Recita il vocabolario Treccani: gentilézza s. f. [der. di gentile]. – La qualità propria di chi è gentile, nei varî sign. dell’aggettivo:g.d’aspetto, g. di modi; e in senso morale: g. d’animo, di costumi,di sentimenti. Più com., amabilità, garbo, cortesia nel trattare con altri: persona di squisita g.; la sua innata g.; è di una g. rara, incomparabile; per g., formula di cortesia nel chiedere un favore, un’informazione e sim.
Ecco: io non credo di essere un recensore gentile per indole e questo è un elemento importante da tenere in considerazione per valutare il mio approccio a La gentilezza nelle cose, prima fatica discografica di Riccardo Bellini. Milanese, portavoce di quella generazione over30 ancora legata ai propri ruggenti vent’anni ma costretta a scontrarsi con una realtà per la quale è già ora di farsi una famiglia e invecchiare tra routine e responsabilità, Riccardo realizza questa demo di 5 tracce e la suona in giro per il nord Italia, al momento accompagnato da Paolo Perego, Riki Testorini e Maurizio Fusco, tutti strumentisti che hanno già militato in altre formazioni e che possono vantare una certa esperienza. Di per sé il prodotto è impeccabile. Un bel packaging fresco, una copertina finalmente chiara in un panorama di indie-produzioni dalle diverse tonalità di depressione che fanno un baffo alle celeberrime cinquanta sfumature di grigio.
Sono partita ben predisposta insomma, ma dai primi secondi di La tribù, traccia di apertura, ho dovuto ricredermi. Intanto la melodia vocale si muove su un tappeto ritmico elettro-dance che invece di esplodere in un ritornello incalzante semplicemente sparisce e lascia spazio a chitarre acustiche e dita schioccate. Ah. In secondo luogo: si scrivono davvero ancora i testi in rima? Con le sillabe tronche? O con i verbi all’infinito come nel secondo brano, I tuoi diari? Davvero? Un cantautore dovrebbe avere dei testi incredibili prima di arrangiamenti accattivanti. Ma Riccardo non è uno dalla voce fumosa e l’istigazione reazionaria. Vocalmente ricorda Niccolò Fabi con un certo tocco anni ’80 più alla Samuele Bersani. Non è uno Zibba, per intenderci. Bellini ha una vocalità leggera tutta italiana ma non belcantistica, pop ma non virtuosa e una scrittura letteraria quasi infantile, che giova a quella primaria sensazione di leggerezza che avevo provato alla vista del demo, ma che lo priva bruscamente dello spessore estetico di cui dovrebbe alimentarsi un artista degno d’essere chiamato cantautore. Costruzioni articolate o semplici, lessico quotidiano o ricercato, non ha importanza: deve riuscire ad arrivare un messaggio prepotente, che catturi l’ascoltatore e che releghi in secondo piano l’abilità dei musicisti. Riccardo non ci riesce. Ci prova, seriamente, in Lettera per lui, costruita a grandi sezioni (accompagnamento pianistico, andamento più folk per il ritornello, sezione parlata e sussurrata), come a voler dare sfoggio di una certa attenzione che indubbiamente c’è: l’impressione però è che sia proprio sbagliato l’investimento emotivo, come se non si centrasse il punto della questione. Parafrasando gli Afterhous, Riccardo ha tutto in testa, ma non riesce a dirlo.
La gentilezza nelle cose, insomma, va bene, ma non basta a farsi largo nel panorama emergente.
Last modified: 16 Ottobre 2012
Sarò di parte, ma trovo questa recensione acida senza motivo, fortemente prevenuta, mirata aprioristicamente a smontare il CD senza alcuna ragione. Ma le hai ascoltate veramente le tracce?
Ciao Micaela, scusa il ritardo nel rispondere, noto adesso il commento.
Prevenuta direi affatto, anzi, dico esattamente il contrario nella recensione stessa. I presupposti erano ottimi. Per quanto riguarda l’assenza di ragioni sul giudizio negativo al cd, bè, credo di averne elencate parecchie. Poi, insomma, de gustibus.