Elettronica e contaminazioni, con Bergamo nel cuore – Intervista agli Iside

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Tra pop, trap e R&B il quartetto di Treviolo ha pubblicato il primo EP a gennaio.

(di Filippo Duò)

Iside è il nome di una celebre divinità egizia, ma in questo caso nasconde dietro il suo velo i nomi di quattro ragazzi bergamaschi: Dario Pasqualini, Daniele Capoferri, Giorgio Pesenti e Dario Riboli. Negli ultimi mesi sono riusciti a farsi notare con decisione all’interno del panorama pop e cantautorale grazie a Indico, il primo EP uscito a gennaio, e a diversi singoli, tra gli ultimi Nessuno e Draghi, capaci di dimostrare la continua evoluzione stilistica e sonora del gruppo.

Ci sono poche band come loro in Italia: testi affilati e sinceri, sentimenti generazionali e produzioni che strizzano l’occhio all’elettronica contemporanea, in costante bilico tra pop, trap e R&B, con il gusto per la melodia a farne la forza principale. Gli ultimi pezzi, usciti in piena quarantena, sottolineano un’incessante curiosità per le sperimentazioni, coraggiose e dall’attitudine internazionale, non quello che ci si aspetterebbe da un gruppo da alcuni gettato per pigrizia nell’ormai sovraffollato calderone dell’indie.

Grafiche oniriche e a tratti psichedeliche, video in grado di catturare immediatamente l’attenzione e una scrittura di indubbia qualità sono gli ingredienti del loro universo. Per esplorarlo maggiormente li abbiamo invitati al nostro Futuro Festival Digitale come opening della seconda settimana: dopo la loro esibizione acustica in esclusiva, abbiamo fatto quattro chiacchere facendoci raccontare qualcosa in più sul percorso fin qui intrapreso e sull’immaginario che ne sta alla base.

[ info su Futuro Festival Digitale qui ]

Qual è stato il vostro percorso artistico e, soprattutto, come avete deciso di formare un gruppo?

Siamo amici da sempre, cresciuti nello stesso paese – Treviolo, della provincia di Bergamo – e come potete immaginare nei piccoli paesi non ci sono tanti ragazzi che suonano. Mentre gli altri guardavano le partite di calcio della squadra del paese, noi stavamo in saletta a suonare, nella nostra bolla magica. Abbiamo avuto progetti sgangherati come tutti già ai tempi delle scuole medie ma con l’ambizione sin da quel periodo di fare pezzi nostri. Al tempo suonavamo in inglese. Poi per caso l’italiano e Dario P. alla voce nel 2018, e così va avanti da quel momento. Forse non abbiamo mai deciso di fare un gruppo, è stata la cosa più spontanea e sincera per tutti e quattro, era necessario per noi, è il miglior modo per passare il tempo prima di tutto.

Le sonorità elettroniche che vi contraddistinguono sono sempre molto variegate: quali sono le vostre principali influenze dal punto di vista produttivo?

Fino a Draghi indubbiamente le nostre references di produzione in ambito elettronico erano Flume, James Blake, Mura Masa. Abbiamo sempre avuto difficoltà con il mondo italiano, non che manchino talenti anzi, vedi Cosmo e Fuera per dire, ma forse i riferimenti sono da prendere da lontano per non scadere in copie troppo palesi.
Ultimamente stiamo riuscendo a fare davvero quello che ascoltiamo anche in privato. Le demo che stiamo producendo si avvicinano al mondo più intimo di Frank Ocean, Toro y Moi, Brockhampton, dove l’elettronica si sente forse meno in generale ma aiuta nel rendere unica la produzione nei dettagli.

Il pezzo parla dei desideri indicibili che ognuno tiene per sé: quello descritto è un sentimento comune che ritrovate in altri vostri coetanei?

Troviamo che i nostri coetanei siano delle persone incredibilmente educate, personalmente siamo fieri della nostra generazione. Questo per dire che sì, sicuramente abbiamo grandi desideri e grandi sogni, dicibili e indicibili, realizzabili o irrealizzabili, che ci teniamo dentro perché forse certe cose è meglio non dirle. Bisogna trovare qualcuno che abbia i nostri stessi desideri, allora a quel punto sono tutti da dire per cercare di esaudirli. Un altro motivo per cui certi desideri a volte sono indicibili, è che la nostra generazione non ama creare false speranze. Noi personalmente ci vergogniamo nel dire cose che poi non potremmo saper fare, preferiamo dire le cose quando già le abbiamo fatte.

Le vostre grafiche sono sempre molto colorate e stravaganti, avete un concept preciso alla base? Cosa vorreste trasmettere graficamente parlando?

Sicuramente una delle nostre prerogative era quella di creare un’immagine caratterizzante, la stiamo costruendo nel tempo, anche perchè le ultime due uscite (Nessuno e Draghi) sono avvenute in quarantena quindi anche tutta la comunicazione è stata incredibilmente limitata. Anche qui le references sono lontane: Tyler, The Creator, Steve Lacy e Blood Orange per citare alcuni nomi che ci piacciono per come si espongono. Il concept non è preciso nel messaggio ma piuttosto nel metodo: i colori, le immagini surreali ma comunque ambientate nel 2020, consapevoli di ciò che accade attorno, sono le linee guida delle nostre scelte. Ora ci piacerebbe molto fare un passo in avanti nello styling. Ultimamente ci siamo sempre arrangiati da soli, ci piacerebbe collaborare con brand e fotografi che rispecchiano un po’ questi sentimenti.

La musica oggi è sempre più fluida e interconnessa, credete che una situazione di questo tipo possa favorire sonorità come le vostre difficilmente catalogabili?

Pensiamo che avere e costruire un’identità musicale solida e personale sia la cosa fondamentale, sempre. Su questo non ci si scappa. Fare una cosa e farla bene, nel proprio modo. Stiamo lavorando per arrivarci, l’obiettivo dei prossimi pezzi sarà rendere chiaro a tutti cosa ci piace e cosa vogliamo fare, con dei passaggi logici e ragionati.
Detto ciò, indubbiamente in questo mondo musicale fluido, gli impulsi che arrivano sono davvero tanti e belli. Ci piace molto la trap di questi anni (Travis Scott, JPEGMAFIA, FSK, tha Supreme), ci piace l’R&B di tutti quei nomi citati nelle risposte precedenti, e comunque Flume e Mura Masa non smetteranno mai di ispirarci. Stiamo cercando di unificare tutte queste cose in un mondo nostro, prendere il migliore dettaglio di ogni modo per generare una sfumatura nuova. Batterie sature e incisive con giri melodici jazzy R&B, sub molto presenti e voci che alternano flow e pop? Vedremo.

Dopo un EP uscito a gennaio e un nuovo singolo ora, cosa ci dobbiamo aspettare da voi in futuro?

La risposta di prima risolve in parte anche questa, a livello filosofico aspettatevi dei brani che hanno un’identità più chiara sia nelle scelte di produzione che testuali. Anche in comunicazione vorremmo arrivare sempre più vicini al vero succo degli Iside. Ci stiamo lavorando davvero molto. A livello organico molto sinceramente non sappiamo ancora rispondere, per ora pensiamo a fare una buona ricerca e dei bei pezzi. Ci interessa sicuramente quello più di tutto.

In attesa di nuove possibilità di musica dal vivo, finora, sulla base delle vostre esperienze, che dimensione è il live per voi? Che rapporto avete con il vostro pubblico?

Il live è una parte fondamentale che ci manca ovviamente moltissimo e che vuole essere punto solido degli Iside alla ripresa. Abbiamo sempre suonato dal vivo anche con i precedenti progetti che abbiamo avuto, quindi è una dimensione che abbiamo imparato a gestire nel tempo. Con Iside ne abbiamo fatti molti di rodaggio nelle nostre zone tra Bergamo e Brescia e negli ultimi mesi pre-quarantena abbiamo preparato un concerto che regge molto bene, perfezionando dettagli che prima lasciavamo perdere.

Ora il suono è d’impatto, abbiamo cercato di ridurre i tempi blandi, perché troviamo che il live sia il momento in cui si può e si deve spingere l’acceleratore. Essendo molto amici, l’esperienza del live è anche vivere la giornata insieme, in caso di tour potrebbe essere una vera e propria vacanza, non vediamo l’ora. Il rapporto con il nostro pubblico probabilmente è ancora da costruire, questo è uno dei motivi per cui il nostro desiderio di girare live è altissimo. Siamo curiosi di vedere come reagiscono le persone, se sono disposte a venire a vederci.

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Last modified: 11 Luglio 2020