I Lou Seriol vivono musicalmente in tre mondi paralleli ed equidistanti, le vallate e le arie fini Occitane, i ritmi in levare – et similia – del sol carribean e le nevrosi scalmanate punkyes, una miscela “domiciliata” in un’esplosiva e danzereccia vertigo che a fatica si contiene nelle tredici tracce di “Maquina Enfernala”, tracce che una volta innescate nello stereo danno vita ad un bel minutaggio d’energia, poetica folk e ricordi con magone incluso.
Disco contaminatissimo, continuità del cantos popolare di denuncia, emozioni e umanità civile messi a contrasto con i tempi in battere a levare, la sfida e la stimolazione a far sì che la classica dimensione di “festa popolare” odorasse di nuove espressività, praticamente un album “free style” che si fa ascoltare e riascoltare a 360 gradi e che si riprende l’emancipazione delle sponde roots; suoni lontani e vicini si amano e confondono in altrettanti linguaggi sonori, ma soprattutto suoni e pensieri che recuperano una posizione d’umanità, quel “verso” gli altri che, canzone nella canzone, sigla un “contratto stupendo virtuale ed indissolubile” tra la band e l’ascoltatore.
Forti anche di una dimensione live di tutto rispetto, i Lou Seriol originalizzano la loro generazione prendendo altre strade dai loro colleghi come Lou Dalfin, Gai Saber, Lhi Sonaires per citarne alcuni di questa sconfinata galassia, e questo loro nuovo lavoro discografico si potrebbe definire una caliente Pachamama che – oltre a fare strage di sali minerali – tracima una baldanzosa sensazione reale di “festa mobile” armata di votz, flutas, bohas, bateria, semiton per fare guerra alla noia e all’inerzia di tantissime teste vuote oramai incollate all’I-Pod; bellissima la milonga sexual-dub di “Derivas”, il ritmo barricadero che difende la titletrack, la prestanza festaiola che sciorina “Anna Belle”, fumante il reggae-dub di “Coma pors suls peiras”, la tradizione che s’insinua tra i tasti di una fisarmonica “Paisans” ed il walzerone corale e triste che chiude il lotto “Vutur”, traccia che chiude momentaneamente il sipario su questa ottima formazione che adotta l’innovazione e la fonde con il passato per “parlare giovane” a chi si avvicina a questa coscienza sonica di gruppo.
Frutto di una bella mentalità messa in musica, Maquina Enfernala è quello che ci vuole – proprio in questi tempi – per riagganciare e prendere posizioni ed il recupero di una certa e “diffusa” identità.
Dieci e lode.
Last modified: 19 Aprile 2012