Quello del trio inglese è un album con cui sentirsi a casa, tra suggestive fascinazioni e strazianti melodie.
[ 22.03.2024 | New Soil | avant-garde jazz, improvisation, experimental ]
Buona parte del jazz sta nell’illusione della spontaneità. (Geoff Dyer, “Natura morta con custodia di sax”)
Sarà certamente capitata a tutti voi una di quelle giornate un po’… così. Siete stanchi, provati da un’intensa giornata di lavoro, avete mille pensieri in testa, mille programmi. Non vedete l’ora di infilarvi dritti a letto per metterci un punto fermo e voltare pagina, pensarci domani. Eppure, appena varcate la soglia di quella porta, tutto improvvisamente cambia. Magari avete la fortuna di essere accolti da un festoso cucciolo, oppure dall’abbraccio di una persona che vi aspetta e vi vuole bene. Provate una meravigliosa soddisfazione quando finalmente vi togliete quelle scarpe troppo strette e camminate a piedi scalzi sul pavimento.
C’è solo un modo per descriverlo: siete a casa. E quel calore, quell’inestimabile piacere di sentirsi a proprio agio, assomiglia molto alla sensazione che ho provato la prima volta in cui ho premuto il tasto play su Precipice. Una sensazione che si ripete all’infinito, ogni volta che provo a riascoltarlo; inestinguibile, inesauribile.
***
Prolifici e creativi, in attività dal 2017, gli Ill Considered spiccano fra i talenti dell’effervescente scena britannica del new jazz e hanno alle spalle una concentratissima serie di album pubblicati nel giro di una manciata di anni. Fra suggestive fascinazioni, strazianti melodie ed entusiasmanti incursioni contaminate, il trio composto da Idris Rahman (sax), Liran Donin (basso) ed Emre Ramazanoglu (batteria) scrive un nuovo capitolo fatto di improvvisazioni e ritorno alle origini, omaggiando il passato e al tempo stesso tracciando le coordinate per il futuro.
Concepire il jazz come qualcosa di apparentemente semplice e naturale, nascondendo una reale essenza ricca di variegature articolate e stratificate; nella musica degli Ill Considered risiede un’innata abilità di trasformare ciò che è complesso – nella forma e nella sostanza – in qualcosa di accessibile anche ai meno “addetti ai lavori”, piacevole, “pop” – se vogliamo – nella migliore delle accezioni. In una sola parola: familiare.
Familiare, come le sensazioni suscitate che scorrono libere sotto pelle nota dopo nota. C’è il vibrante entusiasmo di Jellyfish, fluttuante come l’eleganza d’altri tempi del sax che lo traina senza forzature. C’é la sottile malinconia in bianco e nero di Don’t Be Sad (It’s Too Late), come una perfetta colonna sonora di ogni straziante addio di ogni giorno a venire. E ancora, il catartico crescendo di Vespa Crabro, con quel basso irriverente che sul finale sfocia in una sorta di improvvisazione quasi punk. Ed è forse qui che, a parere di chi scrive, andrebbe sviscerato l’unico difetto dell’intera opera, se così si può definire: qualche episodio così “sfacciato” in più non sarebbe affatto sfigurato, anzi.
É interessante notare come i titoli di ogni singolo pezzo riescano ad essere così fortemente simbolici ed evocativi. Il Kintsugi, ovvero l’antica arte di riparare le crepe di oggetti in ceramica utilizzando metalli preziosi come l’oro, si trasforma in un breve e nostalgico elogio musicale ad una ferita ancora aperta che con determinazione e pazienza ricuce i propri margini. E vi basti cercare la definizione di Solenopsis, denominazione scientifica della “formica di fuoco”, per dare un senso alla piacevole e crescente confusione del brano: brulicante, stridula e velenosa al punto giusto.
Candidato a restare fra gli ascolti più gradevoli dell’anno, Precipice spicca per estro e ispirazione, ma non solo. È un album di rara bellezza, dall’essenza autentica e disinvolta; un disco che suona esattamente come vorremmo sentirlo suonare, privo di iperboli o artefatti, con un’anima a volto scoperto, senza maschere. Un fuoco caldo e accogliente che ogni sera, quando rincasiamo esausti, vorremmo tanto trovare acceso e scoppiettante a riscaldare e illuminare le nostre stanze solitarie.
LINK
SEGUICI
Web • Facebook • Instagram • Twitter • Spotify • Telegram
album 2024 album review avant-garde jazz Experimental Ill Considered improvisation Jazz New Soil Precipice spiritual jazz UK
Last modified: 1 Aprile 2024