“The New Normal” è stato il leitmotiv dell’edizione 2019 del festival catalano: ma è davvero diventata prassi?
No, non ce ne siamo dimenticati. Siamo felici di festeggiare 20 anni di Primavera Sound con nomi in cartellone come The Strokes e Massive Attack, ma le ambizioni audaci dichiarate lo scorso anno le abbiamo ancora ben chiare in mente.
Un cartellone in cui il 50% dei nomi erano di artiste donne generò non poche polemiche: si parlò di inutili imposizioni filo-femministe, di trovate pubblicitarie e del paradosso rappresentato dalle cosiddette “quote rosa”, sorta di oasi per specie protette.
“Il fatto che in un cartellone ci sia parità tra artiste donne e artisti uomini dovrebbe essere normale. Il fatto che le barriere di genere e gli stereotipi debbano essere sconfitti dovrebbe essere normale. Il fatto che tutti i palchi, gli orari e le proposte siano una provocazione dovrebbe essere normale. Il fatto che la musica delle nuove generazioni debba essere accolta senza dimenticare come ci siamo arrivati dovrebbe essere normale.”
Così recitava il comunicato per l’annuncio del Primavera Sound 2019, e a conti fatti le promesse furono mantenute [qui il live report].
Ma non solo all’interno della cornice della rassegna spagnola: quello appena trascorso è stato un anno in cui le artiste donne hanno pubblicato ottimi lavori e affollato le classifiche di dicembre [qui trovate la nostra].
Sui palchi del Forum troveremo molte di loro. Ci sarà spazio per le giovani leve come Faye Webster, per le neo-consacrate come Weyes Blood, per quelle che dopo anni insieme a una band ora vanno fieramente – e alla grande – per fatti propri (ascoltare Kim Gordon e Brittany Howard per credere).
Insomma, spulciando il programma da poco annunciato mi sono voluta divertire così, col già noto giochino del “cancella i maschi dalle line up”, eliminando gli artisti uomini e le formazioni che non contemplano femminucce.
Non vogliatemene se c’è qualche svista. Ad esempio, fino a poco fa pensavo che Carolina Durante fosse il nome della cugina di Rosalía, e invece ho scoperto oggi che è nome di boy-band madrilena con inclinazioni noise. I casi dubbi e irrisolti ho preferito lasciarli: Rombo parrebbe essere un progetto barcellonese tutto al femminile, Pabllo Vittar non credo che avrebbe gradito se lo avessi depennato, quel Trapani ha disorientato un po’ tutti.
Ecco qua il risultato. Non ho avuto voglia di mettermi a contarli, ma a colpo d’occhio direi che mi sta bene.
E ora basta con la lotta al patriarcato, vado a chiudermi in camera coi Bauhaus nelle cuffie.
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Last modified: 19 Marzo 2020