Il lavoro più raffinato del rap USA arriva dalla costa atlantica.
[ 01.05.2020 | Iron Works Records | East Coast hip hop ]
Ecco servito il tris east coast hip hop per questo 2020: dopo gli ottimi lavori di R.A. the Rugged Man e Westside Gunn, tocca a Kaseem Ryan da Brooklyn portare in alto il nome della costa atlantica, che quest’anno si sta prendendo tutte le rivincite possibili contro l’ovest dimostrandosi in grado di reggere il passo con Kendrick Lamar e soci, pur utilizzando gli strumenti espressivi della vecchia scuola.
Se sul Pacifico l’eccellenza degli ultimi anni si traduce in una sorta di sperimentazione, contaminazione e apertura al pop da questa parte si mira a fare le cose al meglio seguendo la strada già battuta dai migliori. Kaseem Ryan, semplicemente Ka, non è nome nuovissimo della “nuova scuola”, e parliamo di un rapper quasi cinquantenne. Dopo diversi lavori che lo hanno consacrato tra i più interessanti rapper in circolazione, giunge a questo Descendants of Cain che pare avere tutte le carte in regola per diventare il suo grande capolavoro.
Lo stile è quanto di più lontano dai colleghi citati in precedenza, qui come non mai: pur calcando i solchi del passato, non inciampa mai nei suoi stereotipi e, anche a livello lirico, se avrete la pazienza di tradurre qualche brano, noterete una propensione meno materiale e “street” dei concetti espressi, oltretutto narrati con una tecnica vocale che si avvicina più alla recitazione cadenzata che non al canto in rima. Un rap rilassato che affronta anch’esso le problematiche tipiche dell’hip hop ma lo fa senza precedenza su altri temi e in un clima non rabbioso ma consapevole, tanto che Descendants of Cain ha una raffinatezza stilistica in totale contrapposizione con l’arroganza quasi ridicola di R.A. the Rugged Man, suo concittadino.
Dal primo all’ultimo brano, la narrazione di Ka è fluida e scivola su basi ritmiche e ipnotiche; basi che sfiorano l’avanguardia e che potrebbero essere indigeste per gli ascoltatori più classici ma che Ka ha l’intelligenza di non rendere petulanti, alternando situazioni più consone. Il titolo è il sunto dell’enorme metafora contenuta nell’album suggerita anche dalla copertina; la storia di Kaseem Ryan in uno dei quartieri più complicati di New York si pone in parallelo con il racconto biblico di Caino e la sua discendenza. Scelta complessa che Ka è costretto a supportare con scelte di suoni e ritmiche ponderate che non devastino l’atmosfera che si viene a creare e che sfiorano in un minimalismo pericoloso proprio perché poco popolare e che in combutta con lo stile vocale non rende facile l’ascolto.
Descendants of Cain è uno dei lavori più complessi del rap statunitense 2020, certamente il più delicato, chic e minimalista. Proprio per questo è anche un album che punta ad avere la stessa attualità mainstream di Lamar, ma che potrebbe non essere apprezzato da chi pretende una certa ostentazione dal rap: sarà questo il suo unico grande limite. Non nasconde le sue origini ma è con lo sguardo rivolto verso il domani e non scende a compromessi. Per arrivare, Ka non aggiunge nulla ma al contrario toglie, riducendosi all’essenzialità ed esaltando così l’aspetto lirico in un clima surreale. Passatemi la citazione da Saint-Exupéry: “la perfezione si ottiene non quando non c’è più nulla da aggiungere, ma quando non c’è più niente da togliere.” Non so voi, ma da Descendants of Cain non c’è molto da togliere.
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Last modified: 21 Maggio 2020