MJ Lenderman, l’antieroe dei sopraffatti

Written by Recensioni

Il nuovo lavoro del musicista del North Carolina si candida a diventare il disco alt rock preferito dalla categoria umana negletta dei teneri sfigati.
[ 06.09.2024 | Anti- | alt-country, slacker rock ]

Gli esseri umani si dividono in diverse macrocategorie: i furbi e gli onesti, i duri e i teneri, gli sfrontati e i sopraffatti. Crepet o Andreoli non sarebbero orgogliosi di questo pensiero binario, ma a volte la semplificazione è l’ancora di salvezza di questa vita caotica: è il motivo per cui la gente scrive in bio il risultato del test delle personalità e ancora oggi va in onda Ciao Darwin.

Il fan medio dei Foo Fighters che partecipa al Rockin’1000, il gasato dal trapper che flexa i soldi (si dice così o sembro solo Michele Serra che scrive di adolescenti?), il gym bro che ascolta i Royal Blood dopo le otto ore in Accenture: sono tutti vincenti, tutti furbi, tutti sfrontati. Sono quelli che vogliono convincerti che i Pantera erano i più grandi di tutti, che fanno i maliziosi con l’ISEE, che ti superano con la Punto Abarth per il gusto di starti davanti.

Qualcuno pensi anche ai teneri e ai sopraffatti, mio dio. MJ Lenderman, venticinque anni da Asheville, North Carolina, è il nuovo idolo goffo e un po’ sbrindellato della categoria.

© Karly Hartzman
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Che il chitarrista dei Wednesday e di Waxahatchee – nonché batterista di Indigo de Souza – fosse atteso come la next big thing dell’indie rock americano era chiaro: ritratto del New Yorker, articolo del New York Times, Rolling Stone US che lo elegge “Indie Rock’s favorite Guitar Hero”. Tutti ne parlano, tutti lo vogliono, perfino Reddit dice che “he’s going for the Pulitzer in Dudes Rocking”.
Al quarto album solista, MJ Lenderman si conferma il re degli sconfitti nel solco di una già ampiamente gloriosa tradizione scavata da Beck, Jeff Tweedy, Jason Molina e David Berman.

Equamente divertente e deprimente, Manning Fireworks è costellato di storie di tragicomici perdenti: chi drena sperma dalle docce degli hotel (Joker Lips), chi compra casa al mare a Buffalo (Wristwatch), chi diffida di John Travolta pelato (On My Knees). Non sono personaggi coraggiosi né ammirevoli né propriamente cool o goffamente sexy à la Seth Cohen: sono veramente solo dei teneri sfigati.

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È semplice e ben prodotto alt rock at its finest, con un tocco di quell’americana da cui molti oggi pescano a piene mani.
She’s Leaving You, con la partecipazione di Karly Hartzman, frontwoman dei Wednesday nonché ex partner dello stesso MJL, è stato il pezzo slacker dell’estate (oggetto di meme di livello), You Don’t Know The Shape I’m In ha il potenziale per essere la Summer Teeth di una generazione (Lenderman è nato nel 1999, l’anno di uscita del pezzo dei Wilco), mentre Bark At The Moon rompe il muro dei tre minuti che caratterizza tutti i pezzi del disco per buttarsi in un finale atmosferico e strumentale totalmente inatteso che renderebbe orgogliosi i War On Drugs.

Che finalmente non ci sia più bisogno di guardare solo a band di ultracinquantenni per avere un po’ di sano dad rock?

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Last modified: 19 Settembre 2024