Qualche domanda al producer romano dopo l’uscita del nuovo singolo.
(di Filippo Duò)
Pietro Paroletti, romano classe 1993, è un producer eclettico, capace di dare agli artisti con cui collabora colori personali e inconfondibili, tramite una raffinata e delicatissima attenzione al sound. Collaborando con figure come Colombre, ELASI, Frisino, Adelasia e Bonetti, ha spaziato da cantautorato pop all’elettronica, fino a momenti psichedelici e hip-hop. Il suo progetto solista con il nome di Golden Years riesce ad unire tutto ciò, grazie al contributo di alcuni dei nomi più interessanti del panorama italiano contemporaneo.
Dopo Guadagnare Tempo, il primo singolo insieme ai Post Nebbia pubblicato due mesi fa, un viaggio tra post-rock onirico e bassi Motown, ora tocca ad Adulti, che stavolta vede la partecipazione di due artisti emergenti dal potente impatto narrativo: maggio e Memento. Il pezzo è sostenuto da un beat incalzante, permettendo ai due di spingersi in zone per loro inedite, fra strofe serrate e ritornelli ariosi ed evocativi, tra lo-fi e r’n’b. Adulti inquadra alla perfezione la fase della crescita e i cambiamenti che l’accompagnano, quando ci si ritrova a fare i conti con la persona che si è diventati. Diventa così una dedica ai rapporti persi, lasciati indietro, come spesso accade, con lo scorrere del tempo.
Abbiamo avuto l’occasione di fare una chiacchierata con Golden Years per approfondire il suo universo creativo, la sua carriera e le maggiori ispirazioni alla base di essa. Ecco cosa ci ha raccontato.
Raccontaci un po’ com’è nato questo pezzo, come hai scelto di collaborare con maggio e Memento?
Durante il periodo della quarantena ho realizzato un po’ di pezzi strumentali a partire da alcuni beat e, invece di mantenerli così com’erano nati, mi è venuta l’idea di provare a mandarli a qualcuno che potesse scriverci sopra. Dopo i Post Nebbia, tra le persone che ho contattato c’era maggio, di cui ero già grande fan e a cui ho mandato un po’ di materiale. Lui ha subito scritto di getto la prima strofa su uno dei beat, che è diventato così Adulti.
Quando poi in estate ci siamo visti in studio c’è stata grande intesa e il pezzo si è sviluppato molto velocemente. A quel punto abbiamo pensato di far cantare qualcun altro sul ritornello, anche per avere un timbro diverso sul pezzo, e la scelta è ricaduta su Memento, suo compagno di etichetta in Asian Fake. Lui è fortissimo e i suoi primi pezzi mi avevano colpito come poche altre cose: poterlo includere nel progetto ha permesso alla canzone di fare un grande passo in avanti, con una maggiore apertura negli incisi. Ci ha convinto fin dal primo provino ed è riuscito ad adattarsi al pezzo, pur non avendolo scritto lui, arricchendolo con la sua interpretazione. Insomma, ha spaccato.
Il sound stavolta ha richiami maggiormente black e hip-hop: quali ascolti ti hanno maggiormente influenzato?
Premetto che è veramente difficile valutare le percentuali di influenza dei propri ascolti. In questo caso però percepisco chiaramente che, per quanto riguarda la produzione e la struttura compositiva, hanno avuto un peso artisti come i Brockhampton, Kevin Abstract, Frank Ocean e Tyler the Creator. In generale, sono un grande appassionato della nuova scena hip-hop e r’n’b statunitense.
Ripercorriamo un po’ il tuo percorso. Come ti sei avvicinato a ciò che attualmente fai?
Fin da adolescente ho sempre suonato, finché a 18 anni circa ho scoperto, tramite ascolti più approfonditi, che c’erano varie possibilità di approccio alla musica, tra cui quella della produzione. Mi sono, dunque, avvicinato a questo lavoro da autodidatta, affascinato dalle strade creative che metteva a disposizione. Ho allora cominciato ad esplorare programmi e strumentazioni, trovandomi a mio agio e proseguendo fino ad oggi, il resto è venuto da sé.
Il progetto Golden Years come si è sviluppato? È un’esigenza nata in seguito alle contingenze dell’ultimo anno oppure era già in programma da tempo?
Diciamo che era già previsto da un po’, poi questo periodo storico folle ha accelerato il tutto. I mesi della quarantena mi hanno permesso di avere tempo e voglia per dedicarmi non solo alle produzioni per altri artisti ma anche ai miei brani. Questo è successo anche grazie a dei collaboratori che hanno creduto con forza nel progetto, perché produrre canzoni di altri è molto diverso dal partire da un proprio beat e chiedere agli artisti di scriverci sopra: non sarebbe stato così facile senza i giusti partner a fianco. Colgo l’occasione per ringraziare Peermusic Italy e Factory Flaws, che mi hanno supportato da subito in questo progetto.
Quali sono le principali differenze tra il produrre materiale scritto da altri e lavorare in prima persona a tue canzoni?
Essenzialmente sono due facce della stessa medaglia, in cui la prospettiva si ribalta un po’. Nell’accezione più classica della produzione mi ritrovo a maneggiare una canzone che sta già in piedi da un punto di vista della composizione e dell’arrangiamento, con i suoi punti di forza e i suoi punti deboli. In tal caso il mio compito è darle il miglior vestito possibile. Invece se si parte da una strumentale da me realizzata che faccia da scheletro del brano è un’altra storia: possono emergere anche passaggi inaspettati e molto interessanti.
A tuo parere, qual è la migliore caratteristica che un buon producer deve possedere?
Non è facile dare una risposta, domanda complessa. La cosa più importante è l’attenzione nei confronti dell’artista con cui si collabora, cercando di comprendere fino in fondo la sua idea di musica e il suo linguaggio. Si può anche essere i produttori più preparati e all’avanguardia del mondo, ma se si interviene in maniera troppo netta e personale il rischio è quello di risultare invadenti, non valorizzando correttamente i brani, con il rischio che suonino poco credibili. Quando si lavora al servizio di qualcun altro bisogna fare un passo indietro e permettere che emerga qualcosa che c’è già, mettendo le canzoni al primo posto. Una delle cose più appaganti di questo lavoro è quando vedi che sei riuscito a mettere in atto un’idea che l’artista aveva ma non era riuscito a spiegarti. Ne deriva una complicità che per me è essenziale per fare musica.
Per la produzione che tipo di strumentazione preferisci usare: analogica, digitale, un ibrido?
Io nasco come chitarrista ma negli ultimi anni ho approfondito molto tastiere e basso, quindi spazio abbastanza, anche perché facendo il produttore mi sono ritrovato spesso a dover suonare tutti gli strumenti. Mi piace mescolare sia elementi analogici che digitali, con particolare attenzione ai campionamenti: mi capita di riprendere parti di vecchi pezzi e rielaborarle fino a renderle irriconoscibili. Ogni contesto prevede approcci diversi, determinate situazioni invece richiedono la presenza di strumenti “veri” e suonati, per dare un feeling umano. In Adulti, come anche in Guadagnare Tempo, ad esempio, suono il basso elettrico, cosa non troppo comune nell’hip-hop contemporaneo. In sintesi, mi piace vedere i software e i computer come strumenti al pari degli altri.
Come dimostrato da maggio e Memento, l’attuale scena italiana è fervente: cosa ti piace di più di questa nuova generazione di musicisti?
Sono un grande fan di questa scena, mi piacciono soprattutto i più giovani. Trovo che sia una ventata di aria fresca nella musica italiana: è un modo diverso di approcciarsi alla composizione, chiaramente influenzato da ascolti internazionali, rielaborati però in maniera originale e credibile. Tra i nomi che più mi hanno stupito recentemente ci sono Irbis 37, Generic Animal e i bknr44, che ho scoperto tempo fa su SoundCloud e di cui ora è finalmente uscito il disco, veramente bravi. Apprezzo le contaminazioni di genere che stanno avvenendo ed è interessante osservare come cadano sempre con più facilità le barriere stilistiche. Insomma, ci si è allontanati da una forma canzone tradizionale per approdare a nuovi territori tutti da esplorare.
La scena internazionale mi sembra abbia sdoganato anche la figura del producer, a cui è riconosciuta maggiore importanza anche qui da noi. Cosa ne pensi del fenomeno in questione?
Stai chiedendo all’oste se il vino è buono (ride, ndr). Comunque sì, assolutamente! È un fattore molto positivo per figure sempre più determinanti all’interno del processo creativo. I riconoscimenti ai produttori si sono diffusi dapprima negli Stati Uniti, mentre qui in Italia è nettamente più recente e permette di tirare fuori musica figlia di dinamiche lontane dalla tradizione. Un esempio significativo che vorrei citare è l’ultimo disco di Mura Masa, in cui troviamo una marea di collaborazioni diverse, presentandosi così compatto ed estremamente vario allo stesso tempo.
Dopo questo secondo singolo cosa dobbiamo aspettarci? Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho diversi pezzi in cantiere con altri artisti, ciascuno con un peculiare background. Sono contento di questo e sicuramente prossimamente usciranno altre canzoni, anche se non posso rivelare di più sui nomi. Sto avendo l’opportunità di lavorare con tante persone in grado di arricchirmi sia musicalmente che umanamente. È un momento senza dubbio difficile e incerto per chi fa questo mestiere oggi, ma sto notando che c’è comunque una gran voglia di fare musica e di ascoltarla, permettendo alla creatività di emergere nei modi più imprevisti.
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Last modified: 27 Novembre 2020