspettata; molti presenti sono ammaliati dal muro di suono che si sprigiona e fanno riferimento a certi Verdena; in effetti, la vicinanza stilistica non è un azzardo, anche se, guardando all’estero, i riferimenti potrebbero essere ben altri. Lorenzo De Masi svelerà le sue qualità, non solo alle tastiere, ma soprattutto al canto, supplendo in maniera sensazionale all’assenza della voce di supporto di Sabino Pace (Belli Cosi, Titor), storico rappresentante della scena Punk Hardcore torinese degli anni 90. Ovviamente il dover stare dietro alle tastiere finisce per limitare le possibilità del frontman ma poco male perché, da un punta di vista scenico, i quattro si mostrano tanto bravi e coinvolti da non aver bisogno di altre trovate. Come sul disco, a “Fenice” segue “Due Fuochi”, brano molto lontano dal precedente, più pacato, introspettivo, languido. Il brano che chiude il disco, anch’esso decisamente malinconico ed esangue, si piazza al centro del concerto come a dare tregua a noi spettatori. Quindi si riparte con reminiscenze che quasi paiono omaggiare in chiave Rock il cantautorato tricolore per poi chiudere con gli ultimi brani, tutti fuori dall’ultimo disco.
A concerto concluso, si resta con la band a fare due chiacchiere; in sostanza tutto il pubblico è rimasto colpito dalla performance pressoché perfetta. Lo stile non è certo dei più facili per l’ascoltatore medio ma la qualità dei quattro hanno fatto sì che tutti fossero soddisfatti. Probabilmente, in fase live, ci vorrebbe qualche brano “spinto” in più per dare energia e permettere alla band di creare scalette adatte a ogni situazione ma, come abbiamo detto all’inizio, Il Terzo Istante ha ancora tanti anni davanti e questo è solo l’inizio. Il Terzo Istante è musica fatta a mano, creativa, personale, diretta, con le sue minuscole imperfezioni a renderla ancora più bella. Questa è musica con cui rischiamo di avere a che fare a lungo.
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Last modified: 22 Febbraio 2019