Make some noise for METZ

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La band canadese ha spiazzato tutti annunciando una pausa a tempo indeterminato; noi proviamo a celebrarla ponendo l’accento sul suo grande lascito a tutta la scena noise.

[Articolo a cura di Francesca Prevettoni, Gianluca Marian, Sebastiano Orgnacco, Vittoriano Capaldi.]

Foto in copertina © Riley Taylor

Diciassette anni di puro rumore.

Pochi gruppi possono vantarsi di aver incarnato appieno un determinato filone musicale nell’arco della loro intera carriera. In questo senso, il legame tra i METZ e il noise rock è uno dei più significativi di cui abbiamo avuto contezza in questi anni.
La recente notizia del loro indefinite hiatus non poteva che cogliere tutti di sorpresa, un’uscita di scena inaspettata che lascia un vuoto non semplice da colmare.

Nei suoi diciassette anni di vita, la band canadese non solo ha rappresentato un punto di riferimento imprescindibile per tutta la scena noise, ma ha anche contribuito a rendere la stessa più accessibile ad ascoltatori non esattamente avvezzi al genere.
Il trio di Toronto è stato il trait d’union perfetto tra l’alternative rock di stampo Sub Pop – e non è un caso che il suo sodalizio con l’etichetta di Seattle sia sempre stato inossidabile – e un suono più tagliente e distorto, in bilico appunto tra noise e post-hardcore (e talvolta anche post-punk).

Intendiamoci: la band capitanata da Alex Edkins è sempre stata in buona compagnia nel rappresentare questo ponte ideale, basti pensare a nomi come Big Ups, The Men, Japandroids, Pissed Jeans.
Il gruppo canadese è però riuscito meglio di altri a ritagliarsi un notevole spazio nella scena alternativa mondiale, e questo la dice lunga sul peso specifico della sua parabola artistica.

Ad ogni modo, per un’era che si chiude ce n’è sempre un’altra che inizia, e in questa sede proviamo a chiederci quale sia lo stato attuale della scena noise e quali band possano ambire a recitarvi un ruolo da protagonista.
È quasi lapalissiano far notare come i METZ siano tra i principali ispiratori di tanti dei nomi presenti in questo articolo, segno tangibile di un lascito dall’importanza davvero capitale.

METZ © Vanessa Heins
Dissonanze in bilico tra noise e post-hardcore.
Dal Canada alla scena freakcore di Atlanta.

Sono tre, sono canadesi e fanno noise: i tunic sembrano fatti apposta per prendere il testimone dai METZ. Una band che per giunta seguiamo già da un po’ di tempo, visto che in tempi non sospetti abbiamo scritto di Quitter (2021) e Wrong Dream (2023).
Tra un’efferatezza che ricorda i Daughters e un’orecchiabilità che strizza l’occhio al post-punk, il trio di Winnipeg è un ascolto irrinunciabile per gli amanti del genere.

Restando in ambito nordamericano, un altro nome caldissimo è quello dei Porcelain da Austin: il solido e convincente debutto eponimo di quest’anno è un mix riuscitissimo di distorsioni post-hardcore ed esplosioni noise in pieno stile Unwound.

E come tralasciare i Lifeguard? Il giovane gruppo di Chicago – che ha recentemente firmato per Matador – combina alla perfezione Sonic Youth e Drive Like Jehu, e gli EP Crowd Can Talk (2022) e Dressed in Trenches (2023) sono delle piccole, grandi gemme.

Una nuova puntata verso sud ci porta invece a scoprire la scena freakcore di Atlanta.
Meritano una menzione i Vangas, che hanno certamente lasciato il segno con il loro disco omonimo del 2023, in cui si percepiscono forti influenze ascrivibili a The Jesus Lizard e Nirvana combinate con l’estetica post-punk moderna di band come Protomartyr e Iceage.
I Buice continuano poi a portare avanti il vibrante noise rock della scena con arrangiamenti dissonanti e vocalizzi che evocano un grande senso di urgenza, e con un suono che richiama influenze che vanno dai black midi ai King Crimson, passando per Polvo, Glenn Branca e i concittadini This Heat.
Altri nomi interessanti sono poi quelli di High Visceral, Big Yellow, Johnny Falloon.

tunic © Adam Kelly
Regno Unito (e Francia) sugli scudi.

La lezione dei METZ ha però attecchito e prodotto frutti anche dalla parte opposta dell’oceano.
I prolifici USA Nails, quartetto di stanza a Londra, vantano ad oggi una ricca discografia – di cui l’ultima fatica, Feel Worse, pubblicata proprio quest’anno – in cui hanno saputo miscelare alla perfezione dinamiche mozzafiato e caustiche chitarre, marchio di fabbrica del nostro trio canadese, ad influenze no wave e post-punk più tipicamente britanniche.
Sempre da Londra, consigliatissimi anche i Cassels, che in A Gut Feeling (2022) mescolano noise, art punk e dissonanze in stile Polvo.

Spostandoci a Leeds incontriamo invece i Blacklisters, altro nome cardine della scena noise britannica e di cui varrebbe la pena recuperare gli EP Leisure Centre (2022) e Auf Dem Tisch (2023), mentre, attraversando il canale della Manica, possiamo incrociare nomi come Lysistrata – che non a caso figurano tra i gruppi spalla dei METZ nel loro imminente tour di commiato – e //LESS.

USA Nails © Patrick Smith
Nuove efferatezze noise punk.
La scena irlandese.

Le esplosioni noise rock di Alex Edkins e soci hanno offerto nuove, rimodulate vie di espressione a formazioni in cerca di una propria identità, il tutto contraddistinto da un certo retrogusto tipicamente punk. L’Irlanda è uno dei Paesi in cui si è riscontrata una maggiore sensibilità noise punk.

L’esempio più lampante di questa tendenza è forse identificabile nei Gilla Band. Nati sotto il segno di un’impronta più riconducibile al gaze dei My Bloody Valentine grazie ai primi EP France 98 e The Early Years, nel 2015 le loro sonorità vengono traslate su traiettorie più sperimentali con l’esordio su LP Holding Hands With Jamie. È qui che inizia a farsi evidente un approccio anticonvenzionale, nel quale trovano spazio in egual modo l’universo cacofonico di METZ e Sonic Youth e ossessive ritmiche dance e techno. 

Una soluzione che funziona a tal punto da innescare una nuova generazione di band che scelgono deliberatamente questa impostazione come biglietto da visita: la genesi di un nuovo genere, che abbiamo provato ad “etichettare” in un’inedita categoria con il nome di viol-dance punk.
Nomi certamente spendibili in questo senso sono quelli di Naked Lungs e Nerves.

Gilla Band © Mark McGuinness
La risposta britannica.

Spostandoci nel Regno Unito, i Thank da Leeds sono un altro nome imperdibile: Thoughtless Cruelty (2022) riporta in auge le visioni caotiche ed eccentriche di mclusky e Brainiac, e adesso l’attesa è tutta per il nuovo lavoro in uscita a novembre.
Degni di nota anche i Chalk da Belfast, che torneranno a farci visita nel 2025 e che di recente abbiamo visto sfoggiare proprio una T-shirt dei METZ in una foto promozionale.
Un’impronta più anarcoide è invece quella offerta da Bad Breeding e Girls In Synthesis, che abbracciano sonorità grezze e testi di denuncia sociale.

Sempre di stampo noise punk, ma più inclini a caotiche commistioni con sonorità più accessibili, anche i DITZ da Brighton sono riusciti ad emergere dalle violente ondate di una scena fin troppo dinamica grazie al loro sound abrasivo e accattivante, e anche grazie ai loro live estremamente coinvolgenti. Recentissimo è l’annuncio del loro nuovo album Never Exhale, in uscita a gennaio 2025.

Spostandoci verso nord-ovest, da Stoke-on-Trent emergono i Christian Music con il loro chiasso disturbante e gli Head Dent con un alternative rock energico. Dalla vicina Crewe, gli Hytrin portano sonorità acide garage e lo-fi, mentre gli University si distinguono per influenze hardcore ed emo.

DITZ © Andreia Lemos
Dalla Florida a Chicago, tra hardcore e post-garage.

Non solo Europa, però. Anche negli USA si riscontrano notevoli esempi di sonorità tendenti al noise punk.
I Gouge Away, temprati dal sole e dalle intemperie della Florida, hanno costruito una carriera su questa declinazione rumorosa del punk, che nel loro caso sbanda furiosamente nel versante hardcore.
Dopo un esordio smaccatamente hardcore, Burnt Sugar del 2018 amplia il suono della band alternando la violenza del debutto con sferragliate smaccatamente noise, prediligendo spesso una dinamica di tensione-rilascio all’attacco frontale a cui eravamo abituati. E anche l’ultimo Deep Sage, uscito proprio quest’anno su Deathwish, riprende questa formula, alternandola a momenti più “rilassati”, esattamente come gli ultimi METZ.

E, visto che siamo di passaggio, è d’obbligo anche un’altra capatina a Chicago per far visita ai Meat Wave, trio dedito ad un post-punk/garage decisamente rumoroso (il loro Malign Hex si era anche guadagnato un posto nella nostra top 30 del 2022).

Gouge Away © Caleb Gowett
Fetide e limacciose derive noise/sludge.

Matrimonio felice dall’alba dei tempi è quello tra il noise e le derive più fetide e limacciose del metal, quello sludge che dai Melvins in poi ha sempre amato flirtare con chitarre esplosive e feedback minacciosi.
È innegabile che negli ultimi anni siano i Chat Pile gli alfieri di questo suono, peraltro in continua evoluzione tra il massiccio God’s Country del 2022 e l’ultimo e più variegato Cool World, che mantiene l’impronta sludge-noisy pur arricchendo la tavolozza con suoni che non ci pentiamo di definire “dreamy”.

Spostandoci da Oklahoma a Chicago, i meth. bilanciano potenza metal e velocità hardcore con boati noise nell’ultimo SHAME, uscito a inizio 2024, inspessendo il suono dall’esordio più punk del 2019, Mother Of Red Light.
Se invece cerchiamo una commistione con l’hardcore, i Nerver da Kansas City intrecciano ritmiche e chitarre vorticose con un cantato ai limiti dello screamo, e dal Michigan possiamo pescare i Bronson Arm, il cui debutto di quest’anno è un ottimo mix di noise, sludge, punk e puro disagio da Midwest americano.
Restando in zona, degni di nota anche i Dust Muscle da Chicago, e una menzione d’onore spetta anche agli Whores. da Atlanta, forieri di un sound monolitico e terremotante e tornati proprio nel 2024 con un nuovo album dopo un’attesa di ben otto anni.

C’è spazio però anche per il Regno Unito, in particolare grazie ai Lebrique da Ipswich, che riprendono quell’intreccio tra rumore e hardcore già reso arte dai Birds In Row aggiungendoci un tocco di melodia inaspettato ma per niente fuori luogo.

Il tutto senza volerci tuffare nella scena grind e powerviolence (Knoll, Full of Hell, Nails), altrettanto debitrice di un certo tipo di noise, lanciato però a tutta velocità contro un muro, che richiederebbe quasi un articolo a sé stante.

Chat Pile © Matthew Zagorski
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Last modified: 6 Novembre 2024