Giovanissimi eppur non sembra. Non è un’offesa, chiariamo. Nati solo quattro anni fa a Belluno i Lazy Deazy riescono a formare una line up stabile solo due anni dopo e questo Ep, Shoreline è la prima opera che pubblicano dopo aver già inciso alcune registrazioni “casalinghe” che per ora non saranno più che un cazzeggio. Giovanissimi eppur non sembra, perché nonostante le pochissime cose messe sul piatto, hanno già un’etichetta che ha deciso di puntare su di loro, la Yaiag Records di Milano.
Il sound racchiuso dentro ognuno dei cinque pezzi di Shoreline ha la maturità di chi sembra capace di rendere perfettamente l’idea della musica che ama. Non mancano le più disparate influenze che toccano la scena indipendente Pop e Rock britannica, ma anche i lidi della Neo Psichedelia Indie eppure il suono che esce dalle corde di Federico Caruzzo, Luca Brombal, e Alex Pra, dalla batteria di Alberto Fregona, dalle tastiere di Riccardo De Vecchi e dalla voce degli stessi Alex, Luca e Riccardo ha tutto quello che serve, per poter essere quello dei Lazy Deazy e basta. Certo che partire da influenze cosi variegate significa partire in salita, visto il rischio paragone e la difficoltà del pubblico nostrano ad affezionarsi a compatrioti che cantino in lingua inglese, ma i mezzi ci sono tutti per scalare questa montagna.
Nonostante le mie belle parole devo ammettere che l’Ep contiene comunque un grosso errore, che spesso è ripetuto dagli esordienti. Manca di compattezza. È come se ognuno dei cinque pezzi contenesse una o più idee che potrebbero essere la base per produrre qualcosa di più grande e solido ma che insieme stentatamente hanno consistenza. È necessario che sia chiaro che dal primo all’ultimo pezzo, da “Breakout” a “Sometimes”, si stia ascoltando lo stesso gruppo. Non si deve riversare tutto nelle prime cose se non si vuole ritrovarsi a suonare senza idee dopo pochi anni di vita. Inoltre bisogna dare corpo alla musica. Brani come “Breakout” sono lo scheletro di qualcosa che ancora deve nascere e non un qualcosa di compiuto. La successiva “Sevilla” suona totalmente fuori luogo, nel suo essere scanzonata, in mezzo alle cupe “All Tomorrow’s Lies” o “Venice, Tonight” (che sembra richiamare le atmosfere beat, Pop e psych dei Beatles per miscelarle alla malinconia dei Girls e al ritmo dell’Indie britannico) e allo stesso modo appare quantomeno strana la presenza di “Sometimes”. Come se i cinque brani presentassero un paio di spaccature nette, viste come un unico Ep, che per quanto ridotte di numero rischiano di essere cosi strutturali da far crollare l’eventuale costruzione futura di un full lenght.
Di difetti ce ne sono tanti eppure mi è piaciuto moltissimo come sono state inserite le chitarre e le voci dentro le semplici ritmiche di questo Ep. Un sound vintage e moderno al tempo stesso, come una meraviglia anni zero ma antichizzata per aumentarne il fascino. Se ce la faranno a dare una strada netta alla loro proposta, indirizzarla invece che scioglierla in un mare di note; se saranno capaci di darle corpo e se soprattutto la smetteranno di cambiare line up (ho appena letto che il vocalist ha preso un’altra strada, se avete notizie diverse dite pure) ogni cinque minuti, forse Lazy Deazy diventerà un nome che sentirete spesso.
Giovanissimi eppur non sembra. Invece sembra eccome e forse è meglio cosi.
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Last modified: 20 Febbraio 2022
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