Alla scoperta della band di base a Londra che la scorsa estate ha esordito con l’intrigante Bitter.
Abbiamo intervistato le Ghum, un quartetto tutto femminile di base a Londra che nel giugno 2022 ha pubblicato l’album d’esordio intitolato Bitter con la label Everything Sucks Music, lavoro molto promettente e interessante.
Ecco le loro risposte alle nostre domande in cui ci siamo addentrati in vari argomenti: dalla nascita del progetto alla sessione alla BBC, dall’importanza del crescere all’interno della scena londinese ai limiti dell’industria musicale, dal linguaggio al recentissimo tour insieme alle Big Joanie.
[ ITA ]
Come è nato il vostro progetto?
MJ (basso) è arrivata a Londra dal Brasile cercando di formare una band con solo membri femminili. Ha pubblicato un annuncio online e ha trovato Laura (voce) e poi Jojo (chitarra). Dopo un paio di batteriste che non potevano impegnarsi nel progetto, abbiamo trovato Vicki tramite una pagina Facebook chiamata “Loud Women”. Quindi abbiamo iniziato a suonare e scrivere canzoni in uno studio nel nord di Londra, abbiamo legato davanti a birrette e partecipando concerti in giro per la città. A tutte noi piacevano band simili e volevamo creare un qualcosa di crudo, oscuro e diverso. Il nostro obiettivo iniziale era suonare dal vivo, cosa che abbiamo raggiunto nell’estate del 2016, pochi mesi dopo aver iniziato a provare con Vicki.
Quando ho ascoltato la vostra musica per la prima volta mi son venute in mente le Savages. È stata solo una mia impressione o è una band che in qualche modo vi ha ispirato?
In realtà non ci abbiamo mai pensato all’inizio, poi molte persone hanno fatto questo riferimento e riconosciamo le somiglianze, ma non c’è stata un’influenza diretta da parte loro. Le nostre influenze sono i Cure, i Pixies, gli Yeah Yeah Yeahs, PJ Harvey e le Warpaint, tra gli altri.
Ho guardato parecchie volte la vostra BBC Music Introducing Session. Quanto è stata importante questa esperienza per darvi visibilità internazionale?
La sessione alla BBC è stata un grande passo per noi e abbiamo subito iniziato a ricevere e-mail da gente dell’industria musicale. Ci ha dato una buona visibilità e qualche riconoscimento. Siamo tanto onorate di essere riuscite suonare in quella stanza a Maida Vale dove si sono già esibiti molti grandi artisti. Eravamo nel bel mezzo di un tour quando abbiamo ricevuto l’invito della BBC, quindi abbiamo deciso di guidare alle 5 del mattino da Glasgow a Londra per fare la session la mattina, per poi dirigerci immediatamente a Oxford per la data del tour la sera. Laura ha pianto per la stanchezza sul palco di Oxford. Ne è valsa la pena.
Quale è stato il più grande passo che avete fatto come band nel percorso tra il vostro primo EP The Coldest Fire e il vostro album Bitter?
Abbiamo avuto un’evoluzione lenta e costante da quando abbiamo iniziato a suonare insieme. In Bitter abbiamo usato dei suoni e delle idee del nostro EP e abbiamo creato canzoni più complete e intenzionali. Per noi è stato un esercizio di composizione. Stiamo imparando strada facendo poiché nessuna di noi è una esperta musicista, quindi scrivere un album è stata sicuramente una sfida.
Datemi tre parole per descrivere Bitter. “Amaro” non vale come risposta, LOL.
Onesto, crudo, oscuro.
In alcuni dei vostri testi è presente la lingua spagnola. Sappiamo che Laura è appunto spagnola. Perché avete scelto di alternare la lingua in canzoni differenti e in alcuni casi all’interno della stessa canzone (ad esempio in Some People)?
È stata una naturale evoluzione della scrittura di Laura. È così che lei parla e noi ci diamo completa libertà di esplorare. Ha sentito di far uscire fuori lo spagnolo. A volte, quando i sentimenti sono abbastanza forti, è meglio dirlo nella tua lingua madre.
Venite da paesi differenti e questo ha certamente arricchito i vostri background e aiutato lo scambio di esperienze. Ma quanto è stato importante incontrarsi in un contesto musicale e culturale come Londra?
È stato fondamentale per far funzionare questo progetto. Non sono molte le città al mondo che ospitano persone provenienti da così tanti background e nazionalità diversi. Marina e Laura sono venute a Londra attratte dalla scena artistica e musicale, Jojo e Vicki sono state sempre influenzate dalla scena alternative rock e sono state coinvolte nella scena DIY sin dall’inizio. Questo ci ha permesso di iniziare a suonare dal vivo supportate da questa rete di promotori, band e locali che aiutano i nuovi artisti a iniziare a suonare con pochissime risorse (o esperienza).
Quale è una cosa che non vi piace nel music business moderno?
La disuguaglianza e l’insostenibilità. È estremamente difficile fare musica a tempo pieno a meno che tu non abbia una sorta di sostegno economico come un lavoro che puoi fare da remoto (quindi puoi lavorare anche in tour). Non c’è abbastanza rappresentanza femminile, queer o POC. Il denaro e il potere sono ancora detenuti dalle stesse mani, e questo deve cambiare.
Siete state in tour con le Big Joanie negli ultimi giorni. Raccontateci qualcosa.
Andare in tour con le Big Joanie è stata una delle migliori esperienze che abbiamo avuto come band. Loro sono un promemoria delle norme della scena DIY. Supportano band più piccole per rafforzare quelle persone che hanno un accesso limitato all’industria musicale (donne, queer, trans, POC); sono incredibilmente efficaci nel loro messaggio e molto stimolanti.
In quale festival vi piacerebbe suonare quanto prima?
Ce ne sono tanti! Dovevamo suonare in diversi festival europei nel 2020, ma a causa del Covid non è mai successo. Suoneremo al SXSW questo marzo e al New Colossus negli Stati Uniti, quindi ne siamo davvero entusiaste, ma ci piacerebbe suonare all’Eurosonic, al BBK, all’Electric Picnic, al Primavera Sound, al Rock in Rio… tutti quanti!
Avete già pianificato qualcosa per l’album numero due?
Abbiamo iniziato a scrivere nuove canzoni per l’album e abbiamo lavorato su di esse. Sentiamo di aver sfogato molta rabbia in Bitter e crediamo che questo nuovo album sarà più esplorativo, provando nuovi suoni e sperimentando diversi strumenti. Vogliamo provare qualcosa di nuovo, evolvere e sviluppare il nostro sound, ma vogliamo mantenere la nostra essenza e lo spirito sempre presenti da quando abbiamo formato la band.
LINK
[ ENG ]
Can you tell us how your project started?
MJ (bass) came to London from Brazil looking to form a band with all female members. She posted an ad online and found Laura (vocals) and then Jojo (guitar). After a couple of drummers that couldn’t commit to the project we found Vicki through a Facebook page called “Loud Women”. We started jamming and writing songs in a studio in North London, we bonded over beers and watching gigs around the city. We all liked sort of similar bands and wanted to create something raw, obscure and different. Our initial goal was to play live, which we achieved on the summer of 2016, a few months after we starting rehearsing with Vicki.
When I listened to your music for the first time Savages came to my mind. Was it just my impression or is it a band that somehow inspired you?
We actually never thought of them at the beginning, then lots of people have come out with this
reference and we recognize the similarities, but we don’t have a direct influence from them. We
are influenced by The Cure, Pixies, Yeah Yeah Yeahs, PJ Harvey and Warpaint, among others.
I’ve been watching quite a few times the BBC Music Introducing Session. How important was that experience to give you international visibility?
The session at BBC was a big step for us and we quickly started receiving emails from people from the industry. It gave us good visibility and some recognition. We are so honored we got to play in that room in Maida Vale where some many huge artists have performed before. We were in the middle of a tour when we received the BBC invitation so we decided to drive at 5am from Glasgow to London to do the session in the morning to then immediately get to Oxford to play a gig of the tour in the evening. Laura cried on the stage in Oxford out of tiredness. It was worth it.
What was the biggest step you made as a band in the path between your first EP The Coldest Fire and your album Bitter?
We have had a slow and steady evolution since we started playing together. Bitter was about using the sounds and ideas from our EP and making more rounded and intentional songs with it. It was an exercise on composition for us. We are learning on the go since none of us are trained musicians so writing an album was certainly a challenge.
Give me three words to describe Bitter. “Bitter” is not valid, LOL.
Earnest, raw, dark.
In some of your lyrics the Spanish language is present; we know that Laura is from Spain . Why did you choose to alternate the language in different songs and even within the same song (an example “Some People”)?
It was a natural evolution of Laura’s writing. It’s how she speaks and we give ourselves complete freedom of exploration. She just felt like letting the Spanish out. Sometimes when the feelings are strong enough it is better to say it in your mother tongue.
You come from different countries and this has certainly enriched your backgrounds and helped the exchange of experiences. But how important was meeting in a musical and cultural context like London?
It was so central for this project to work. There are not many cities in the world that host people from so many diverse backgrounds and nationalities. Marina and Laura came to London attracted by the art and music scene, Jojo and Vicki grew up influenced by the alternative rock scene and got involved in the DIY scene early on. This allowed us to start playing live supported by this network of promoters, bands and venues that help new artists to start playing with very
little resources (or experience).
What is one thing you dislike in the modern music business?
The Inequality and the unsustainability. It is extremely difficult to make music full time unless you have some sort of economic support like a job you can do remotely (so you can work while on tour). Not enough female, queer or POC representation. The money and power is still held by the same hands, and that needs to change.
You have been touring UK with Big Joanie in the last days. Tell us something about it.
Touring with Big Joanie has been one of the best experiences we have had as a band. They are a reminder of the ethos of the DIY scene. They support smaller bands to empower people that have limited access to the music industry (women, queer, trans, POC) and they are incredibly powerful in their message and very inspiring.
What’s the festival you’d like to play soon?
There are so many! We were booked for several festivals in Europe in 2020 but because of Covid, that never happened. We are playing SXSW this March and New Colossus in the USA so we’re really excited about that, but we would love to play Eurosonic, BBK, Electric Picnic, Primavera Sound, Rock in Rio… so many! All of them!
Have you already made some plans for album n.2?
We have started writing new songs for the album and have been working on them. We feel we have let a lot of the anger out on Bitter and we feel this new album is gonna be more about texture exploration, trying new sounds and experimenting with different instruments. We want to try something new, evolve and develop our sound, but we want to keep our essence and the spirit that have always been there since we formed the band.
SEGUICI
Web • Facebook • Instagram • Twitter • Spotify
big joanie coldwave Darkwave everything sucks music ghum Gothic Rock Intervista Londra Post-Punk UK
Last modified: 14 Febbraio 2023