Un album che si presenta da sé: non solo fuori, ma dentro l’hype.
[ 05.04.2019 | Sony Music Italy | elettropop, cantautorato ]
Con il nuovo album i Pinguini Tattici Nucleari dicono di essere Fuori dall’Hype. La band precisa già con il titolo il proprio rifiuto di creare aspettative sull’uscita di questo nuovo lavoro. Un gesto provocatorio verso le logiche del mondo musicale e di ciò che oggi con i social diventa virale, oppure un atto di onestà nel voler puntare esclusivamente sui contenuti del disco?
Hype o non hype, il disco non avrà problemi nella larga diffusione, per le sonorità pop che porta con sé e per la capacità di affrontare con leggerezza anche i temi più delicati (vedi Scatole). L’album, il terzo per la band, è stato anticipato da Verdura, Sashimi e dalla title track, che dei dieci brani di Fuori dall’Hype è anche il primo, e suona come una vera e propria intro che rende manifeste le intenzioni del lavoro. Infatti Riccardo Zanotti canta il suo essere fuori dalle attuali logiche di mercato, da non inseguire perché – anche se il grande successo è il sogno di ogni artista – può capitare o meno.
Antartide e Scatole sembrano due già affermate hit radiofoniche ed entrambe cercano di conciliare il tono spensierato a quello malinconico. La prima è una canzone d’amore con continui riferimenti all’infanzia della donna amata – l’Antartide, appunto – e metafore che rimandano a quello che è l’habitat naturale dei pinguini. La seconda ha lo stile della ballata cantautorale, che con il tema della delusione delle aspettative dei genitori da parte dei figli ricorda L’avvelenata di Guccini, con le dovute distinzioni del caso ovviamente, anche perché i testi più impegnati i Pinguini non rinunciano ad accompagnarli a una musica dai toni spensierati. Il fulcro attorno a cui ruota Scatole è la contrapposizione tra la casa, fatta di freddi mattoni – costruita da un padre muratore – e l’emozione che può donare una canzone o il mestiere del cantante, con uno stile nel cantato che ricorda I Ministri.
Lake Washington Boulevard tratta in modo ingenuo e apparentemente scanzonato la quotidianità, come fanno anche Nonono e Verdura. Monopoli è un viaggio nel passato fino alla terra d’origine. Sashimi gioca sull’assonanza “Erasmus” / The Rasmus, prendendo in prestito il celebre vocalizzo nel ritornello di In The Shadows. La Banalità del Mare sembra ironizzare sul titolo del capolavoro filosofico della Arendt, ma all’ascolto è un pezzo leggero ed estivo.
Insomma, un mix variegato di temi quotidiani e argomenti più impegnati, tenuti insieme da una spensieratezza di fondo, per un album che non sembra aver bisogno delle logiche dell’hype per poter funzionare.
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Last modified: 2 Aprile 2019