Le Règne Animal (The Animal Kingdom): il potere delle Metamorfosi.
Il 23 febbraio scorso, nel 9º arrondissement di Parigi, più precisamente nello storico teatro dell’Olympia, ci si preparava ad una delle serate più attese e patinate per il mondo del cinema francese e internazionale: la premiazione dei César.
Tantissime le categorie e i film in concorso per questa 49a edizione. Tantissime anche le polemiche – che non mancano mai – dal discorso militante di apertura sul #MeeToo della madrina Valérie Lemercier (attualità ancora più scottante in Francia per il caso Depardieu e le ultime rivelazioni di Judith Godrèche) al #MeTooGarçons di Aurélien Wiik, fino allo spettro onnipresente di Polanski.
A Léna Mahfouf (AKA Léna Situations, star francese dei social) l’onore di intervistare gli ospiti sul tappeto rosso. Vediamo sfilare Juliette Binoche, Virginie Efira, Raphaël Quenard, Adèle Exarchopoulos, Rebecca Marder, in un tripudio di eleganza ed euforia.
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Tra i film in gara, ce n’è uno che sembra essere il favorito secondo la stampa e secondo gli ospiti intervistati: “Le Règne Animal” di Thomas Cailley. Distribuito in Italia con il titolo inglese “The Animal Kingdom”, arriverà nelle sale italiane a partire dal prossimo 20 giugno. Il film che vede protagonisti Romain Duris, Paul Kircher e Adèle Exarchopoulos era stato già presentato a Cannes lo scorso ottobre 2023, in apertura della selezione “Un certain regard”, raccogliendo critiche contrastanti ma nel complesso piuttosto positive. Ai César invece, il film ottiene il più alto numero di candidature, ben 12, e riesce a vincerne 5.
Tracciando una sottile frontiera tra il reale e il fantastico, il film si regge su un equilibrio distopico ed intimista ispirato alle Metamorfosi che da Ovidio a Kafka ci trasportano su immagini di mutazioni e di un’estetica morale che può essere letta in chiave sociale e politica.
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Nel frattempo, in sala all’Olympia la tensione è palpabile e tra il siparietto di Paul Mirabel e la dichiarazione d’amore di Jamel Debbouze ad Agnès Jaoui, seduti sulle rosse poltrone ritroviamo cinque musicisti candidati per la miglior musica originale dei rispettivi film: Gabriel Yared (“L’amour Et Les Forêts”), Delphine Malausséna (“Chien De La Casse”), Vitalic (“Disco Boy”), Guillaume Roussel (“Les Trois Mousquetaires”) e Andrea Laszlo De Simone (“Le Règne Animal”). È proprio il nome di De Simone ad essere chiamato! Pronunciato ‘De Simon’ senza la e, alla francese, mentre il volto di Andrea si illumina di stupore e di gioia. Per la prima volta in assoluto un italiano riporta la vittoria del César in questa categoria.
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Dieci tracce, caratterizzate da un candore sorprendente, che accompagnano in crescendo il racconto di questo viaggio emotivo e fisico, di una reale metamorfosi. L’incipit Devant toi profuma di foresta, ci pone davanti «all’essere umano inteso come creatura, come animale al cospetto di una realtà che appare ineluttabile», come Laszlo De Simone stesso ci dice. Le due parti di Ombres incrementano la tensione, che sfocia in Amour et Guerre, la dicotomia esasperante. Tutti i titoli sono in francese, tranne l’ultimo che traduce il titolo del film in italiano, Il Regno Animale.
Andrea Laszlo De Simone è stato capace di creare un mix perfettamente equilibrato di elementi acustici, classici ed elettronici, di sfumature sonore che diventano parte delle vite dei protagonisti e del film stesso. Tutto è curato nei minimi dettagli. Andrea ha suonato, registrato e prodotto tutti i pezzi in solitudine, nel suo Ecce Homo Studio di Torino. Poi ha scritto gli arrangiamenti per una piccola orchestra di archi, strumenti a fiato e voci.
Un’esperienza viva, sensuale ed organica, resa possibile anche dal caso. In effetti, pare sia stato il suo amico ed editore francese Raphael Hamburger ad aver sottoposto alla sua attenzione la sceneggiatura del film. «Leggendola mi sono reso conto che racchiudeva la maggior parte degli argomenti che mi hanno mosso e motivato negli ultimi anni: il rapporto padre-figlio», dichiara Andrea.
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La colonna sonora porta una doppia firma: 42 Records, etichetta su cui De Simone aveva già pubblicato il debut Uomo Donna e l’EP Immensità, e Ekleroshock, label parigina che lo ha reso noto al pubblico d’oltralpe. E in effetti Andrea in Francia è conosciuto già da tempo, così conosciuto da ritrovarlo praticamente ovunque, anche nelle liste di diffusione della musica della grande distribuzione. Insomma, sei a Parigi, stai facendo la spesa e mentre leggi attentamente le etichette sulle bottiglie degli immensi reparti di vino può capitarti di ascoltare Immensità.
Sappiamo poi che De Simone non è nuovo nell’universo delle colonne sonore. Lo avevamo già visto alle prese con brani in film come “Le Lycéen” di Christophe Honoré, “L’Ombra del Giorno” di Giuseppe Piccioni, “Coma” di Bertand Bonello, “Tutto Chiede Salvezza” di Francesco Bruni, e con la prima colonna sonora scritta per intero da lui in “Promises” di Amanda Sthers. Ma “Le Règne Animal” riesce finalmente a regalargli un meritatissimo riconoscimento internazionale come compositore, polistrumentista, arrangiatore e produttore autodidatta.
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“Vorrei volare / Dimenticare / Ricominciare / In seno al vento / E ritornare / Per un momento / Nel più profondo / Regno animale”: si conclude cosi questo piccolo sogno che intreccia col film «la trasformazione dei corpi, le identità attraverso il tempo» e le vicende della vita. È una faticosa ed emozionante ricerca che ci conduce alla libertà “Per ritrovare / Sopra le nuvole / Il cielo terso/ Nell’universo”. Possiamo leggerci la tristezza di Herbert Pagani, la delicatezza di Claudio Rocchi, la leggerezza di Enzo Carella e la malinconia di Lucio Battisti. Queste composizioni sono la perfetta ed unica traduzione sonora delle sensazioni visive del film, una simbiosi che rende la colonna sonora parte integrante dell’opera di Thomas Cailley.
Andrea Laszlo de Simone è riuscito a rendere poetico il racconto di una mitologia universale, la storia di una metamorfosi, lenta e progressiva, che diventa metafora del mondo attuale: l’umanità annichilita dal caos che assiste al risveglio del suo lato animale. Una favola sulla tolleranza e l’empatia a cui possiamo ancora credere.
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Last modified: 10 Aprile 2024