Ecco a voi un EP che non ha, sulla carta, le caratteristiche di un EP: i brani contenuti sono piuttosto numerosi (nove), tenendo conto che alcune canzoni hanno però una brevissima durata, tant’è che un paio non arrivano neanche al minuto. Di certo però l’ascolto di Uru assicura un’accattivante varietà stilistica e un’affascinante voglia di evadere dai soliti schemi, tramite la sperimentazione e l’improvvisazione. Se non fosse chiaro dalla copertina, da collante ad ogni episodio del disco risalta, in controluce, un concept che pare prendere spunto dal film 2001: Odissea nello Spazio del geniale Stanley Kubrick (l’intro spaziale ci manda in orbita verso chissà quale pianeta alieno). “Tarpit Cock & The Bazoukie Returns” prima vera traccia di questo lavoro unisce l’appeal travolgente dei The Wombats all’energia dei Meganoidi, ma con una vena Indie personale e distinguibile dalla musica nostrana odierna. La seguente “Turnaround” si può definire come: Cornershop (quelli del tormentone “Brimful Of Asha”) meets Nirvana. Un incontro/scontro che è tutto un programma. “Kinnonai” ha un destino strambo, illusorio. Parte veloce, poi però il guidatore, colto forse da un colpo di sonno, toglie il piede dall’acceleratore e trasforma una bella composizione Grunge in uno Space Rock snervante e banalotto. Altri “padrini” del sound dei Push Button Gently sono i Weezer che rispondono all’appello sia in “You Are You” che in “Disappearing”, canzoni a cui si frappone l’ennesimo interludio stellare (“Somersaults in 10G”). Si ritorna, infine, sulla Terra con “Houston We Have Weirdness”, rimettendo a posto le tute pressurizzate in attesa del prossimo viaggio intergalattico. Se Uru EP non vi è dispiaciuto, immagino farete ancora parte dell’equipaggio.
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Last modified: 20 Febbraio 2022