Lowinsky – Triste Sbaglio Sempre Lontani

Written by Recensioni

Una piccola perla dal rassicurante sound indie rock, intrisa di dolce nostalgia, che arriva inaspettatamente a soccorrere i nostri sentimenti più confusi.
[27.12.2023 | indie rock, folk | Gasterecords / Moquette Records]

Chi ha assistito al fortunato concerto dei bar italia lo scorso 1 ottobre, in quel di Milano, ricorderà sicuramente la band di supporto, i Lowinsky: le loro pacate melodie, l’armonizzazione delle voci, il quieto risuonare di un momento di pace fra le mura di quel piccolo, intimo e caro locale che è il Biko.

Deus ex machina del progetto è Carlo Pinchetti, nativo di Lecco ma ormai a suo agio da diverso tempo nel territorio bergamasco: punta di diamante fra le eccellenze del panorama alternativo orobico degli ultimi quindici anni, con un curriculum vitae di tutto rispetto. Dalle esperienze a cavallo degli anni Dieci con Daisy Chains e Finistère, ad un disco acustico solista, passando attraverso la collaborazione con Helsinki, al secolo Drew McConnell, bassista e coautore dei Babyshambles: un musicista poliedrico che ha sempre saputo reinventarsi, a seconda delle esigenze.

Triste Sbaglio Sempre Lontani è il secondo album sotto il moniker di Lowinsky, che segue l’esordio pubblicato appena prima della pandemia nel 2020 intitolato Oggetti Smarriti. Un mini-album di soli 23 minuti, sotto i quali si cela un concept già preannunciato dal titolo stesso, unione di due sintagmi tratti dalle pagine di uno dei più famosi romanzi di Dino Buzzati: Il deserto dei Tartari.

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Le tematiche affrontate nel disco si ricollegano, direttamente o indirettamente, ad alcuni concetti espressi nel suddetto testo. L’incomunicabilità, la distanza incolmabile fra gli esseri umani, l’impossibilità di coltivare vere e autentiche affinità, la costante presenza di un distacco fra sè stessi e gli altri, l’affannoso tentativo di attribuire un senso ad un’esistenza che ci scorre attorno e attraverso, indipendentemente da noi, nonostante noi. Pare quasi non sia un caso che quest’album veda la luce il 27 dicembre, periodo transitorio fra una festività e l’altra. Forse il momento dell’anno in cui tendiamo maggiormente ad interrogarci sui nostri rapporti sociali, ormai saturi e disillusi; quel momento in cui ci rendiamo conto che anche un altro anno ormai è passato, stiamo per voltar pagina sul calendario e crescono i nostri dubbi su ciò che ci riserverà il futuro, su dove siamo arrivati.

Ed ecco allora che, come la calda, confortante coperta che non vorremmo mai abbandonare ogni fredda mattina invernale, le dolci sonorità dei Lowinsky arrivano a tenderci una mano amica. Sei tracce delicate e intense, sapientemente filtrate da un dialogo sempre vigile e attento che sembra voler scuotere nel profondo le anime più rassegnate. Si parte lasciandosi avvolgere dall’indie rock della nostalgica Grande Niente e una giostra che non mi vuole, impreziosita dagli archi suonati da Roberto Frassini Moneta, passando per il folk di Doppio Gioco in cui la voce di Linda Gandolfi diventa vera protagonista, fino ad arrivare alle intriganti chitarre à la Manic Street Preachers di Bottom of the Barrel, unico pezzo del lotto cantato in inglese. E’ l’immediatezza il vero punto di forza dei Lowinsky, un’innata e per nulla scontata capacità di scrivere canzoni che, nella loro apparente semplicità, sanno esattamente come arrivare dritte al cuore.

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Per chi di voi si troverà in zona la sera del 29 dicembre, un appuntamento da segnare in agenda: la band presenterà ufficialmente il nuovo album all’Ink Club di Bergamo. Quale miglior occasione per accantonare i sentimenti poco rassicuranti accumulati durante le festività natalizie e concedersi un po’ di sana, meravigliosa malinconia?

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Last modified: 28 Dicembre 2023