Lisergico e tirato, il nuovo album del trio di Detroit presenta un connubio perfetto tra psichedelia e garage.
[ 26.05.2023 | psychedelic rock, garage | Fuzz Club Records ]
Western Mystery Tradition è il terzo LP del trio psych-garage Moonwalks di Detroit, pubblicato venerdì scorso da Fuzz Club Records. Se il buon nome dell’etichetta non fosse di per sé sufficiente ad incuriosire, vi basti sapere che il lavoro su questo atteso disco proviene da un periodo di convivenza stretta della band che nel 2019, durante l’imperversare di un inverno aggressivo, si era ritrovata confinata fra quattro mura, situazione in cui le difficoltà erano divenute non solo metereologiche.
Ne è emerso un prodotto dal sound psych meno slavato e dai toni più decisi rispetto ai precedenti lavori, che ammicca al garage senza colpo ferire e si mette bene in posa nella fotografia di “The D” rock music scene di oggi.
Ad occuparsi del mastering è stato il fido Bill Skibbe, braccio destro di Jack White, nel Free Masons’ del celebre The Masonic Temple. Sì, quella famosissima venue della città che avrebbe rischiato di esser pignorata e destinata ad altro per sempre, non fosse stato proprio per Jack White che ne ha acquistato generose quote di debito (pare si tratti del luogo di valore affettivo dove aveva lavorato sua madre, oltre ad aver ospitato molti show di The White Stripes ed altri grandissimi).
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Dopo lunghe vicissitudini personali e diversi tour al fianco di artisti affermati quali The Limiñanas, Kikagaku Moyo, Osees e The Murlocs, la band composta da Kerrigan Pearce alla batteria, Jacob Dean alle chitarre e Kate Gutwald al basso è entrata da pochi mesi a far parte della nutrita famiglia di Fuzz Club, e ci ha donato questi 30 minuti e 53 secondi di ispirazione.
L’album si schiude con una breve intro psych che potrebbe condurci nella stanza anni ’60 sbagliata, poiché la battuta del secondo pezzo War On Nothing lascia pochi indugi: siamo nella mitologica alcova del garage. A metà strada fra una colonna sonora in stile film di Scorsese e tutte le sonorità di cui sia possibile provare nostalgia per antonomasia, il disco scorre lungo binari sicurissimi a gran ritmo, alternando bei riff serrati con atmosfere lisergiche vecchia scuola, come nel caso del brano di chiusura Heavy Tears.
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Il risultato finale parrebbe essere un insieme degli ascolti sistematici dei tanti idoli della band come vuole ogni tradizione, tutto fuso in un impianto psychedelic-garage che non può lasciar delusi gli appassionati del genere. Detroit, decisamente, still sucks.
E per chi non volesse perderseli dal vivo, nel tour europeo annunciato circa un mese fa sui canali ufficiali sono al momento previste due golose tappe anche in Italia: il 9 luglio presso il festival gratuito Lars Rock di Chiusi (SI), in apertura alle leggende psych The Brian Jonestown Massacre, ed il 10 luglio nella località di Fosso Sejore (PU) presso i Bagni Elsa. Da approfittarne.
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Last modified: 29 Maggio 2023