Dopo l’ascolto di Quel Filo Sottile Che Chiami Voce, EP tremendamente Lo-Fi dell’evanescente Luomoinmeno, dire che mi trovo interdetto è davvero troppo, troppo poco. Le otto tracce, rigorosamente chitarra acustica e voce, dai titoli amorfi come “001”, “002”, ecc., fino all’ultima, che invece diventa, plot twist, “Alba Distrutta”, presentano una scrittura che è quasi litania, un cantato più che flebile, sottile al limite della trasparenza, e un suonare asciutto, lineare, diretto.
C’è del materiale anche interessante, passaggi orecchiabili e immagini accese, quasi crudeli, spesso curiose. Ma la presentazione è delle più povere possibili: stonature che rimangono, rumori di fondo, una registrazione particolarmente scadente (con persino il suono di play e stop ad ogni cambio di brano). Va bene, la forma non è tutto: ma bisogna avere rispetto per le cose che si fanno, e tranne rare eccezioni, in cui la povertà della messa in scena è parte integrante dell’opera d’arte, fare in questo modo è un rischio davvero troppo elevato, per lo meno rispetto alla facilità odierna di accedere alla possibilità di una registrazione decente. Quel Filo Sottile Che Chiami Voce, o almeno così pare leggendo tra le righe, ha cose da dire e uno stile proprio nel farlo. Sfiora spesso il rischio di far confondere un brano con l’altro, ma potrebbe darsi sia anche colpa della povertà degli arrangiamenti. Di certo, speriamo che la prossima volta Luomoinmeno sia pronto a spendere più tempo e più risorse per dare alla sua musica una pulita e un bell’abito nuovo.
Acustico autoprodotto Cantautorato Lo-Fi Lorenzo Cetrangolo Luomoinmeno Quel Filo Sottile Che Chiami Voce
Last modified: 27 Settembre 2013