Il Rap ai massimi termini fuori dai cliché a stelle e strisce.
[ 07.01.2022 | Chimperator | gangsta rap ]
Tra le tante cose che ci sta insegnando questa seconda età dell’oro del rap, una delle più affascinanti e inaspettate è che si possono raggiungere livelli di eccellenza, credibilità e qualità anche fuori dai confini statunitensi e non parliamo solo di casi sporadici e limitati alla propria nazione di provenienza ma di artisti che avrebbero le carte in regola per giocarsela nell’Olimpo di Kendrick Lamar e Kanye West.
A voler azzardare un paragone sportivo, oggi più che mai assodata la supremazia tecnica della NBA, è come vedere un tedesco, un italiano, un francese, uno spagnolo andare a prendersi il titolo di mvp delle finali spaccando il culo a Lebron o Stephen Curry. Roba che farebbe sempre un certo effetto!
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OG Keemo le finals non le ha ancora vinte ma il sudanese, tedesco di Mainz, non più giovanissimo, mostra tecnica e muscoli per farcela dopo tanti anni di gavetta e sudore e qualche progetto decisamente non centrato. Il suo secondo LP, cantato orgogliosamente in tedesco, è un cupo concept che racconta le vicende di alcuni adolescenti che vivono tra difficoltà di ogni tipo, crimine, droga ma anche affetti, tutti temi affrontati con nostalgico cinismo ed una energia fredda e irreale.
Recuperare i testi ed azzardare una traduzione diventa necessità ed obbligo per godere del disco ed è indubbio che se da un lato la maestosità dello stesso è palese tanto quanto il fascino della lingua teutonica, dall’altro proprio la lingua rappresenterà un ostacolo, con enorme rammarico, per l’ascolto di Mann beisst Hund fuori dai confini nazionali e per l’approdo in America.
L’album racconta tre storie di tre ragazzi, storie che collimano, si scontrano, danzano insieme, tre modi diversi di affrontare la vita e di provare a venirne fuori, in qualche modo, tre modi per dimostrare quanto la vita stessa sia complessa e difficile per qualcuno più che per altri e di quanto, ogni cosa che accada sia riconducibile alle azioni del singolo, in una sorta di individualismo pessimistico non sempre a lieto fine.
La struttura del disco, come anticipato e apparirà evidente dall’ascolto, renderà necessaria la comprensione lirica; diversi sono i brani in cui si è davanti ad una sorta di poetica narrazione e, ad entusiasmare, sarà soprattutto l’autenticità con la quale il tedesco racconterà le sue storie, al pari e forse anche più dello stile musicale che fluttua tra conscious rap, jazz e trap. Ecco allora un link con una prima traduzione, seppur imperfetta, in inglese dalla quale non dovreste avere problemi a giungere a quella italiana.
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Senza troppi giri di parole, il rapper di Magonza ha messo insieme un grande disco, che ridona lustro alla scena europea senza ricoprirsi di oro e inutili orpelli, che brilla per la spontaneità con cui si racconta, affascina per le scelte estetiche minimali ma capaci di correre dritte al punto, in grado di farsi ornamento oscuro, ammaliante ed ideale per storie sofferte e sofferenti.
Un disco che dovrebbe arrivare lontano ma che cinicamente immaginiamo resterà una chicca per pochi appassionati e sparuti curiosi anche perché è vero che tutto è nelle nostre mani, come pare suggerire il concept, ma a volte servono le mani di qualcun altro per arrivare in alto. A nessuno è dato sapere come finirà la storia di Karim Joel Martin e del suo disco; noi facciamo un timido tifo senza inutili e inappropriate esaltazioni.
Infastidisce non avere certezza di quel che sarà ma quanto fascino perderebbe la vita a conoscere il destino in anticipo?
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Last modified: 13 Gennaio 2022