Diciamo subito un disco che avrebbe potuto dare molto di più, tuttavia il merito di provare a dare qualche scossa all’ascolto alzando di tanto in tanto il loud dei toni. Come Pietre, il nuovo album dei ferraresi Koinè, si percepisce e riesce nell’intento di farci dimenticare per un po’, le abbondanti suggestioni negative che ultimamente girano nei territori dell’underground di casa nostra. Il loro è un Pop-Rock classico, scorrevole e nella norma caratteriale, bei refrain, ottimi arrangiamenti, qualche hook da palinsesto radio e quei flirt ispiranti alle tranquillità figurate di un Nek e le accorate epiche dei Modà, un canovaccio di melodie dolciastre che si imprimono nelle inconsapevoli (ri)fischiettate che fanno compagnia lungo una qualsiasi giornata.
Nove brani rassicuranti dai contorni rockeggianti, una forte linea di credito con le atmosfere festivaliere che però non scadono nella banalità innaffiata, bensì si innalzano nel focus di una centralità emozionale che piace e piace ancora, una spinta ed una opportunità per l’ascolto a cimentarsi con “il bel canto indipendente”, virtù che la band mette in mostra senza camuffare di un millimetro la grazia in esso custodita; pacati, riflessivi, a volte incazzati, i brani si presentano uno dietro l’altro con la passione del raccontato, dello sfogato con cuore gonfio e aperto, amori e pensieri si accavallano tra riff di chitarra spasmodici “Come Pietre”, si nascondono in nenie ondulate “Freddo Fuori” fino ad esplodere nel running di pedaliere accolto nella stesura di “La Ballata Dei Panni Sporchi”, inno elettrico di verve ed ironia contro chi “sta sopra e detta leggi fasulle”.
Pop dalle mille sfumature, un piccolo spostamento d’aria che senza andare a cercare chissà quali innovazioni stilistiche, rimane dritto nel suo bel affabulare, un Pop che senza snaturare la sua attitudine con esaltazioni roboanti, si ascolta e tiene per mano l’anima specie nei sussulti pieni di echi della ballata “Segui la Notte” o nei carati senza prezzo della rivisitazione di “E se Telefonando”, il diamante del sessantasei portato al successo da Mina e scritto da Maurizio Costanzo.
È solo un buon disco e i Koinè sono solamente grandi tanto da prenderli ancora e veramente sul serio
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Last modified: 20 Febbraio 2022