Luciano Chessa – Peyrano

Written by Recensioni

Che Luciano Chessa sia un grande lo dimostra prima di tutto il suo curriculum: due pagine fitte di attività, collaborazioni, progetti, e riconoscimenti.
Se poi si aggiunge che, all’estero, è uno dei “prodotti” italiani più apprezzati da chi l’arte la fa e la promuove, allora non posso che aspettarmi il meglio.
Andiamo con ordine.
La sua carriera ha all’attivo circa quindici anni di attività, che spaziano dalla composizione, per arrivare alla direzione d’orchestra; ha, inoltre, collaborato con alcuni dei più importanti musei, uno su tutti il Museum of Modern Art di San Francisco, e posso con certezza definirlo una delle eccellenze nostrane nel mondo.
Mi trovo davanti al suo ultimo lavoro “Peyrano”, ventuno tracce di impronta futurista.
Occhio, però, a non fraintendere il mio “futurista” con il concetto di “futurismo” professato da Marinetti. Non mi riferisco a quello. Per “futurista” intendo, più banalmente, “volto al futuro”, proteso verso una dimensione incerta e, sicuramente, non attuale.

Vent’un tracce, dicevo, alcune delle quali che ricordano la psichedelia di alcuni brani degli anni Settanta. Tutte, comunque, composte a partire dagli anni ’90 e rimaste chiuse da tempo dentro un armadio di Chessa , tant’è che una prima versione di Peyrano era già uscita tempo fa ad opera della Strawberry Records, etichetta di San Francisco. Ad oggi, la sfida di produrre questo eccentrico cantautore, se l’è presa la novella label Svizzera “Skank Bloc Records”.
Questo album è un lavoro complesso, nel quale la voce di Luciano ne è la protagonista incontrastata. Anche se a volte sembra dia più importanza alle parole dette piuttosto che all’armoniosità del tutto, questa rimane soltanto un’impressione che viene spazzata via proseguendo con l’ascolto.
Oltre alla voce, anche la musica di Chessa a volte può sembrare discrepante e poco fluida tra una traccia e l’altra, basti pensare alla traccia numero otto “Ulisse Coperto Di Sale” (remake di un vecchio pezzo di Dalla e che sembra essere un omaggio al cantautore da poco scomparso), di matrice pop-punk, che cozza indubbiamente con le ballate folk e psichedeliche che costellano l’intero Peyrano.

Altra impressione, che svanisce una volta abbandonata la razionalità con la quale, magari, si ascolta la prima volta un lavoro diverso dai soliti.
Alla luce di ciò, il lavoro appare, nonostante le prime impressioni, molto equilibrato e bilanciato, volto comunque a stupire chiunque decida di ascoltarlo.
Se dovessi riassumere “Peyrano” in tre parole, sarebbero sicuramente “futurismo”, “eccentricità” e “psichedelia”, tutti concetti che saranno, probabilmente, ignoti alla maggioranza delle persone, ma che racchiudono un mondo parallelo che si prospetta essere quello che magari ci aspetterà. Forse è per questo che, nel nostro Paese, Chessa è pressoché uno sconosciuto, perché ci hanno istruito a vivere giorno per giorno, non facendoci badare a tutto quello che potrà essere il domani.

Last modified: 5 Ottobre 2012

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *