Forse suona un po’ anacronistico questo primo album dei romani Le Storie, ma ha dalla sua un atteggiamento quieto e pacato, privo (per fortuna?) di pretese rivoluzionarie. Sta al suo posto, ben delineato e non vuole strafare. Ligabue, Ruggeri, Rats sono solo i primi nomi che mi vengono in mente per descrivere quello che è un classico tuffo negli anni 90, un tentativo (direi anche riuscito) di suonare Rock in Italia, senza sfoderare i nervi implacabili dei Ministri o senza seguire onde latineggiati alla Negrita. Una via facile certo, ma non per questo così fuori dal tempo e innaturale.
“Guardando in Cielo” ci fa intuire che quando riabbassiamo gli occhi puntati verso l’alto, vediamo una lunga e deserta highway americana (e questa fuori moda non ci andrà mai). E nonostante gli incastri vocali forzati e l’assolo eccessivo (non è l’unico purtroppo) il pezzo si salva dignitosamente. “Uomini di Niente” paga il suo tributo alla grande musica popolare italiana, guarda indietro fottendosene delle tendenze. Racconta con meticolosità la vita di mare in un testo che sembra estrapolato dagli antichi archivi dei Nomadi, “Sfido Dio con le stelle e il sole”, la canzone sembra dalla rima sempliciotta ma mantiene alta la dignità, certo il finale stride un po’, forse più perché inatteso che per altri motivi. Il temporale che anticipa “Lontano” è invece solo presagio di una semplice e bella canzone, ben arrangiata nonostante qualche eccessivo fasto tecnico e suoni di chitarra che (si questi ora si!) suonano anacronistici.
In fin dei conti se volete liriche illuminate, canzoni graffianti, carisma da poeti decadenti questo non è il disco per voi, ma se vi accontentate di buone e semplici storie e di un buon esercizio di rock’n’roll all’italiana, siete nel posto giusto.
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Last modified: 16 Aprile 2013